2011-05-16 15:14:53

Davanti al giudice il direttore generale del Fmi, accusato di violenza sessuale


Comparirà oggi davanti al giudice il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, arrestato sabato a New York con l’accusa di violenza sessuale. In nottata è stato portato in una clinica, per essere sottoposto ad ulteriori analisi di verifica del Dna. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Ad accusare Strauss-Kahn la cameriera dell’hotel di lusso nel quale alloggiava a New York; la donna racconta di essere stata violentata mentre stava pulendo la sua camera. Ricostruzione fornita agli inquirenti anche durante il riconoscimento, avvenuto nella notte. Non crede ad una sola parola, però, la moglie dell’economista, così come sono in tanti a parlare di complotto; Strauss-Kahn, infatti, avrebbe lasciato nel giro di qualche settimana la poltrona più alta del Fondo per iniziare la campagna elettorale per le presidenziali francesi. Sarebbe stato lui, infatti, lo sfidante di Sarkozy nella corsa all’Eliseo. E, intanto, spunta un secondo caso di molestie: la scrittrice e giornalista francese, Tristane Banon, ha fatto sapere che denuncerà Strauss Kahn per un tentativo di stupro subito nel 2002. Ma ora a preoccupare maggiormente sono soprattutto le ricadute economiche di questa uscita di scena così traumatica, nonostante la Commissione Europea abbia tranquillizzato tutti, dicendo che il suo arresto "non avrà alcun impatto in corso sui programmi dell'Fmi". A temere i danni maggiori sono soprattutto Grecia e Portogallo, per i cui piani di salvataggio Strauss-Kahn aveva fatto non poco. Sulle possibili ricadute in ambito europeo, sentiamo l’analisi di Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:

R. - La struttura del Fondo e non solo la persona rimane molto importante. Il Fondo è un’istituzione nata insieme alla Banca Mondiale nel ’44, e in questi ultimi 60 anni è stata spesso decisiva per aiutare i Paesi a correggere gli errori passati. Inizialmente la Merkel non voleva il Fondo in Europa - lo subiva come un’umiliazione - però è stato utile in questo anno. Quindi il problema della scomparsa dalla scena, ormai certa, di Strauss-Kahn, comunque vada a finire il suo processo a New York, indebolisce temporaneamente il Fondo. Risulta, però, che sono già alla ricerca di un sostituto.

D. - Strauss-Kahn si è trovato a guidare il Fondo Monetario Internazionale proprio nel momento in cui è stato travolto dall’ondata di piena della crisi internazionale. Quali sono stati i suoi maggiori meriti, secondo lei?

R. - Certamente quello di avere rivitalizzato il Fondo. Il personaggio ha delle doti, non è un criminale comune, e quindi ha saputo, con la sua leadership, con il suo prestigio, con la sua capacità di intervenire con uno staff di primo ordine, far ripartire alla grande il Fondo monetario.

D. - Bisogna dire anche che nel corso della sua guida, Strauss-Kahn ha anche denunciato più volte le diseguaglianze sociali. Questo è un altro suo merito…

R. - Diciamo che si è trattato un po’ di prepotenza, perché in teoria c’è l’altro strumento internazionale, la Banca Mondiale, che dovrebbe occuparsi esplicitamente dei Paesi in ritardo. Strauss-Kahn ha mantenuto al Fondo una leadership politica. Anche perché è ancora giovane - ha 62 anni – ed era chiaro che intendeva il Fondo come una poltrona di passaggio. Tutti sapevano che probabilmente, entro un mese o due, si sarebbe dimesso per dedicarsi alla campagna elettorale per la corsa all’Eliseo. Questa è evidentemente un’altra cosa che oramai è tramontata.

D. - Ci possiamo attendere problemi per la tenuta dell’euro?

R. - Un euro anche un pochino più debole potrebbe solo far comodo a qualche Paese in Europa. Io non giudico mai il mercato dei cambi come la pagella. Il problema vero è portare ad un tavolo definitivo il negoziato che è iniziato da un anno e mezzo con Grecia, Irlanda e Portogallo e chiudere lì con il dovuto buon senso. Non si può pretendere che chi ha fatto errori in dieci anni li corregga tutti in due. E’ chiaro che ci vorrà un piano di più lungo periodo ed è anche chiaro che i mercati al momento non ci credono e che mantengono la pressione. Questo sarebbe stato vero, anche se Strauss-Kahn non avesse fatto i pasticci che ha fatto. (ap)







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