"Identità e profezia": i superiori generali riflettono sulla vita consacrata e le
attese del mondo
“Identità e profezia: teologia della vita consacrata, oggi”. Questo il tema dell’Assemblea
dell’Unione Superiori Generali, convocata ogni sei mesi, riunita da ieri presso il
Salesianum di Roma. Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’USG, don Pascual
Chavez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani. Roberta Gisotti lo ha
intervistato:
D. - Don
Chavez, cosa vuole sottolineare la parola ‘oggi’ accostata alle parole 'teologia'
e 'vita consacrata'?
R. - Da un lato, vuole sottolienare che ci sono
alcuni elementi irrinunciabili della vita consacrata che assicurano la sua continuità
lungo la storia, cioè di essere persone 'afferrate' da Dio che vivono in comunità
e che sviluppano la missione di Dio, che è quella della Chiesa; e nel contempo il
dover essere molto fedeli ai contesti, alle sensibilità dei tempi che naturalmente
variano di epoca in epoca.
D. - La vita consacrata deve dunque misurarsi
con i fatti e le sfide del mondo?
R. - Assolutamente sì. Innanzitutto
perchè dal momento in cui Dio ha voluto salvare incarnandosi, facendosi un pezzo di
storia, ed ha voluto che la storia fosse la continuazione sia della sua incarnazione,
sia della rivelazione di Dio, necessariamente la vita cristiana all'interno di essa
e quindi la vita consacrata, devono essere fortemente incarnate nella realtà per trasformarla
con l'energia del Vangelo e rendere presente la salvezza di Dio.
D.
- Don Chavez, vita consacrata e crisi delle vocazioni: a che punto siamo? Promuovere
il diaconato e valorizzare il laicato nella Chiesa può essere la risposta?
R.
- Penso che siano cose un po' diverse tra loro: la vita ecclesiale con il sacerdozio,
il diaconato, gli altri ministeri, e i carismi propri della vita consacrata. Naturalmente,
in alcune parti del mondo, soprattutto in Europa, assistiamo a un forte calo vocazionale
che è innnanzitutto, io direi, un problema demografico: non ci sono figli per la società,
quindi ancor meno ci sono figli per la Chiesa o per la vita consacrata. Inoltre, c'è
una visione sempre più secolarizzata che non lascia tanto spazio a Dio non soltanto
nella vita pubblica, nel tessuto sociale, ma a volte nemmeno nella coscienza delle
persone, per cui diventa molto più difficile fare una proposta. Infine, l'alto benessere
che si vive soprattutto nelle società industrializzate. Non penso che stiamo assistendo
alla nostra fine. Magari gli Istituti e le Congregazioni saranno ridimensionate ma
forse a quel punto saremo molto più incisivi perchè potremo dare l'essenziale: cioè
rendere la testimonianza di un Dio la cui presenza amorevole nel mondo si rende presente
attraverso tutto quello che c'è di buono, di bello e di vero.
D. - Don
Chavez, riguardo alla valorizzazione del ruolo del laicato, alcuni laici si lamentano
ancora oggi di non avere spazi adeguati. Qual è la sua opinione in proposito?
R.
- Penso che effettivamente siamo in una situazione ecclesiale molto diversa rispetto
a quando c'era tanta abbondanza di vocazioni: ma non è perchè non ci sono preti e
religiosi che i laici sono da considerare una specie di male necessario, nel senso
che loro sono la forza lavoro che all'improvviso il Signore ci manda; è invece in
virtù della loro vocazione che essi condividono completamente con noi l'essere popolo
di Dio, l'essere Chiesa, ed è per questo che hanno bisogno di più spazio e di maggiore
inserimento nella vita ecclesiale.
D. - Don Chavez, quale auspicio
finale potrà uscire da questa vostra assemblea?
R. - Si propone prima
di tutto di continuare ad approfondire il tema che abbiamo sviluppato nel seminario
svoltosi a Roma dall'8 a ll'11 febbraio di quest'anno, in cui volevamo prima di tutto
portare avanti un rapporto e un dialogo tra superiori generali, teologi e teologhe
della vita consacrata, direttori di Istituti o di riviste di vita religiosa consacrata,
con la finalità di un vicendevole arricchimento: da parte nostra, per quanto riguarda
l'esperienza di vita - e parlo come superiore - e da parte dei teologi, per quanto
riguarda la riflessione che vanno facendo proprio su questo; sempre al servizio di
una presenza con più identità, con più credibilità e visibilità, da parte della vita
consacrata a servizio della Chiesa e a favore del mondo. (bf)