Malta: appello dei vescovi contro il referendum sul divorzio
L’esito del referendum sul divorzio sia guidato dalla Parola di Dio. È l’auspicio
espresso dai vescovi di Malta, in vista del referendum sullo scioglimento del matrimonio
fissato per sabato prossimo, 28 maggio. Una consultazione particolarmente significativa,
poiché Malta, attualmente, è l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere una legge
sul divorzio; in base ai risultati del referendum, quindi, il Parlamento dovrà poi
decidere se introdurre o meno una normativa sulla questione. Secondo gli ultimi sondaggi,
il 47% degli elettori è ancora indeciso, il 28% è favore del sì e il 25% pensa di
votare no. In una Lettera pastorale diretta ai fedeli - a firma di mons. Paul Cremona,
arcivescovo di Malta, di mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, e di mons. Annetto Depasquale,
vescovo di Aradi – i presuli scrivono: “Attraverso il referendum e attraverso il nostro
voto, siamo chiamati come cittadini ad esprimere le nostre convinzioni sul matrimonio.
E non possiamo restare indifferenti”, perché chiunque decida di astenersi su una questione
di tale importanza, “dimostrerà mancanza di senso civico e di maturità religiosa”.
Quindi, la Lettera pastorale ricorda che “la Chiesa ha sempre avuto a cuore il matrimonio
e la famiglia. Ed oggi, nella società, tutti sono d’accordo sulla necessità di investire
su queste istituzioni”, poiché esse “formano quel nucleo naturale essenziale perché
ogni persona cresca e viva in un’atmosfera di amore genuino, costruendo così una società
solida”. Poi, i vescovi maltesi si richiamano agli insegnamenti evangelici secondo
i quali “il matrimonio, che va di pari passo con la dignità dell’essere umano, deve
essere, per la sua stessa natura, un legame indissolubile”. L’esperienza quotidiana,
d’altronde, dimostra che “quando l’amore e la famiglia falliscono, rimangono delle
ferite aperte che impiegano molto tempo a guarire. Come guide spirituali – continuano
i presuli di Malta – dobbiamo continuare ad avere cura del vero matrimonio. E come
gesto di amore nei confronti di coloro che soffrono e delle future generazioni, dobbiamo
tentare, tutti insieme, di migliorare le condizioni della famiglia”. Poi, la Lettera
pastorale si sofferma sullo specifico del quesito referendario: “Scegliere se vogliamo
che una legge sul divorzio venga introdotta nel nostro Paese è una questione che avrà
effetti diretti sul matrimonio stesso e che inciderà sulla nostra condotta come cittadini
e sul bene comune della nazione. Per questo, i cittadini sono chiamati a rispondere
al quesito referendario alla luce della ragione”. In questo contesto, inoltre, “i
cattolici hanno da offrire un contributo particolare”, poiché gli insegnamenti evangelici
“non lasciano dubbi sul fatto che il divorzio sia una soluzione sbagliata, sulla quale
una società stabile non può essere costruita”. E ancora, i presuli sottolineano che
“è nostro dovere, come Pastori spirituali, ricordare al popolo di Dio e a tutte le
persone di buona volontà che il diritto di voto è anche un dovere da compiere. E quest’obbligo
morale diventa ancora più grande quando la decisione da prendere riguarda valori che
non possiamo rifiutare, come nel caso del matrimonio indissolubile”. Per questo, “la
scelta referendaria – si legge ancora nella Lettera pastorale – richiede una riflessione
approfondita, poiché si tratta di una grande responsabilità: è una decisione che non
riguarda solo il presente, ma anche il futuro”. Infatti, “una scelta a favore del
matrimonio indissolubile è un atto di fede nei confronti della famiglia, costruita
su un legame d’amore che non può essere reciso; una scelta a favore del divorzio,
invece, porterebbe alla distruzione del matrimonio e della famiglia stessa e, di conseguenza,
alla distruzione dei valori e della qualità della vita. Tutti, quindi, dobbiamo assumerci
la responsabilità delle nostre decisioni”. In particolare, i cristiani “devono sempre
agire alla luce della missione evangelizzatrice della Chiesa”, affinché la società
“sia ispirata dagli insegnamenti evangelici”. Ed è per questo che il voto referendario
deve essere visto come “un’occasione per partecipare alla missione di Cristo nel rispetto
della famiglia e del matrimonio. Non possiamo perdere questa opportunità”. Infine,
i presuli maltesi pregano la Vergine Maria affinché, grazie alla sua intercessione,
il futuro della famiglia e del matrimonio venga consolidato. (A cura di Isabella
Piro)