Conclusa l'assemblea della Cei: conferenza stampa del cardinale Bagnasco
I vescovi italiani ribadiscono che gli abusi sessuali compiuti da ministri ordinati
sono una piaga infame e che sull’integrità dei sacerdoti non si può transigere. Si
è discusso anche di questo nella 63.ma assemblea generale della Cei che si è chiusa
questa mattina in Vaticano. Nella conferenza stampa finale, il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, si è detto fiducioso sulla vertenza Fincantieri. Alessandro
Guarasci:
Gli abusi
sessuali da parte di sacerdoti sono una piaga aperta. Ma i vescovi affermano che chiarezza,
trasparenza e decisione, unite a pazienza e carità, sono la via della perenne riforma
della Chiesa. Già prima del maggio 2012 la Cei presenterà alla Congregazione della
Fede le linee guida in merito. L’episcopato italiano ha a cuore però anche il mondo
del lavoro, soprattutto in questo momento di crisi. In questi giorni è esplosa la
vicenda Fincantieri. Il cardinale Angelo Bagnasco:
“Auspico
e ho fiducia, oso dire questo, nella volontà e nella capacità di affronto unitario
propositivo che i responsabili di questa importante presenza italiana che è la Fincantieri
avrà con i sindacati”.
Sul fronte politico, i vescovi ribadiscono che
obiettivo degli amministratori deve essere il bene comune. Non c’è più un partito
unico dei cattolici, ma questi si devono confrontare sul terreno dei valori. No quindi
alle polemiche, come il trasferimento dei Ministeri al Nord:
“L’Unità
nazionale è un valore imprescindibile, è una conquista. E’ una conquista che ha avuto
un suo percorso, che è stato celebrato – questo percorso – con le sue luci, ombre
in questo anno, 150.mo anniversario dell'unità, ma ormai è un valore irrinunciabile
imprescindibile”.
Presto comunque sarà fatto il punto della situazione
tra le iniziative di formazione delle diocesi e delle aggregazioni laicali. Altro
tema l’immigrazione, soprattutto dal Nord Africa, che ripropone il tema dell’Europa
come soggetto unico, dice il cardinale Bagnasco:
“Mi pare che la situazione
di emergenza umanitaria dovrebbe essere un appuntamento della storia, che la storia
dà all’Europa, perché l’Europa di fronte a questa situazione dovrebbe interrogare
se stessa su chi vuole essere”.
Ancora un grazie alla gente di Lampedusa
per la propria capacità d’accoglienza.