2011-05-25 14:42:28

La protesta nello Yemen: oltre 40 morti negli scontri tra esercito e dimostranti


Nello Yemen, il braccio di ferro tra opposizione e presidente è sfociato negli ultimi due giorni in veri e propri scontri con oltre 40 morti. La notte scorsa, sostenitori di un potente leader tribale yemenita - che si è alleato con l'opposizione anti-Saleh - hanno preso il controllo dell'agenzia di stampa ufficiale Saba. Il presidente Saleh continua a parlare di terrorismo e assicura che non lascerà il Paese. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

La vera e propria battaglia che oppone le forze regolari del presidente Saleh – di cui da settimane l’opposizione chiede le dimissioni – e quelle del capo della potente tribù degli Hashed, Sadek al Ahmar, si intensifica. Gli uomini dello sceicco hanno preso il controllo anche della compagnia aerea nazionale yemenita e hanno cercato di occupare la sede del Ministero dell'interno. Dopo una notte di relativa calma, questa mattina sono ripresi violenti gli scontri nella capitale e in particolare a al Hasaba, a nord di Sanaa. Gli scontri sono iniziati nella giornata di lunedì, dopo che Saleh si è rifiutato, a sorpresa rispetto alla promessa fatta, di sottoscrivere il piano proposto dal Consiglio di cooperazione del Golfo che dopo mesi di mediazione a quel punto ha fatto sapere di rinunciare. Il piano in sostanza prevedeva un’uscita di scena del presidente in cambio dell'immunità, l'insediamento di un governo di unità nazionale e libere elezioni. Il contestato presidente continua a ribadire che Al Qaeda trova terreno fertile nelle contestazioni e assicura di operare in accordo con gli Stati Uniti. Inoltre Saleh, che continua ad annunciare che firmerà un accordo, fa sapere che quando cederà il potere non lascerà il Paese e continuerà a fare politica dalle file dell'opposizione. E poi dichiara: lo Yemen non sarà un altro Stato “fallito” o non sarà un’altra Somalia. Saleh assicura: non si finirà nella guerra civile.

Si intensifica la pressione militare sulla Libia
Dopo la seconda notte consecutiva di forti bombardamenti su Tripoli, cresce la pressione militare sulla Libia. Secondo il governo del rais, sono 19 le vittime civili dei raid di lunedì notte, mentre i feriti sarebbero 150. Il servizio di Davide Maggiore.RealAudioMP3

Anche nella serata di ieri, i bombardamenti delle forze dell’Alleanza hanno preso di mira il complesso fortificato di Bab al-Aziziya, residenza del leader libico, e considerato dagli alleati la base delle forze responsabili degli attacchi ai civili. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha spiegato che la volontà della coalizione internazionale è di far sì che l’operazione in Libia non duri più di qualche mese, ma critiche all’intensificarsi dei raid arrivano da Mosca. Il Ministero degli esteri russo definisce le ultime operazioni sulla capitale libica “una grossolana violazione” del mandato delle Nazioni Unite. Intanto, il presidente sudafricano, Jacob Zuma, annuncia che sarà a Tripoli lunedì prossimo, per discutere con Gheddafi una strategia che gli permetta di lasciare il potere. E intanto un rappresentante del regime partecipa in questi giorni a Vienna al meeting dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, come conferma un delegato dell’organismo. Sembra che lo stesso avverrà nella prossima riunione dell’otto giugno, contro le aspettative dei ribelli, che avevano auspicato di essere invitati all’incontro come rappresentanti legittimi del popolo libico.

Ennesima autobomba a Peshawar nel nordovest del Pakistan: nove morti
Un’autobomba esplosa davanti a un commissariato di polizia ha provocato almeno nove morti e 39 feriti a Peshawar, nel nordovest del Pakistan. L’attentato è stato rivendicato dai talebani locali come vendetta per l’uccisione di Osama bin Laden. Pochi giorni fa, gruppi talebani avevano rivendicato anche l’assalto a una base aeronavale di Karachi, nella quale 15 tra militari e attentatori avevano perso la vita dopo una battaglia di 17 ore. Intanto, si diffondono le voci di un’imminente visita in Pakistan del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che potrebbe avvenire già in settimana. Per preparare il viaggio, erano arrivati a Islamabad nelle scorse settimane il senatore John Kerry e l’inviato americano per Pakistan e Afghanistan, Mark Grossman.

Obama a Londra: oggi incontro con Cameron, nel pomeriggio discorso alle Camere
Dopo la visita ieri a Buckingham Palace, la visita di Stato di Barack Obama in Gran Bretagna si è fatta più politica con l’incontro a Downing Street con il premier britannico, David Cameron. Cameron si è congratulato con il presidente Usa per l'azione che ha portato alla morte Osama bin Laden e ha affermato che insieme Gran Bretagna e Stati Uniti possono sconfiggere al Qaeda. Ha poi ribadito che Gheddafi deve lasciare il potere in Libia. Da parte sua, Obama ha sottolineato che fra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna “c'è una relazione più forte che mai, con la condivisione di valori e ideali”. E ha affermato: “Ci opponiamo fermamente all'uso della violenza contro i manifestanti” nelle rivolte in Nord Africa. Nel pomeriggio, Obama parlerà a Westminster Hall davanti al parlamento riunito in seduta congiunta. È il primo presidente Usa a essere stato invitato a farlo. Poi, in serata, il banchetto offerto in onore della Regina Elisabetta.

Italia, rinvio a giudizio per sette membri della Commisione grandi rischi
Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, dopo un'ora di camera di consiglio, ha rinviato a giudizio i sette componenti della Commissione Grandi rischi con l'accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni in riferimento al terremoto avvenuto all'Aquila il 6 aprile 2009. L'udienza è stata fissata per il 20 settembre prossimo. Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell'Ingv, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell'Ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Arrestato in Italia il boss della camorra Giuseppe dell’Aquila
La polizia italiana ha arrestato questa mattina il boss della camorra Giuseppe dell’Aquila, latitante dal 2002. Ricercato per associazione mafiosa, rapina e altri reati, il boss è stato catturato nella sua villa-bunker sul litorale campano. Inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi, negli anni scorsi era sfuggito a vari tentativi di cattura. Il clan Mallardo, di cui dell’Aquila sarebbe stato il reggente, controlla, secondo gli investigatori, numerose attività economiche nel napoletano e in vari comuni del basso Lazio, soprattutto nel settore edilizio.

Terminata l'eruzione del vulcano islandese, la nube si dirada
È finita, secondo i meteorologi, l’eruzione del vulcano islandese Grimsvotn, che sta creando difficoltà al traffico aereo del nord Europa. La nube di ceneri, non più alimentata, si disperderà in pochi giorni. Comincia a tornare alla normalità anche la situazione dei voli: la Danimarca ha riaperto lo spazio aereo e sono finite le limitazioni dei voli in Scozia. Anche la Germania, che stamattina aveva annunciato la chiusura di diversi scali, fa sapere che sta procedendo alla riapertura. Anche le autorità del Belgio hanno escluso qualsiasi chiusura dello spazio aereo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 145







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