La protesta nello Yemen: oltre 40 morti negli scontri tra esercito e dimostranti
Nello Yemen, il braccio di ferro tra opposizione e presidente è sfociato negli ultimi
due giorni in veri e propri scontri con oltre 40 morti. La notte scorsa, sostenitori
di un potente leader tribale yemenita - che si è alleato con l'opposizione anti-Saleh
- hanno preso il controllo dell'agenzia di stampa ufficiale Saba. Il presidente Saleh
continua a parlare di terrorismo e assicura che non lascerà il Paese. Il servizio
di Fausta Speranza:
La vera e
propria battaglia che oppone le forze regolari del presidente Saleh – di cui da settimane
l’opposizione chiede le dimissioni – e quelle del capo della potente tribù degli Hashed,
Sadek al Ahmar, si intensifica. Gli uomini dello sceicco hanno preso il controllo
anche della compagnia aerea nazionale yemenita e hanno cercato di occupare la sede
del Ministero dell'interno. Dopo una notte di relativa calma, questa mattina sono
ripresi violenti gli scontri nella capitale e in particolare a al Hasaba, a nord di
Sanaa. Gli scontri sono iniziati nella giornata di lunedì, dopo che Saleh si è rifiutato,
a sorpresa rispetto alla promessa fatta, di sottoscrivere il piano proposto dal Consiglio
di cooperazione del Golfo che dopo mesi di mediazione a quel punto ha fatto sapere
di rinunciare. Il piano in sostanza prevedeva un’uscita di scena del presidente
in cambio dell'immunità, l'insediamento di un governo di unità nazionale e libere
elezioni. Il contestato presidente continua a ribadire che Al Qaeda trova terreno
fertile nelle contestazioni e assicura di operare in accordo con gli Stati Uniti.
Inoltre Saleh, che continua ad annunciare che firmerà un accordo, fa sapere che quando
cederà il potere non lascerà il Paese e continuerà a fare politica dalle file dell'opposizione.
E poi dichiara: lo Yemen non sarà un altro Stato “fallito” o non sarà un’altra Somalia.
Saleh assicura: non si finirà nella guerra civile.
Si intensifica la
pressione militare sulla Libia Dopo la seconda notte consecutiva di forti bombardamenti
su Tripoli, cresce la pressione militare sulla Libia. Secondo il governo del rais,
sono 19 le vittime civili dei raid di lunedì notte, mentre i feriti sarebbero 150.
Il servizio di Davide Maggiore.
Anche nella
serata di ieri, i bombardamenti delle forze dell’Alleanza hanno preso di mira il complesso
fortificato di Bab al-Aziziya, residenza del leader libico, e considerato dagli alleati
la base delle forze responsabili degli attacchi ai civili. Il ministro degli Esteri
francese, Alain Juppé, ha spiegato che la volontà della coalizione internazionale
è di far sì che l’operazione in Libia non duri più di qualche mese, ma critiche all’intensificarsi
dei raid arrivano da Mosca. Il Ministero degli esteri russo definisce le ultime operazioni
sulla capitale libica “una grossolana violazione” del mandato delle Nazioni Unite.
Intanto, il presidente sudafricano, Jacob Zuma, annuncia che sarà a Tripoli lunedì
prossimo, per discutere con Gheddafi una strategia che gli permetta di lasciare il
potere. E intanto un rappresentante del regime partecipa in questi giorni a Vienna
al meeting dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, come conferma
un delegato dell’organismo. Sembra che lo stesso avverrà nella prossima riunione dell’otto
giugno, contro le aspettative dei ribelli, che avevano auspicato di essere invitati
all’incontro come rappresentanti legittimi del popolo libico.
Ennesima
autobomba a Peshawar nel nordovest del Pakistan: nove morti Un’autobomba esplosa
davanti a un commissariato di polizia ha provocato almeno nove morti e 39 feriti a
Peshawar, nel nordovest del Pakistan. L’attentato è stato rivendicato dai talebani
locali come vendetta per l’uccisione di Osama bin Laden. Pochi giorni fa, gruppi talebani
avevano rivendicato anche l’assalto a una base aeronavale di Karachi, nella quale
15 tra militari e attentatori avevano perso la vita dopo una battaglia di 17 ore.
Intanto, si diffondono le voci di un’imminente visita in Pakistan del segretario di
Stato americano, Hillary Clinton, che potrebbe avvenire già in settimana. Per preparare
il viaggio, erano arrivati a Islamabad nelle scorse settimane il senatore John Kerry
e l’inviato americano per Pakistan e Afghanistan, Mark Grossman.
Obama a
Londra: oggi incontro con Cameron, nel pomeriggio discorso alle Camere Dopo
la visita ieri a Buckingham Palace, la visita di Stato di Barack Obama in Gran Bretagna
si è fatta più politica con l’incontro a Downing Street con il premier britannico,
David Cameron. Cameron si è congratulato con il presidente Usa per l'azione che ha
portato alla morte Osama bin Laden e ha affermato che insieme Gran Bretagna e Stati
Uniti possono sconfiggere al Qaeda. Ha poi ribadito che Gheddafi deve lasciare il
potere in Libia. Da parte sua, Obama ha sottolineato che fra gli Stati Uniti e la
Gran Bretagna “c'è una relazione più forte che mai, con la condivisione di valori
e ideali”. E ha affermato: “Ci opponiamo fermamente all'uso della violenza contro
i manifestanti” nelle rivolte in Nord Africa. Nel pomeriggio, Obama parlerà a Westminster
Hall davanti al parlamento riunito in seduta congiunta. È il primo presidente Usa
a essere stato invitato a farlo. Poi, in serata, il banchetto offerto in onore della
Regina Elisabetta.
Italia, rinvio a giudizio per sette membri della Commisione
grandi rischi Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale dell'Aquila,
Giuseppe Romano Gargarella, dopo un'ora di camera di consiglio, ha rinviato a giudizio
i sette componenti della Commissione Grandi rischi con l'accusa di omicidio colposo
plurimo e lesioni in riferimento al terremoto avvenuto all'Aquila il 6 aprile 2009.
L'udienza è stata fissata per il 20 settembre prossimo. Gli imputati sono Franco Barberi,
presidente vicario della Commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vicecapo
del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente
dell'Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele
Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario
di fisica all'Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell'Ufficio rischio
sismico di Protezione civile.
Arrestato in Italia il boss della camorra
Giuseppe dell’Aquila La polizia italiana ha arrestato questa mattina il boss
della camorra Giuseppe dell’Aquila, latitante dal 2002. Ricercato per associazione
mafiosa, rapina e altri reati, il boss è stato catturato nella sua villa-bunker sul
litorale campano. Inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi, negli anni
scorsi era sfuggito a vari tentativi di cattura. Il clan Mallardo, di cui dell’Aquila
sarebbe stato il reggente, controlla, secondo gli investigatori, numerose attività
economiche nel napoletano e in vari comuni del basso Lazio, soprattutto nel settore
edilizio.
Terminata l'eruzione del vulcano islandese, la nube si dirada È
finita, secondo i meteorologi, l’eruzione del vulcano islandese Grimsvotn, che sta
creando difficoltà al traffico aereo del nord Europa. La nube di ceneri, non più alimentata,
si disperderà in pochi giorni. Comincia a tornare alla normalità anche la situazione
dei voli: la Danimarca ha riaperto lo spazio aereo e sono finite le limitazioni dei
voli in Scozia. Anche la Germania, che stamattina aveva annunciato la chiusura di
diversi scali, fa sapere che sta procedendo alla riapertura. Anche le autorità del
Belgio hanno escluso qualsiasi chiusura dello spazio aereo. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 145