Obama-Natanyahu: contrasti sul processo di pace, preoccupazione per la Siria
Il premier israeliano Netanyahu e il presidente statunitense Obama hanno confermato
le loro divergenze in merito al processo di pace in Medio Oriente. Nel faccia a faccia
di ieri alla Casa Bianca hanno tuttavia espresso preoccupazione per la condotta della
Siria. E le notizie che arrivano oggi da Damasco confermano che la repressione contro
i manifestanti anti-governativi si fa sempre più dura. Il servizio di Eugenio Bonanata:
Una quarantina
di morti per mano delle forze di sicurezza siriane durante le manifestazioni di ieri,
avvenute in varie città. Il bilancio del decimo venerdì di protesta consecutivo, diffuso
da attivisti per i diritti umani, è stato dapprima smentito dal regime: ieri, infatti,
la tv di Stato ha negato che ci siano stati scontri durante i cortei. Oggi invece
l’agenzia di stampa San'a, parla di 17 morti tra civili e agenti di
polizia: martiri – afferma – uccisi da “gruppi armati”. Lo scenario non è nuovo,
mentre si fa sempre più probabile l’inasprimento delle sanzioni contro la Siria da
parte dell’Unione Europea. Bruxelles, inoltre, attraverso la Banca europea per la
ricostruzione e lo sviluppo – istituto nato nel 1991 dopo la caduta del muro di Berlino
– pensa anche ad investimenti per due miliardi e mezzo di euro in tutta l’area mediorientale
e nord africana a partire dal prossimo mese di luglio, seguendo il presidente Obama
con il suo piano Marshall per la regione che, dalla prossima settimana, entrerà nel
vivo sotto l’egida del G8. Il capo della Casa Bianca, intanto, ha trovato nell’ennesima
denuncia del pericolo siriano la sintonia con il suo ospite di ieri, il premier israeliano
Netanyahu. I due, come previsto, hanno preso atto delle profonde divergenze in merito
al riavvio del processo di pace in Medio Oriente sui confini del 1967: una questione,
che, secondo gli esperti potrebbe interferire in ogni momento con le rivolte nel mondo
arabo. Sul fronte africano, infine, scende in campo nuovamente l’Unione Africana che
ha convocato ad Addis Abeba, il 25 e il 26 maggio prossimi, un vertice straordinario
sulla situazione in Libia e sulle altre aree di crisi nel Continente.