Amministrative in Spagna: crollano i socialisti, vittoria dei popolari. Il partito
di Zapatero perde anche Barcellona
In Spagna, netta sconfitta per il Partito socialista del premier José Louis Rodriguez
Zapatero. Alle elezioni amministrative di ieri, i socialisti sono stati distaccati
di 10 punti dal Partito popolare di Mariano Rajoy. Il partito di Zapatero perde anche
Barcellona, roccaforte socialista da oltre 30 anni. Intanto, in molte piazze delle
principali città iberiche prosegue la protesta giovanile del cosiddetto movimento
degli “indignati”. Il servizio di Michela Coricelli:
La Spagna
ha virato a destra. Il blu del Partito popolare si è imposto in 11 delle 13 comunità
autonome in ballo; il centro–destra ha superato di quasi 10 punti i socialisti che
perdono un milione e mezzo di voti. Dopo 32 anni al potere i socialisti hanno visto
sfumare anche il municipio di Barcellona, città simbolo per la sinistra. Il capoluogo
catalano verrà ora guidato da nazionalisti moderati, mentre il nuovo sindaco di Siviglia
è del Partito Popolare. Intanto nel Paese basco la seconda forza più votata è stata
Bildu, la coalizione della sinistra radicale indipendentista, che ha provocato tante
polemiche nelle ultime settimane. Il voto di ieri era considerato un test in vista
delle legislative del prossimo anno. Il premier Zapatero, apparso di fronte alle telecamere,
ha riconosciuto la sconfitta, ma ha escluso che ricorrerà alle elezioni anticipate.
Per
una riflessione sul risultato di queste elezioni, Alessandro Gisotti ha intervistato
Josto Maffeo, corrispondente del “Messaggero” da Madrid:
R. – La sconfitta
dei socialisti è la più grossa che si sia vista nella democrazia spagnola. Non è stata
una grande sorpresa, in quanto sconfitta; è stata forse un po’ una sorpresa in quanto
ai numeri. Un dato immediato che emerge è che probabilmente questo movimento giovanile
delle ultime ore, nelle strade e nelle piazze, non ha avuto nessuna influenza; invece,
ha avuto una base molto forte il malcontento generale di una popolazione che deve
fare i conti con cinque milioni di disoccupati – record europeo! – tra i quali appunto
il 43 per cento sono giovani: giovani di una generazione che anche i media hanno definito
come “generazione perduta”. Una delle grandi accuse che si muovono al leader del partito
socialista e attuale premier è che ha perso un anno, un anno e mezzo negando la crisi.
E’ chiaro che se devi intervenire in una crisi con enorme ritardo, le misure probabilmente
sono più drastiche e più forti di quelle che avresti potuto prendere adottandole sin
dall’inizio.
D. – Nonostante la sconfitta, Zapatero ha sottolineato
che le elezioni legislative non verranno anticipate. Come viene letta questa decisione?
R.
– Bisogna vedere quanto sarà capace Zapatero nelle prossime settimane e nei prossimi
mesi, di sopportare la forte pressione. Perché è vero che Mariano Rajoy, leader del
Partito popolare, non le ha ancora chieste, ma è pur vero che altri personaggi di
primo piano lo hanno detto: gli spagnoli non possono andare avanti in questa situazione
e quindi si stanno chiedendo elezioni anticipate. C’è anche un’altra cosa che il capo
del governo deve risolvere: il Partito socialista, in questo momento, non ha un delfino.
Si guarda, poi, anche ai mercati, che in questo momento stanno esercitando una forte
pressione perché la fiducia nei confronti di un governo che ormai è messo in questione
dal suo stesso Paese, evidentemente anche questa è una misura di pressione.
D.
– Dopo queste elezioni, in vista soprattutto della difficile, preoccupante situazione
economica, come guarda l’opinione pubblica spagnola al futuro?
R. –
Io direi prevalentemente con preoccupazione, e in alcuni casi con angoscia. E’ l’angoscia
dei giovani, la rabbia, l’indignazione – parola che, appunto, è stata utilizzata moltissimo
in questi ultimi giorni nelle piazze spagnole; ma la preoccupazione è anche quella
degli adulti: degli adulti che, in questo momento, si sentono solidali con i propri
giovani che sono figli, sono nipoti … Questa università che sforna laureati, forse
la generazione spagnola più preparata, che però non riesce a capire da quale parte
deve guardare per cercare di iniziare il proprio futuro … E’ evidentemente un momento
di disorientamento! E’ vero che qui ci sarà una grossa responsabilità del Partito
popolare, perché se sarà premiato, poi, con la guida del Paese – e in questo momento
guiderà moltissime realtà locali importantissime – dovrà rispondere rapidamente, perché
forse questo è il momento in cui gli spagnoli hanno meno pazienza che in altri momenti
storici. (gf)