Si celebra nel mondo la Giornata contro l'ipertensione arteriosa
Ricorre oggi la settima Giornata Mondiale contro l’ipertensione arteriosa, comunemente
detta "pressione alta". Una patologia che, se non tenuta sotto controllo, può provocare
infarto e ictus. I valori medi in cui ci si dovrebbe mantenere sono 135 per la pressione
massima e 85 per la minima. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi correlati
all’ipertensione arteriosa, oggi verranno allestite sul territorio italiano circa
100 postazioni nelle quali la Siia - la Società italiana ipertensione arteriosa -
offrirà a tutti la misurazione gratuita della pressione e distribuirà materiale informativo
e indicazioni utili per la conoscenza dei propri valori. Quest’anno, la Giornata promossa
dalla "World Hypertension League" ha per l'appunto come tema “Conosci i valori della
tua pressione e raggiungi l’obiettivo”. Ma quanto è diffusa l’ipertensione arteriosa
in Italia e nel mondo occidentale? E come prevenirla? Al microfono di Eliana Astorri,
risponde il prof. Antonio Rebuzzi, associato di Cardiologia e direttore dell’Unità
per la diagnosi del Dolore Toracico del Policlinico Universitario Agostino Gemelli
di Roma.
R. – L’ipertensione
è diffusissima non solo in Italia, ma in tutto il mondo occidentale, perché in realtà
molto dipende da fattori legati anche allo stile di vita che abbiamo. Noi sappiamo,
ad esempio, che nei Paesi occidentali si mangia più salato: la conservazione dei cibi
molto spesso comporta un aumento di sale. Tant’è vero che, circa sei mesi fa, anche
negli Stati Uniti il presidente Obama ha indetto una campagna per ridurre il sale
nei cibi degli americani. Il sale è una determinante importantissima nello sviluppo
dell’ipertensione.
D. – Ma, indipendentemente dal sale, c’è una familiarità?
R.
– Diciamo questo: l’ipertensione è un sintomo che deriva da numerosi fattori. Può
derivare da alterazioni endocrine, può derivare da familiarità, può derivare da abitudini
di vita. Cioè, non è un meccanismo che dipende da un solo fattore, ma spesso c’è una
concomitanza di fattori.
D. – Quali sono i sintomi?
R.
– Il problema dell’ipertensione, che spesso è anche un problema del diabete, è che
non ce ne rendiamo conto facilmente. Ce ne rendiamo conto quando già ci sono i primi
segni di patologia di organo. Un sintomo tipico, ad esempio, può essere il mal di
testa: la cefalea è uno dei segni premonitori perché la pressione alta causa una cefalea
sorda, cioè una specie di pesantezza alla testa più che un attacco cefalalgico, tipo
mal di testa con vomito, eccetera.
D. – E’ sottovalutato il problema
della pressione?
R. – Assolutamente sì. Anche per un fatto importante:
gli ipertesi stanno “bene”, nel senso che quando noi poi diamo una terapia e abbassiamo
la pressione, i pazienti – paradossalmente – si sentono peggio. Per un motivo semplice,
e faccio un paragone forse azzardato: se uno va a 190 km/h con la macchina, va veloce;
se lo porti a 130, la persona pensa di stare fermo, con la macchina. E negli ipertesi
succede un po’ così: chi è abituato ad andare ad una pressione di 160- 160, quando
lo porti a 120 si sente debole. E questo fa sì che una buona parte dei pazienti ipertesi
poi sospendano la terapia. L’alimentazione, inoltre, è uno dei componenti fondamentali
per lo sviluppo dell’ipertensione…
D. – A certi livelli, togliere il
sale dall’alimentazione, può addirittura far evitare di assumere farmaci?
R.
– Assolutamente sì. I farmaci che abbiamo contro l’ipertensione, in realtà, quali
sono? O i diuretici, che tolgono l’acqua dai tubi; o alcuni farmaci di tipo beta-bloccante,
che servono a ridurre la forza della pompa; oppure farmaci come i calcio-antagonisti,
che allargano i tubi e quindi, essendo i tubi più larghi, la pressione all’interno
scende. Se tuttavia assieme a questa terapia si continua a mettere sale e quindi acqua
nei tubi, tutto diventa un controsenso. Io ritengo che lo stile di vita sia una componente
primaria e fondamentale nella cura dell’ipertensione. Noi sappiamo che sicuramente
lo stress fa salire la pressione, quindi fare una vita stressante – e purtroppo la
facciamo – sicuramente fa sì che anche e soprattutto chi è predisposto possa andare
incontro all’ipertensione. Una dieta povera in colesterolo è utile: noi sappiamo che
i formaggi, soprattutto quelli stagionati, sono ricchissimi di sale, oltre che di
grassi. E poi, per chi è iperteso io consiglierei di fare uso di cibi freschi ed evitare
i cibi conservati. Per esempio, i piselli in scatola contengono una quantità di sale
oltre 50 volte superiore ad una eguale quantità di piselli freschi. Allora, se mangio
i piselli in scatola in realtà mangio 50 volte il sale che mangerei.
D.
– Cosa pensa delle Giornate mondiali dedicate alle patologie?
R. – Io
sono sicuramente favorevole ma non tantissimo ottimista, in questo senso: l’impatto
di una pubblicità, di una comunicazione sul pubblico dura abbastanza poco. Per questo,
io sono favorevole alle “Giornate” in quanto a impatto, ma se poi questa comunicazione
non viene ripetuta più volte durante l’anno, non so quale possa essere la reale efficacia
di queste giornate. (gf)