Concerto in Vaticano offerto al Papa dal presidente ungherese Pál Schmitt
Concerto questa sera alle 18.00 nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, offerto a Benedetto
XVI dal presidente della Repubblica di Ungheria, Pál Schmitt, in occasione della presidenza
ungherese del Consiglio dell’Unione Europea e a 200 anni dalla nascita di Ferenc Liszt.
L’Orchestra Filarmonica Nazionale Ungherese, il Gruppo Corale Nazionale e il tenore
István Horváth eseguiranno tre composizioni di Listz e Zoltán Kocsis – La marcia festiva
per l’anniversario della nascita di Goethe, la Valle di Obermann e l’Ave Maria (Le
Campane di Roma) – e il Salmo 13 di Liszt. Dirige il Maestro Zoltán Kocsis. Sul significato
di questo evento ascoltiamo il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di
Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa,
intervistato da Marta Vertse:
R. - In Ungheria
è ancora vivo il ricordo dell’ingresso del popolo ungherese nella comunità dei popoli
cristiani d’Europa: mille anni or sono, infatti, è stato il primo re cristiano, Santo
Stefano, che ha organizzato la gerarchia e la missione tra gli ungheresi e che ha
ricevuto la sua corona da Papa Silvestro II. Quindi, il ruolo della Santa Sede nella
nostra adesione all’Europa è stato, sin dalla sua origine, fondamentale. Tuttora è
viva questa convinzione e vogliamo quindi esprimere con gratitudine la nostra vicinanza
alla Santa Sede e al Successore di San Pietro. Malgrado oggi l’Europa sia abbastanza
secolarizzata, quelle idee e quelle convinzioni, che molti europei condividono grazie
alla fede cristiana, costituiscono una forza che ci aiuta a superare i problemi della
vita dei nostri giorni. Quindi, secondo me, questo gesto del governo ungherese costituisce
anche un incoraggiamento e un segno di speranza per il futuro. (mg)