Belgio, incarico a Di Rupo per la formazione dell'esecutivo che manca da un anno
Dopo un anno senza governo, in Belgio si tenta di arrivare ad un nuovo esecutivo.
Il re Alberto II ha infatti dato ieri a Elio Di Rupo, leader di origini italiane dei
socialisti francofoni, l'incarico di formare il prossimo governo, a seguito delle
dimissioni del precedente il 26 aprile 2010. Di Rupo è uscito vincitore, nella Vallonia
di lingua francese, dalle elezioni del 13 giugno scorso. Nelle Fiandre di lingua fiamminga,
invece, ha trionfato il partito indipendentista N-Va, guidato da Bart De Waever. Da
allora, nessuna mediazione ha permesso di superare lo stallo. Su questo nuovo capitolo
della politica belga, Giada Aquilino ha intervistato David Coppi, giornalista
del quotidiano di Bruxelles Le Soir:
R. - E’ un
capitolo molto importante, perché le elezioni in Belgio si sono svolte ormai un anno
fa, il 13 giugno 2010: un anno è passato e la crisi è ancora in corso. Dunque, il
re ha dato l’incarico a Elio Di Rupo, forse per un ultimo tentativo, per provare a
riavvicinare il nord e il sud del Paese: i partiti fiamminghi e i partiti di lingua
francese, della Vallonia e di Bruxelles.
D. - Che possibilità ha Elio
Di Rupo di formare un governo ora?
R. - E’ molto difficile. La crisi
è molto profonda. Alle elezioni di un anno fa, nelle Fiandre, ha stravinto un partito
che si chiama N-Va, il suo leader è Bart De Waever: si tratta di un partito nazionalista-separatista
che vuole l’indipendenza delle Fiandre. Tutta la difficoltà è qui: bisogna capire
se questo partito è capace o no di gestire la situazione e di accettare che il Belgio
si mantenga con un governo. Se questo partito accetterà un compromesso, allora tutto
sarà possibile e Elio Di Rupo, probabilmente, sarà a settembre il nuovo capo del governo
in Belgio.
D. - Se invece non si dovesse giungere a un compromesso,
a un accordo, quali scenari si aprono per il Belgio?
R. - Un primo scenario
è che il governo che gestiva il Paese prima delle elezioni del giugno 2010 resti in
carica, anche se con poteri un po’ ridotti: si tratta di un governo di coalizione,
con cristiani democratici e con socialisti e il primo ministro è il cristiano democratico
fiammingo, Yves Leterme. Un altro scenario che potrebbe imporsi a questo punto è quello
delle elezioni, che in realtà porrebbero degli interrogativi: chissà che risultato
potrebbero dare nelle Fiandre; forse il partito nazionalista e separatista potrebbe
diventare ancora più forte dopo le consultazioni. (mg)