Presentata alla Farnesina la campagna per il Nobel della pace alle donne africane
E' stata presentata ad Oslo la candidatura per il conseguimento del Premio Nobel per
la Pace 2011 alle donne africane. L'annuncio è arrivato ieri durante l'incontro tenutosi
nella sede del ministero degli Affari Esteri a Roma, in occasione della presentazione
della Campagna per il Premio Nobel della Pace 2011 alle donne africane. L’evento è
stato organizzato in occasione della Giornata dell’Africa, a 48 anni dalla fondazione
dell’Unione Africana. Alla Farnesina c’era per noi Silvia Koch, che ha chiesto
a Hélène Yinda, teologa camerunense, quali siano gli effetti concreti della
Campagna sulle realtà locali del Continente:
R. - Cette
campagne permet de renverser un peu l’image … La campagna consente di trasmettere
un’immagine diversa dell’Africa: un’immagine fatta di forza, un’immagine fatta di
giovani coraggiosi. Il secondo beneficio va a vantaggio dell’umanità intera, perché
dà un nuovo approccio - direi - nelle relazioni tra l’Europa e l’Africa e soprattutto
nei rapporti di cooperazione internazionale. E’ un valore “immateriale”, che va al
di là di qualsiasi tornaconto di carattere economico. Inoltre il valore aggiunto al
quale questa campagna porterà è quello della riconoscenza pubblica ed anche internazionale
per il ruolo che le donne africane hanno nella società. Un aspetto fondamentale, però,
è appunto quello di una legislazione che tuteli la donna, dando loro anche gli strumenti
per poter contrastare, per poter criticare o per potersi opporre - ad esempio - al
governo. Importantissimo è che questi strumenti legislativi vengano “volgarizzati”,
ovvero vengano resi disponibili e comprensibili soprattutto a livello locale per le
donne - come me - semplici, per le donne comuni.
D. - Hélène Yinda,
teologa camerunense, qual è la ricchezza della religiosità e della spiritualità africana?
R.
- En Afrique la religion, c’est vraiment la manière… In Africa la vita quotidiana
è fortemente intrisa di religiosità: noi la vediamo in ogni gesto, la si trova alla
base del nostro vivere quotidiano. Quindi, per noi, si tratta di una religiosità calata
nella vita quotidiana. La religione è una sorta di elevazione dell’uomo e questa spiritualità
e questi valori sono poi alla base del nostro agire. Il mio approccio alla teologia
è un approccio molto sociologico, nel senso che io ricerco, all’interno delle mie
azioni quotidiane, quelli che sono i legami con Dio, quelli che sono i legami con
la spiritualità. E’ una teologia che va al di là dell’aspetto istituzionale e si nutre,
dunque, delle azioni quotidiane di tutti i giorni. (mg)