2011-05-25 14:55:23

L'Unione Africana celebra i suoi 48 anni


L’Unione Africana celebra oggi il 48esimo anniversario dalla sua fondazione. Sorta il 25 maggio del 1963 accomunava le giovani nazioni africane. Oggi questo strumento regionale si è potuto affrancare dai limiti legati allo sviluppo post-coloniale, affermando il proprio ruolo nel contesto del diritto internazionale. Tra i temi al centro dell’odierna riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo africani, la crisi libica e quella sud-sudanese, argomenti importanti anche in vista del G8 di Deauville, in Francia, che si aprirà domani. Per fare il punto sull’evoluzione dell’Unione Africana alla luce dei processi storico-politici di oggi Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia.RealAudioMP3

R. - Sicuramente c’è un’evoluzione positiva dall’organizzazione precedente - che, oltre ad essere totalmente inefficiente, era stata etichettata come una sorta di club di dittatori - all’organizzazione attuale, che vede raccolti degli Stati nei quali, in molti di essi, si sono svolti processi democratici e che sta cercando di dotarsi di una struttura più aderente alle esigenze del continente. Ovviamente i processi non sono veloci, siamo ai primi passi. Se si fa, però, una comparazione tra lo strumento precedente e l’Unione Africana di adesso il bilancio è positivo.

D. - Tuttavia non è sembrata riuscire ad adottare delle posizioni energiche per quanto riguarda ad esempio la Libia e il Sudan…

R. - Sì, sono i due dossier su cui adesso sono chiamati ad un impegno straordinario. Nella Libia, ovviamente, facendo i conti con le posizioni che sono state prese dagli occidentali, nel Darfur e nel Sud Sudan, il compito è ancora più delicato. Nel passato, però, la vecchia Unione Africana nemmeno si occupava di questi problemi, non aveva nemmeno nel suo dna l’eventualità di occuparsi di gestione di conflitti. Adesso sia pure con difficoltà ci si prova.

D. - Siamo alla vigilia di una nuova riunione del G8. Oggi l’Unione Africana si presenta con una posizione più forte, secondo lei, di fronte alle potenze occidentali, coloro che, insomma, dovrebbero investire sullo sviluppo africano?

R. - Più consapevole e più forte per il fatto che sono in corso appunto questi processi bilaterali con Cina e India, in particolare, che stanno andando avanti in maniera sostenuta. Quindi, dovrebbe essere interesse anche delle altre potenze avere un approccio importante e nuovo. Il G8 ovviamente non è una sede di decisione, è però l’unica sede rimasta nella quale i problemi africani possono essere presi in esame e dove possono essere prese decisioni di principio, che poi - facendo parte del G8 le potenze più importanti del mondo - dovrebbero trovare nelle altre istituzioni un seguito. (ap)







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