2011-05-17 16:19:56

Documento comune delle Chiese protestanti europee su eutanasia e suicidio assistito


La Comunità delle Chiese protestanti d’Europa (Ccpe) è contraria ad una giustificazione teologica ed etica dell'eutanasia e del suicidio assistito e si impegna a difendere i diritti umani dei morenti e per una vita e una morte dignitosa. È la posizione espressa nello studio “A Time to Live and a Time to Die” ("Un tempo per vivere e un tempo per morire”) presentato a Vienna. Lo studio, il primo documento comune delle Chiese protestanti europee su questo argomento – riferisce l’agenzia Apic -, è il risultato di una vasta consultazione che ha coinvolto 105 Chiese membro della Ccpe in 30 Paesi ed è basato su un testo preparato dal gruppo di esperti di bioetica dello stesso organismo. Esso vuole essere un contributo al dibattito sulla dignità del fine vita ed invitare tutte le Chiese protestanti del continente “a una riflessione approfondita” su questo delicato tema nei rispettivi contesti. “Uno dei punti di forza delle Chiese protestanti - ha osservato alla presentazione del documento il presidente della Ccpe Thomas Wipf - è la loro capacità di prendere sul serio i diversi punti di vista e di esprimere ognuno la sua idea”. Il testo, di 104 pagine e per ora disponibile solo in tedesco, si occupa di alcune questioni fondamentali sulla morte da una prospettiva sociale, medica e giuridica. Dal punto di vista teologico ed etico, le domande di fondo poste sono quelle relative alla definizione di vita umana, della responsabilità morale e della volontà del paziente. Vengono quindi esaminate questioni medico-etiche come la rinuncia a interventi per il prolungamento artificiale della vita, l'implementazione delle cure palliative, l’eutanasia e il suicidio assistito. Nel documento le Chiese del Cepe manifestano l’impegno comune a proteggere i diritti umani dei morenti, che comprendono quello alla vita fino alla fine, ma anche quello a rinunciare ai trattamenti. L'impegno per l’Uomo – vi si legge - deve essere al centro della loro azione. In questo senso esse vogliono evitare la contrapposizione tra il principio dell’autodeterminazione dell’individuo e quello della la solidarietà, tra l'empatia con il malato e il moribondo sofferente e la cura. Constatando che l’atteggiamento delle nostre società su alcune forme di eutanasia e suicidio assistito è cambiato, il documento insiste sulla necessità di migliorare le condizioni sociali e l’assistenza medica e le cure per una vita e una morte dignitosa. Questo – afferma - richiede la costruzione di più strutture ospedaliere e di promuovere le cure palliative non solo in teoria, ma anche in pratica. (L.Z.)







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