Festival di Cannes: Palma d'Oro al film di Terrence Malick "The Tree of Life”
Alla fine va in scena la cronaca di un premio annunciato. Già dotato di tutti i favori
del pronostico e acclamato dalla critica internazionale, “The Tree of Life” di Terrence
Malick, storia di un lutto che scava nel complesso rapporto fra genitori e figli,
vince la Palma d’oro per il miglior film di questa 64.ma edizione del Festival di
Cannes. È, a nostro avviso, un riconoscimento meritato, per vari motivi: la scelta
di un soggetto intimo e la sua trasfigurazione in argomento universale; l’audacia
della messa in scena; la profondità filosofica che anima il racconto; la bravura del
corpo attoriale. Allo stesso tempo esso premia un autore schivo, lontano dal glamour,
attento più al suo rapporto col mondo che alla vana gloria del successo. La Giuria,
presieduta dall’attore Robert De Niro, ha poi voluto assegnare il suo Grand Prix a
due film riconosciuti di pari valore: “Le gamin au velo” di Jean-Pierre e Luc Dardenne
e “Once Upon a Time in Anatolia” di Nuri Bilge Ceylan. Se la storia del bambino che
voleva a tutti i costi una famiglia era un sicuro candidato a un premio, sorprende
tutti il film del regista turco, passato sotto silenzio, forse perché programmato
nelle battute finali del festival. Storia di un gruppo di uomini che, per porre fine
a un’indagine poliziesca, vagabonda fra le colline della Turchia centrale alla ricerca
di un cadavere, “Once Upon a Time in Anatolia” è un film sospeso, attento più a cogliere
gli impercettibili movimenti dello spirito che l’evoluzione della trama; e conferma
nel suo autore l’erede più probabile delle poetiche di Tarkovskij. Il Palmarès lascia
invece piuttosto a desiderare nell’assegnare gli altri premi. Quello alla regia va
a Nicolas Winding Refn autore di "Drive", film piuttosto modesto su un genio del volante
alle prese con il sottobosco criminale di Los Angeles; mentre quello della Giuria
va a “Polisse” della francese Maïwenn, ritratto corale di una brigata della polizia
parigina impegnata nella lotta contro gli abusi nei confronti dei minori. Fra gli
attori emergono Jean Dujardin, protagonista di “The Artist”, e Kirsten Dunst, protagonista
di “Melancholia”, rispettivamente Palma d’oro maschile e femminile per la migliore
interpretazione; mentre il regista israeliano Joseph Cedar riceve meritatamente il
premio per la miglior sceneggiatura con il suo “Footnote”. Se la delusione è grande
per la totale mancanza di attenzione a “Le Havre” di Aki Kaurismaki, che - secondo
noi - era, insieme a “The Tree of Life”, il miglior film del concorso, un po’ di sollievo
alla frustrazione viene dalla Caméra d’or, il premio alla migliore opera prima, assegnata
a “Las acacias” di Pablo Giorgelli. La pellicola argentina, che segue il viaggio di
un camionista dalle foreste del Paraguay a Buenos Aires, in compagnia di una giovane
donna e della sua bambina di quattro mesi, è il racconto della nascita di un sentimento
e ci lascia in dote il più bel ricordo del festival: il sorriso di una neonata, che
unisce miracolosamente due adulti disillusi dalla vita. (Da Cannes, Luciano Barisone)