“Mentre in Argentina si sono costruite molte macchine e si sta progredendo nella tecnologia
ancora molti uomini e donne stanno lavorando nella cura delle piantagioni, nella zootecnia
e in varie attività correlate. Pregate per loro, ma contribuite soprattutto a creare
condizioni opportune perché possano avere un salario che permetta loro di vivere con
dignità”. E’ questo l’appello di mons. Jorge Eduardo Lozano, vescovo di Gualeguaychú,
che in occasione della festa di san Isidro Labrador, patrono degli agricoltori, è
tornato a evidenziare le precarie condizioni che centinaia di migliaia di lavoratori
rurali in Argentina sono costretti ad affrontare quotidianamente. Tali condizioni,
spiega, sono rimaste invariate nel tempo mentre le piantagioni su scala industriale
sono cresciute sia in dimensione che in numeri: i raccolti hanno raggiunto quasi i
100 milioni di tonnellate e più di trenta milioni di ettari — equivalenti all’11%
della superficie totale dell’Argentina — sono coltivati. La migrazione stagionale
di lavoratori agricoli è un fenomeno secolare in Argentina, uno dei maggiori produttori
agricoli mondiali. Ma negli ultimi anni hanno assunto caratteristiche nuove, a causa
della presenza di organizzazioni di reclutamento che operano come intermediari per
le multinazionali dell’industria agricola. I reclutatori offrono ai lavoratori contratti
miseri che non vengono mai rifiutati in quanto consentono la sopravvivenza. Molti
«campesinos», spesso relegati nelle campagne o nelle zone più marginali delle città,
sono costretti a vivere in dormitori affollati con pavimenti di terra o in tende di
plastica senza elettricità dopo aver lavorato per quattordici ore al giorno. “La dignità
della persona umana — ha sottolineato il presule — rende il lavoro una realtà fondamentale
nella società. Esso non può essere visto da una dimensione meramente economica e produttiva,
ma è un diritto fondamentale ed un bene per l’uomo. Il lavoro è per l’uomo e non l’uomo
per il lavoro”. Mons. Lozano ha inoltre sottolineato che troppo spesso la dignità
dell’uomo sui luoghi di lavoro viene calpestata; i valori sono ormai divenuti tiepidi
e inesistenti, per questo occorre che tutte le componenti sociali e politiche operino
in sinergia affinché il sistema economico, non sconvolga l’ordine fondamentale della
priorità del lavoro sul capitale, del bene comune su quello privato. Occorre recuperare
la dimensione etica dell’economia e del lavoro. Più volte anche i vescovi argentini
sono tornati a evidenziare la piaga della povertà e dell’esclusione sociale, le diffuse
difficoltà derivanti dalla disoccupazione e il lavoro precario e malpagato. Nonostante
segnali di ripresa “la povertà e l’esclusione sociale — si legge nel messaggio dei
presuli — si connotano nel Paese come mali strutturali e costituiscono un difficile
nodo da sciogliere. Sono il risultato della sottovalutazione del problema a livello
istituzionale e sociale ed evidenziano la mancanza di lungimiranza da molti anni”.
Secondo i vescovi argentini, in questo difficile orizzonte sociale, le possibili soluzioni
a tali problemi necessitano di una condizione indispensabile: un accordo, un patto
sociale profondo per canalizzare le politiche statali permanenti che ripristinino
uno stato di giustizia, di legalità, di costruttiva convivenza. (C.S.)