Ondata di violenze nella Nigeria del nord dopo la rielezione del presidente Jonathan
Goodluck
Oltre 800 vittime in tre giorni. A denunciarlo è l’organizzazione internazionale di
difesa dei diritti dell’uomo Human Rights Watch sugli scontri seguiti alle presidenziali
di aprile in Nigeria, che hanno riconfermato come capo dello Stato Goodluck Jonathan.
Human Rights Watch fa riferimento a “violenze sanguinose tra comunità” nel nord del
Paese e in particolare “in dodici Stati'' sui 36 del Paese più popoloso dell'Africa.
La Croce Rossa nigeriana, nei giorni scorsi, aveva parlato di 74 mila sfollati causati
dai medesimi scontri scoppiati subito dopo l’annuncio della vittoria di Goodluck Jonathan,
un cristiano del sud, sul candidato musulmano del nord, il generale Muhammadu Buhari.
La Chiesa nigeriana - come ricorda l’Agenzia Fides - aveva denunciato in diverse occasioni
quei politici che avevano incitato i nigeriani all’odio: al momento comunque mons.
John Namaza Niyiring, vescovo di Kano, nella parte settentrionale del Paese, conferma
che la situazione nella zona è calma. Sulla degenerazione delle violenze di aprile,
Giada Aquilino ha intervistato l’africanista Angelo Turco, docente di
Geografia culturale all’Università de L’Aquila:
R. - In Nigeria
la violenza è una realtà complessa perché la violenza nel Paese africano ha un aspetto
legato alla sicurezza e un aspetto di tipo politico. Quello della sicurezza è un aspetto
che riguarda la prevenzione e la repressione; e decisamente non funziona. L’abbiamo
visto con le violenze elettorali per l’elezione di Jonathan Goodluck alla presidenza
e per l’elezione dei governatorati. Questo non è casuale perché ci dà un’indicazione
forte del fatto che la violenza nel nord è stata diretta da qualcuno almeno dei responsabili
politici, che hanno dimostrato poca maturità di fronte a questo voto. Poi c’è l’aspetto
repressivo, in relazione al quale si deve tener conto della brutalità con cui le Forze
di sicurezza si pongono di fronte ai problemi di violenza, imboccando spesso strade
extralegali che arrivano fino all’omicidio.
D. – Gli scontri in Nigeria
vengono spesso frettolosamente etichettati dalla stampa come scontri a sfondo religioso.
Che tipo di violenze sono?
R. – La violenza come problema politico è
una violenza che ha una triplice sfaccettatura. La prima violenza è quella che impropriamente
viene chiamata di tipo religioso. La seconda è quella che ha che a fare con il Delta,
quindi con la conflittualità tipica legata allo sfruttamento e all’espropriazione
- come molti popoli del Delta pensano - delle risorse petrolifere. La terza violenza,
che va assunta come dato politico, è quella che ha a che fare con il settarismo degli
Stati centrali. La violenza detta impropriamente 'religiosa' in realtà ha poco a che
fare con la religione e ha un po’ di più a che fare con la lettura o l’interpretazione
politica dell’Islam, attraverso sia la volontà di applicare la sharia in alcuni Stati
del nord, sia l’apparizione di formazioni estremiste. (bf)