Tensione tra Nord e Sud Sudan dopo l’invasione della regione di Abyei da parte delle
truppe di Khartoum
Torna a crescere la tensione in Sud Sudan, dopo l’invasione da parte dell’esercito
di Khartoum della regione petrolifera dell’Abyei. La missione delle Nazioni Unite
nel Paese riferisce che incendi e saccheggi sono all’ordine del giorno in tutta la
zona. Migliaia di civili sono in fuga verso il Sud. Abyei, ricca area petrolifera
tra il Nord e il Sud Sudan, è una delle principali zone di tensione dalla fine ufficiale
della guerra civile nel 2005. Il servizio di Giulio Albanese:
La regione
contesa dell’Abyei è sempre stata considerata un’area particolarmente calda da parte
degli analisti internazionali, tanto da essere esclusa dalla consultazione popolare
sull’indipendenza del gennaio scorso. Infatti, secondo gli accordi di pace, il destino
dell’Abyei dovrebbe venire deciso con un nuovo referendum. Sulle conseguenze della
crisi, Stefano Leszczynski ha intervistato Davide Berruti, responsabile dell’Ong Intersos
in Sud Sudan:
R. – Probabilmente
non ci si aspettava un’iniziativa così aggressiva da parte del Nord, anche se c’erano
i segnali. Le tensioni nelle regioni di Abyei e in quelle immediatamente vicine, come
nel Jonglei, si sono fatte sentire in maniera abbastanza forte nelle settimane scorse.
Sono sicuramente in aumento, ma non ci spettavamo questo tipo di reazione.
D.
– Anche perché le emergenze relative al conflitto di una guerriglia per il momento
possono avere ricadute veramente pesanti e pericolose per migliaia di persone in quell’area...
R.
– Assolutamente sì. Nel Jonglei, la regione dove siamo presenti, nelle scorse settimane
sono aumentati a dismisura gli attacchi tra le diverse fazioni, tra i gruppi etnici,
che è un problema annoso del Sud Sudan. Man mano che ci avviciniamo al 9 luglio, giorno
dell’indipendenza, la tensione cresce. Il numero di persone vittime di queste violenze
attualmente sono ancora contenuti, ma non possiamo conoscerli.
D. – La questione
centrale è, comunque, quella del controllo delle risorse petrolifere...
R.
– Assolutamente! D’altra parte, se non fosse così l'Abyei sarebbe una regione come
tutte le altre, rientrata nel Cpa con uno status già definito. Se non lo è, è proprio
perché è la regione che interessa più di tutte. Quindi, dubito che il Nord se la faccia
portar via.
D. – Possiamo dire che, vista la situazione in quell’area, gli
accordi di pace sono un qualcosa a cui rimanere "aggrappati con le unghie e con i
denti" per evitare il caos...
R. – Assolutamente sì. Anche nel nostro lavoro,
che facciamo con la popolazione, con i rifugiati, con gli sfollati e le popolazioni
locali, con le nostre associazioni partner e le comunità con cui operiamo, sicuramente
quello della pace è un valore aggiunto, che è sempre presente in ogni nostra azione,
e nel sopperire alle necessità primarie della popolazione, cerchiamo di trasmettere
questo valore in ogni maniera, in ogni parola e in ogni nostro gesto. (ap)