Il patriarca latino di Gerusalemme: "primavera araba", segno di maturità dei giovani
La protesta in Medio Oriente e Nord Africa, dunque, non sembra fermarsi: in particolare
sono i giovani i protagonisti della cosiddetta “primavera araba”. Ascoltiamo in proposito
il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, al microfono di Fabio
Colagrande:
R. - Questi
movimenti sono per me un segno positivo, una dimostrazione di maturità da parte dei
giovani. Sono proteste che non hanno un colore politico: non hanno mai utilizzato
slogan anti-sionisti o anti-imperialisti. I giovani che sono scesi in piazza volevano
solo un cambiamento chiaro e netto: lavorare un po' di più, con più dignità e più
rispetto. Senz’altro un fenomeno che va appoggiato da tutti. Dobbiamo tutti essere
consapevoli che nessuno Stato, né gli Stati arabi, né Israele, sono immuni da questi
cambiamenti. Tutti devono prepararsi, facendo magari qualche gesto concreto prima
di ritrovarsi in difficoltà. Ogni Paese, ogni dirigente politico, deve capire che
tutti siamo esposti a questo tipo di proteste e che è quindi giusto e consigliabile
prendere provvedimenti concreti a favore della gioventù.
D. - Lei ha
anche dichiarato, mons. Twal, che i cristiani del Medio Oriente non dovrebbero restare
ai margini di questi movimenti. Perché?
R. - Perché siamo parte integrante
del nostro popolo: le loro sofferenze sono le nostre e le aspirazioni dei giovani
sono le nostre. Inoltre la Chiesa nella storia ha sempre appoggiato i movimenti che
chiedono più pace, più dignità, democrazia, libertà di coscienza e di culto. E’ sempre
stato il nostro programma. Anzi è per noi rischioso restarne fuori e lasciare che
questi cambiamenti avvengano senza l’influenza della Chiesa e dei principi cristiani,
che sono principi umani di democrazia e libertà.
D. - Eppure qui in
Occidente molti analisti esprimono scetticismo sul possibile esito di questi movimenti,
dubitano che portino effettivamente alla democrazia…
R. - Questo scetticismo
è un motivo in più per tenere sotto controllo questi movimenti e cercare di favorirli
e influenzarli per evitare deviazioni pericolose. Io stesso ammetto di non sapere
a cosa condurrà questa ‘primavera araba’. Ciascuno di noi deve sentirsi responsabile
affinché questi cambiamenti abbiano per obiettivo il bene di tutti.
D.
- Lei non si stanca di chiedere ai cristiani del mondo occidentale più interesse e
partecipazione alle vicende dei cristiani del Medio Oriente…
R. - Vorrei
che la comunità internazionale, come pure i cristiani dei Paesi occidentali, si sentissero
con noi, più responsabili di queste belle, piccole comunità cristiane che sono qui
in Medio Oriente. Vorrei che tutti si ricordassero che questa è la loro Chiesa madre,
la loro Terra Santa, che qui sono le loro radici. Vorrei che ogni cristiano si sentisse
corresponsabile con noi dello sviluppo, della libertà e della dignità di questa piccola
comunità cristiana.