Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede sugli abusi: i vescovi cooperino
con le autorità civili
Un documento per aiutare i vescovi a proteggere i minori e a offrire “assistenza e
riconciliazione” alle vittime degli abusi: è questo l’obiettivo che si prefigge la
Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede scritta per agevolare
le Conferenze episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di
abuso sessuale su minori da parte di membri del clero. Viene stabilito che, entro
la fine di maggio 2012, gli episcopati di tutto il mondo inviino le proprie Linee
guida al dicastero guidato dal cardinale William Levada. Sono inoltre coinvolti nella
formulazione delle Linee i superiori maggiori degli istituti religiosi clericali,
così che non si tenga conto solo del clero diocesano. La lettera circolare è stata
pubblicata oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’attenzione
prioritaria alle vittime, la prevenzione, la formazione dei seminaristi, la cooperazione
con le autorità civili: sono tra gli orientamenti principali che, sottolinea la Lettera
circolare, dovranno strutturare le Linee guida degli episcopati nell’affrontare i
casi di abuso sessuale da parte di membri del clero. Nella Lettera indirizzata ai
vescovi di tutto il mondo, firmata dal cardinale Levada, si ricorda che questo documento
fa seguito alla pubblicazione, nel luglio scorso, della nuova versione del Motu proprio,
“Sacramentorum sanctitatis tutela” sui delitti più gravi, promulgato nel 2001 da Giovanni
Paolo II. La Lettera rammenta innanzitutto che Benedetto XVI ha dato un esempio importante
“con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale”.
Un esempio, si legge, che va seguito dai vescovi, i quali devono mostrarsi pronti
ad “ascoltare le vittime ed i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza
spirituale e psicologica”.
Il documento si sofferma quindi sulla protezione
dei minori, affinché siano assicurati “ambienti sicuri” per i giovani. Si incoraggiano
inoltre quei “programmi” già realizzati in ambito ecclesiale, volti “a riconoscere
i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate”. Altro punto è la formazione
dei futuri sacerdoti e religiosi. Si ricorda con le parole del Beato Wojtyla che “non
c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani”.
Queste parole, scrive il cardinale Levada, “richiamano alla specifica responsabilità
dei vescovi, dei superiori maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione
dei futuri sacerdoti e religiosi”. Viene dunque richiamata l’urgenza di “un corretto
discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale” dei seminaristi
e si richiede un “doveroso scambio d’informazioni” su quei candidati al sacerdozio
“che si trasferiscono da un seminario all’altro”. I vescovi sono quindi esortati a
essere vigili a “riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi
da chiunque compiuti nei confronti dei minori”. E, ancora si invitano i presuli ad
assicurare “ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso”, nel rispetto di
tutte le parti. Del resto, si ribadisce che il “chierico accusato gode della presunzione
di innocenza fino a prova contraria”.
Un paragrafo particolarmente significativo
della lettera è dedicato alla cooperazione con le autorità civili. Si rimarca che
“l’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito”
dalle autorità civili. E’ dunque importante per i vescovi “cooperare con esse nell’ambito
delle rispettive competenze”. In particolare, si legge nella lettera, “va sempre dato
seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei
crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale”.
Una collaborazione, si aggiunge, che riguarda tutto “il personale religioso o laico
che opera nelle strutture ecclesiastiche”. La Lettera presenta quindi un breve resoconto
della legislazione canonica in vigore sul delitto di abuso sessuale su minori da parte
di membri del clero. Due pagine in cui emerge l’impegno congiunto prima di Giovanni
Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger, quindi di Benedetto XVI nell’affrontare
questa piaga in modo appropriato. Si ricorda, in particolare, che la competenza per
l’indagine preliminare spetta ai vescovi e superiori maggiori e che, in caso di accusa
credibile, la trattazione del caso spetta alla Congregazione per la Dottrina della
Fede. Si richiamano inoltre le misure canoniche e le pene ecclesiastiche che possono
essere applicate ai colpevoli, compresa la dimissione dallo stato clericale.
La
Lettera si chiude con una serie di indicazioni che sottolineano innanzitutto la responsabilità
primaria di vescovi e superiori maggiori. Viene ribadita la necessità di offrire assistenza
alle vittime, di trattare con rispetto il denunciante e garantire la privacy e la
buona fama delle persone e di tener nel dovuto conto le leggi civili del Paese. Infine,
si esclude il ritorno del sacerdote o religioso al ministero pubblico, “in caso di
pericolo per i minori o scandalo della comunità”. La Circolare, commenta in una nota
padre Federico Lombardi, rappresenta “un nuovo passo molto importante per promuovere
in tutta la Chiesa la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di rispondere
nel modo più efficace e lungimirante alla piaga degli abusi sessuali da parte di membri
del clero”. In tal modo, osserva il direttore della Sala Stampa Vaticana si potrà
rinnovare “la piena credibilità della testimonianza e della missione educativa della
Chiesa”, contribuendo “a creare nella società in generale quegli ambienti educativi
sicuri di cui vi è urgente bisogno”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti,
padre Federico Lombardi ha sottolineato che la Lettera circolare serve a dare “un
comune denominatore sostanziale” per le linee guida delle diverse Conferenze episcopali.
Anche la Cei, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana “ne terrà conto” dato
che al momento, in Italia, “non esiste un documento di questa natura” come accade
invece per molti Paesi anglofoni. Padre Lombardi ha poi risposto sul doloroso caso
del sacerdote genovese accusato di abusi su minori. L’intervento del cardinale Bagnasco,
ha affermato, “è stato tempestivo e molto apprezzato dall’opinione pubblica italiana”
ed “era esattamente quello che si poteva fare come intervento immediato”.