2011-05-20 15:07:50

Libia. La Nato affonda 8 navi. Gheddafi riappare in tv


Alta tensione in Libia. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha chiesto agli alleati “un contributo più flessibile” alla missione nel Paese nordafricano, ancora teatro nella notte di bombardamenti da parte dell’Alleanza Atlantica. La cronaca nel servizio di Gabriele Papini:RealAudioMP3

“Non escludo la possibilità di chiedere agli alleati della Nato di dare un contributo maggiore all’operazione militare in Libia”. E’ quanto ha dichiarato il Segretario Rasmussen rispondendo ad una domanda sull’eventuale necessità che l’Italia debba aumentare il suo contributo alla missione. Durante la notte aerei della Nato hanno colpito otto navi da guerra delle forze pro Gheddafi dispiegate nel porto di Tripoli. “Nelle ultime due settimane – spiega un ammiraglio della Nato - abbiamo assistito all’uso crescente della forza da parte dei governativi. Ciò ha interrotto il flusso di assistenza umanitaria necessaria e ha posto le forze della Nato a rischio”. Nella giornata di ieri il leader libico Gheddafi è ricomparso sulla televisione di Stato mentre riceve un funzionario proveniente dalla Russia. Stamani Mosca ha chiesto l’intervento dei peacekeeper dell’Onu e dell’Unione Africana in un’azione congiunta per arrestare le violenze. Una nuova smentita alla notizia della fuga all’estero della moglie e della figlia di Gheddafi è arrivata stamani dal portavoce del governo di Tripoli. Infine è stato scarcerato dalle autorità libiche dopo circa due mesi di detenzione il giornalista Lotfi Ghars, di passaporto tunisino e canadese, corrispondente di un network satellitare iraniano.

La protesta araba scuote il continente africano
L’attenzione dei mezzi di informazione si concentra soprattutto sulla Libia, ma ci sono anche altri Paesi del Nord Africa che stanno vivendo una fase politica e sociale probabilmente cruciale per il loro futuro. E’ quanto sottolinea, al microfono di Davide Maggiore, il direttore del Centro studi americani di Roma, Karim Mezran:RealAudioMP3

R. – La situazione in Marocco è in rapida evoluzione: il re ha cercato di giocare d’anticipo, convocando la Commissione o la revisione della Costituzione e questo è un fatto molto importante. Vedremo come procederà: se è solo una scusa per guadagnare tempo e, quindi, provocare lo stallo dei movimenti di protesta o se effettivamente è un buon gioco che porterà a quelle riforme per cui la gente in altri Paesi è dovuta scendere in piazza. Poi c’è sempre la situazione algerina, che è in fase evolutiva e di crisi perenne.

D. – Per quanto riguarda invece la situazione dell’area del Sahel?

R. – Lì ci sono Stati più deboli e vi è un forte terrorismo che cerca di minare alla base la legittimità di questi Stati. Vi sono delle dinamiche geopolitiche molto più complesse, che sono apparentemente legate non tanto al Nord Africa, quanto all’Africa subsahariana.

D. – Le trasformazioni in corso nell’area nord africana e mediterranea potrebbero far emergere qualche nuovo attore geopolitico, interessato ad acquistare influenza nell’area, o assisteremo semplicemente ad un riposizionamento dei vecchi attori?

R. – Se lei si riferisce al gioco francese di cercare di riguadagnare una posizione di preminenza in Africa settentrionale, questo sicuramente è un tentativo. Non vedo sicuramente altri attori locali; con gli europei, a parte la Francia, non c’è gioco; la Cina sicuramente cercherà di svolgere un ruolo a breve e ha già cominciato a farlo. Per ora siamo ancora agli inizi di questo smottamento.

D. – Il ruolo dei media e della rete è stato veramente indispensabile per accendere la miccia o ha dato solamente visibilità a rivolte scoppiate per motivi più profondi?

R. – Quello che è successo non è tanto l’accensione della miccia, quanto il fatto che un’intera generazione di arabi sia cresciuta, maturata tra le quattro mura, lavorando su internet. Per dieci anni non li abbiamo visti, perché non li vedevamo nei luoghi tradizionali della politica, ma erano sul computer, e quando li abbiamo visti siamo rimasti stupiti. Quindi, i nuovi media hanno svolto un ruolo di educazione nel corso degli ultimi dieci anni, ma anche un ruolo attivo di raccolta nella realizzazione di questi ultimi eventi.

D. – Dopo l’effetto contagio in Medio Oriente e in un anno con scadenze elettorali importanti per diversi Paesi africani, è possibile avere ripercussioni anche nell’area subsahariana?

R. – Secondo molti studiosi dell’Africa subsahariana sicuramente sì: i fermenti avranno il loro contagio anche a Sud. In alcuni casi, addirittura, sono stati preceduti e movimenti sono avvenuti anche alcuni anni fa, in Africa subsahariana. L’interazione tra Nord e Sud è sicuramente presente. (ap)

Yemen, prende corpo l’ipotesi di elezioni anticipate
Il capo di Stato dello Yemen Ali Abdullah Saleh, davanti a migliaia di sostenitori, ha parlato della possibilità di elezioni presidenziali anticipate per porre fine alla crisi politica che attanaglia il Paese da quasi quattro mesi. Ieri, intanto, un esponente dell’opposizione yemenita ha riferito che i ministri degli Esteri dei Paesi del Golfo si incontreranno nei prossimi giorni per discutere della situazione in Yemen, dopo che un accordo per la transizione del potere nel Paese è saltato per la seconda volta.

Ancora proteste in Siria
In Siria, dissidenti ed esponenti dell’opposizione sono scesi in piazza oggi, giorno per i musulmani dedicato alla preghiera, per protestare contro il governo. Almeno quattro civili sono morti durante le proteste. Si tratta del decimo venerdì consecutivo di mobilitazione e di manifestazioni antigovernative. Secondo fonti dell’Onu e di diverse organizzazioni impegnate nella difesa per i diritti umani, oltre 850 persone sono state uccise in seguito alla dura repressione da parte delle autorità di Damasco. Sono sempre più probabili, intanto, sanzioni dell’Unione Europea che riguarderanno direttamente il presidente siriano Bashar al Assad. Il consiglio dei ministri degli Esteri europei, che si riunirà lunedì a Bruxelles, esaminerà infatti l’ipotesi di ampliare la lista delle persone soggette a sanzioni, comprendendo anche il presidente Assad. A riferirlo è il portavoce del Ministero degli Esteri.

Afghanistan, ampliata la zona di sicurezza
In Afghanistan è stata ingrandita di circa il 50% verso Nord, in direzione del Turkmenistan, la zona di sicurezza nella delicata area di Bala Mourgab. In pochi giorni, le forze Isaf e le forze di sicurezza afghane, con un’articolata manovra, sono riuscite a raggiungere e superare il villaggio di Miranzai a Nord di Bala Morghab, espandendo così l’area sotto il controllo della coalizione. Intanto, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha annunciato che “la transizione delle truppe Isaf in Afghanistan comincerà a luglio”. “Durante il periodo di transizione - ha spiegato - il ruolo delle truppe cambierà: passerà dal combattimento al sostegno delle forze di sicurezza afghane”.

Pakistan-India, nuovo negoziato sui confini
Due delegazioni governative di Pakistan e India hanno ripreso i negoziati per risolvere una vecchia disputa di confine relativa ad un estuario di 96 chilometri. L’estuario separa lo Stato indiano del Gujarat dalla provincia pachistana del Sindh. I due Paesi avevano già trovato un accordo sulla delimitazione del confine, ma i negoziati si erano fermati dopo il tragico attentato di Mumbai del novembre 2008. In Pakistan, intanto, i talebani hanno attaccato un convoglio di diplomatici del consolato americano a Peshawar, nel nord-ovest del Paese. Due diplomatici statunitensi sono rimasti feriti, fortunatamente in modo non grave.

Strauss-Kahn libero su cauzione
L’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn, rinviato ieri a giudizio con sette capi di accusa tra cui quello di tentato stupro, ha ottenuto la libertà su cauzione e uscirà oggi dal carcere dietro il pagamento di un milione di dollari in contanti. È quanto ha stabilito, nella serata di ieri, il giudice Michael Obus della divisione penale della Corte Suprema dello Stato di New York.

Irlanda, volge al termine la visita della regina Elisabetta II
La visita della regina Elisabetta II nella Repubblica d'Irlanda volge al termine. Prima di partire, la regina ha voluto rendere onore ad uno dei monumenti più emblematici della storia irlandese, la Rocca di Cashel, sede medioevale dei re di Munster, e poi al Coolmore stud, il più importante centro stalloniero d'Europa. Nel pomeriggio figurano nel programma visite al mercato inglese a Cork, uno dei più antichi della città, e all’Istituto Tyndal dell'Università di Cork. Il servizio di Enzo Farinella:RealAudioMP3

Il governo di Dublino parla già di grande successo di questa visita, che potrà elevare le relazioni anglo-irlandesi su ben altri livelli, nonostante piccole scaramucce di dissidenti repubblicani. E certamente, se guardiamo indietro, vengono spontanee alla mente immagini che nessuno si sarebbe mai aspettato, quale il silenzio e le intense emozioni di una regina con la testa china, nel Giardino delle Rimembranze, il tempio sacro ai nazionalista repubblicani, elevato in memoria degli uomini e delle donne, morti per la libertà della loro nazione, o quando ha varcato la soglia dello stadio di Croke Park, un altro monumento caro agli irlandesi, profanato dall'eccidio, da parte delle truppe britanniche, di 14 tifosi, durante la guerra civile del 1920. “Questi momenti significativi hanno segnato la fine di una guerra fredda e forse di un complesso di inferiorità”. “Davanti alla tragedia tutti siamo uguali. A quanti hanno sofferto come conseguenza di un passato turbolento vada il mio cordoglio profondo - ha detto la regina Elisabetta - ma guardiamo avanti adesso per un futuro più radioso. La Regina lascerà l'Irlanda dall'aeroporto di Cork nel tardo pomeriggio”.

Spagna, protesta degli indignados
Si sposta attorno alla stazione centrale ferroviaria Renfe, a Madrid, la protesta degli indignados, i giovani spagnoli che da giorni chiedono una riforma della società e della politica, alla vigilia della tornata elettorale di domenica. Giada Aquilino:RealAudioMP3

E’ convocata alla stazione ferroviaria Renfe l’assemblea dei manifestanti madrileni che devono stabilire come rispondere alla decisione della Giunta elettorale di vietare raduni per domani, 'giornata della riflessione', in vista del voto amministrativo e regionale di domenica: chi non rispetta il divieto rischia una sanzione amministrativa da 100 a 1.000 euro. Il premier Zapatero ha comunque assicurato che il ministero degli Interni ''applicherà'' la decisione ''correttamente''. Dopo Puerta del Sol a Madrid, la protesta organizzata dal movimento M 15 - cioè 15 maggio, giorno in cui ha preso vita - si è riaccesa anche a Barcellona, in piazza Cataluna, dove un migliaio di dimostranti è sceso in strada contro la medesima risoluzione della Giunta elettorale. I giovani spagnoli - mobilitati ormai in più di 50 città del Paese - invocano una democrazia più diretta e denunciano il bipartitismo tra socialisti e popolari, la collusione con i banchieri, la corruzione, nonché una disoccupazione generale al 21%, che sale al 44% per i meno di 25 anni.

Incidente ferroviario in Sudafrica, oltre 850 feriti
Grave incidente ferroviario in Sudafrica. Più di 850 persone sono rimaste ferite in uno scontro tra treni a Soweto, quartiere di Johannesburg. Secondo quanto riferito dai media locali e dall’ente che gestisce la linea, due persone sarebbero in gravi condizioni. Stando alla ricostruzione dei fatti, un treno in movimento si sarebbe scontrato con uno fermo. L’Autorità per la sicurezza ferroviaria sudafricana ha aperto un’inchiesta.

Uruguay, respinta la proposta di abrogare la ‘Ley de Caducidad’
In Uruguay la Camera dei Deputati ha respinto, con 49 voti su 98, la proposta di abrogare la controversa legge di amnistia ‘Ley de Caducidad’, che solleva le forze dell’ordine e quelle militari dai crimini commessi durante la dittatura tra il 1973 e il 1985. La legge ‘Ley de Caducidad de la pretensión punitiva del Estado’, promulgata subito dopo la caduta del regime, è stata ratificata nel 1989.

Il leader nordcoreano Kim Yong Il in visita in Cina
Il leader nordcoreano, Kim Jong Il, è in visita in Cina. Lo riferisce la tv sudcoreana ‘Ytn’ sottolineando che, a differenza di quanto riportato da alcuni mezzi di informazione, non è certa la presenza in Cina di Kim Jong-Un, figlio del leader nordcoreano. Kim Jong-Un è indicato da diversi osservatori come il più probabile successore di Kim Yong Il.

Tepco, perdite economiche per 1000 miliardi di yen
La Tepco, la società giapponese che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto di aver subito una maxi-perdita da 1.000 miliardi di yen (8,5 miliardi di euro), dovuta alla crisi nucleare seguita al sisma e allo tsunami dello scorso 11 marzo. La Tepco ha anche annunciato che i reattori numero 1, 2, 3 e 4 della centrale di Fukushima saranno “de-commissionati”.

(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 140







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