Il Meeting di Rimini presentato al Palazzo di Vetro di New York
Ieri, per la prima volta nella sua storia, il Meeting di Rimini per l’amicizia fra
i popoli è stato presentato al Palazzo di Vetro di New York. L’evento, organizzato
in collaborazione con la Rappresentanza Permanente dell’Italia, conferma la natura
e gli obiettivi del Meeting come dichiara nell’intervista Luca Collodi il vicedirettore
Marco Auligi:
R. – La presentazione
quest’anno all’Onu, al Palazzo di Vetro, è come se rappresentasse non un epilogo ma
un’ulteriore conferma che le radici con cui questo evento è nato 32 anni fa erano
quelle di un’apertura totale al mondo. Una conferma, che tra l’altro, viene dopo una
serie di appuntamenti internazionali, partendo fondamentalmente dal 2009, da questa
presentazione ufficiale che facemmo all’Unesco, per arrivare sicuramente a fine ottobre
del 2010 al Meeting al Cairo insieme ai nostri amici egiziani: una nuova avventura,
una nuova realtà, che per la prima volta si è presentata nella capitale egiziana e
a cui in maniera inspiegabile, ma forse non del tutto slegata, è seguita qualche mese
dopo la rivoluzione di Piazza Tahrir.
D. – Il Meeting, lei lo ha ricordato,
l’anno scorso era al Cairo. Voi avete fatto una due giorni, avete incontrato persone,
ma avete avuto anche il sentore di quello che poi di lì a poco sarebbe successo?
R.
– Il Meeting del Cairo è nato sostanzialmente da un’amicizia con alcuni amici egiziani
che frequentavano il meeting di Rimini già da anni, in particolare il professor Farouk.
Il professor Farouk il primo anno che venne al Meeting di Rimini disse: “Questa è
una cosa straordinaria. Vorrei che succedesse anche tra la mia gente”. Questa frase
sembrava una boutade nel 2006, poi è diventata qualcosa di assolutamente reale. Quasi
2000 persone la prima sera nella Central Hall della Cairo University, tutte le televisioni
egiziane che cercavano di capire cos’era questo fenomeno per cui c’erano 200 volontari
musulmani che collaboravano con una trentina di volontari cristiani per quest’evento
assolutamente gratuito e nato in maniera imprevista e imprevedibile per loro. Al termine
di questo evento molti dei volontari che avevano partecipato, anche molti di quelli
che erano venuti semplicemente come pubblico, gli amici e gli organizzatori hanno
detto al professor Farouk: “Noi non possiamo più tornare a vivere come prima. Questa
cosa ci ha cambiato la vita”. Quindi, alla sua domanda io rispondo che sì, secondo
me c’era già qualcosa nell’aria fin da allora. (bf)