2011-05-23 15:56:24

I talebani smentiscono la morte del mullah Omar


Si rincorrono conferme e smentite sulla morte del mullah Omar, guida spirituale dei talebani afghani. Secondo fonti di stampa locali, l’uomo sarebbe stato ucciso due giorni fa in Pakistan mentre si trasferiva da Quetta verso il Waziristan settentrionale. Per ora non ci sono conferme ufficiali mentre i talebani smentiscono la notizia. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con l’analista di strategia militare Alessandro PolitiRealAudioMP3

R. – Anche ammettendo che … sia stato ucciso, questo cambia poco perché in realtà c’è già un suo successore, che si chiama Mullah Abdul Kayum Sakir, che sta operando nel Baluchistan, quindi nella zona di Quetta, e che si sta facendo crescere proprio come leader di spicco. Con grande probabilità, questo sarebbe il suo successore per l’ala “militare” dei talebani. Per quello che riguarda le dinamiche afghane, dunque, la sua morte avrebbe un’importanza relativa; quello che alla fine conterà sarà la credibilità del governo Kharzai dal punto di vista – per esempio – della corruzione, che rappresenta un problema molto grave, e la capacità di fare la pace con una serie di famiglie pashtun che oggi sono ribelli.

D. – La morte di Osama Bin Laden, adesso la morte annunciata – tutta da verificare – del Mullah Omar sta cambiando in qualche modo la guerra al terrore?

R. – Non c’è più la guerra globale al terrore, perché l’amministrazione non è più quella repubblicana di George Walter Bush; c’è una lotta anti-terrorista che può assumere tanto forme militari quando si è, appunto, in zona di operazioni, quanto invece, più correntemente, forme di intelligence … Questo è un “cambiamento” che è iniziato da parte americana. Da parte dei terroristi, invece, è assolutamente chiaro che c’è un marchio globale, che può essere il Jihad, al Qaeda, ma in realtà ognuna delle formazioni regionali è sempre più chiamata a sbrigarsela da sola. Anche perché non c’è più – e questo lo dimostra benissimo la primavera araba – quella fascia di consenso, anche tacito, che prima poteva far pensare ad al Qaeda di cavalcare un’onda di consenso nel mondo islamico e arabo. Insomma, le stesse opinioni pubbliche hanno capito che il terrorismo è un vicolo cieco.

D. – Ma quindi, in sostanza, non c’è più quella rete, quel coordinamento tra le varie cellule di al Qaeda, come si diceva qualche anno fa?

R. – Che ci siano tentativi di dare un’ispirazione comune, qualche volta anche una direttiva comune, a queste varie realtà, molte delle quali sono auto-costruite e quindi in realtà non sono nemmeno passate per i campi di addestramento pakistani o afghani, è vero; ma dire che ci sia una vera e propria rete coerente e forte, direi che è esagerato. Quindi, è possibile che ci siano ancora attentati, anche per vendicare la morte di questi capi terroristici; però, sono attentati senza un futuro politico. (gf)







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