2011-05-27 17:10:25

Il cardinale Bertone: Chiesa profondamente coinvolta nella lotta all'Aids


“La centralità della cura della persona nella prevenzione e nel trattamento della malattia da Hiv/Aids”. E’ il tema del convegno internazionale di studio promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e dalla Fondazione “Il Buon Samaritano” che si è aperto a Roma. L’obiettivo dell’incontro è di individuare percorsi virtuosi, in diversi ambiti, in grado di garantire risposte più adeguate alle esigenze dei malati di Aids.

Nell’intervento di apertura il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha sottolineato che “la Chiesa cattolica è stata profondamente coinvolta nella lotta contro la malattia da HIV/AIDS fin dal primo manifestarsi di questa, anche a motivo della capillare presenza delle proprie strutture sanitarie nelle regioni che ne sono state maggiormente colpite”. “Una parte essenziale del contributo offerto dalle strutture della Chiesa alla lotta contro l’HIV/AIDS – ha aggiunto - si colloca sul piano della costruzione di quel ‘capitale invisibile’, senza il quale rimarrebbe priva di durevole efficacia anche la migliore rete di assistenza sanitaria. Si pensi, ad esempio, a quanta importanza rivestano, anche sotto il profilo strettamente sanitario, l’educazione al superamento dei pregiudizi, il relazionarsi ai contagiati dal virus come a persone dotate di una dignità inalienabile, la presa di coscienza del contributo che esse possono e devono continuare a prestare alla propria famiglia e alla società, la possibilità di dare un senso alla loro sofferenza”.

“Oggi – ha proseguito il cardinale Bertone - grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni, comprendiamo ancora meglio la rilevanza di questi aspetti non solo per il sostegno morale alle persone colpite, ma anche per la prevenzione del contagio e per l’efficacia della stessa terapia: si tratta di una dimensione che senz’altro merita ulteriori approfondimenti, e nel cui solco si colloca il presente Convegno. L’educazione ad evitare i comportamenti a rischio, quando è basata su solidi principi morali, mostra pienamente la sua efficacia e si traduce in una maggiore apertura all’accoglienza di quanti sono già affetti dal virus. Là dove si va affermando la responsabilità per i propri comportamenti, infatti, aumenta anche la consapevolezza del legame esistente con il resto della comunità e la sensibilità per coloro che soffrono”. Il porporato ha poi rilevato che “ la vicinanza agli ammalati e la loro presa in carico non solo da parte dei professionisti della salute, ma delle famiglie e dell’intera comunità, è in grado di favorire una maggiore efficacia delle cure mediche ed una più profonda presa di coscienza circa l’importanza della prevenzione”. “La Chiesa – ha concluso - consapevole di tutto ciò, conferma il proprio impegno, nella duplice indivisibile dimensione della formazione delle coscienze e dell’offerta più ampia possibile di cure mediche accessibili a tutti e di strutture sanitarie avanzate, soprattutto là dove maggiore è il bisogno”.

Sul convegno il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

La Chiesa è stata tra le prime realtà ad affrontare la piaga dell’Aids e continua ad essere in prima linea nella lotta contro questa malattia. Attualmente, gestisce il 25 per cento di tutti i servizi di prevenzione e di cura del mondo. Scopo del convegno è di stimolare nuove sinergie per migliorare la rete medica e assistenziale, come sottolinea mons. Zygmunt Zimowsky, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari:

“Con quest’iniziativa si intende contribuire all’individuazione di percorsi medico-scientifici, educativi ed assistenziali, capaci di stimolare le sinergie tra le evidenze medico-scientifiche, gli aspetti di umanizzazione e di equità e di orientamenti magisteriali e pastorali che devono guidare la cura della persona malata”.

I dati relativi alla diffusione dell’Hiv sono ancora allarmanti. L’Aids è una delle prime cause di morte nel mondo, soprattutto nell’Africa subsahariana. In circa 30 anni, 60 milioni di persone sono state contagiate e oltre la metà sono già decedute. Ma il numero delle vittime legate all’Aids non comprende solo i malati o le persone contagiate. Ancora mons. Zygmunt Zimowsky:

“Non sarà mai possibile determinare con precisione il numero di vittime indirette che la pandemia ha causato e sta causando. Tra queste vi sono vedove, orfani, interi nuclei familiari, privati degli adulti in età lavorativa e dunque non più in grado di generare il reddito necessario alla sopravvivenza di chi dipende da loro”.

Ma di quali strumenti, nel contesto mondiale, dispone oggi la Chiesa per arginare la piaga dell’Aids? Romilda Ferrauto lo ha chiesto a mons. Jean-Marie Mpendawatu, sottosegretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari:RealAudioMP3

R. – La Chiesa cattolica dispone oggi di più di 117 mila centri sanitari. Riceviamo anche delle richieste, dei progetti. In modo particolare, li riceviamo dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina. Ci sono famiglie che vivono con meno di un dollaro, c’è una drammatica carenza di medicine, di formazione, di solidarietà. La Chiesa si fa veramente portavoce, ancora oggi, per promuovere l’aiuto e la solidarietà della comunità politica, anche a livello internazionale, per venire incontro ai bisogni dei nostri fratelli colpiti.

D. – Al convegno interverranno vari esperti, anche dei non cattolici. Si sa che sull’Aids – soprattutto sulla prevenzione – le prese di posizione a volte non convergono. Vuol dire che la Chiesa non ha paura di confrontarsi, di difendere la sua opinione ed anche dialogare con chi non è forse del tutto d’accordo…

R. – Pur rispettando l’opinione di ognuno, la Chiesa è comunque convinta che solo aiutando la società a scoprire e a riscoprire i veri valori della persona, la vera dignità della sessualità e della famiglia, potremo evitare questo diffondersi di questa sindrome, che comunque, alla base, trova purtroppo – come suo fondamento - un’immunodeficienza sul piano dei valori morali. Il vero rimedio, duraturo, per una prevenzione che sia davvero efficace, è senza dubbio il cambiamento di comportamento e quindi gli stili di vita. (vv)







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