Davanti al giudice il direttore generale del Fmi, accusato di violenza sessuale
Comparirà oggi davanti al giudice il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale,
Dominique Strauss-Kahn, arrestato sabato a New York con l’accusa di violenza sessuale.
In nottata è stato portato in una clinica, per essere sottoposto ad ulteriori analisi
di verifica del Dna. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Ad accusare
Strauss-Kahn la cameriera dell’hotel di lusso nel quale alloggiava a New York; la
donna racconta di essere stata violentata mentre stava pulendo la sua camera. Ricostruzione
fornita agli inquirenti anche durante il riconoscimento, avvenuto nella notte. Non
crede ad una sola parola, però, la moglie dell’economista, così come sono in tanti
a parlare di complotto; Strauss-Kahn, infatti, avrebbe lasciato nel giro di qualche
settimana la poltrona più alta del Fondo per iniziare la campagna elettorale per le
presidenziali francesi. Sarebbe stato lui, infatti, lo sfidante di Sarkozy nella corsa
all’Eliseo. E, intanto, spunta un secondo caso di molestie: la scrittrice e
giornalista francese, Tristane Banon, ha fatto sapere che denuncerà Strauss Kahn per
un tentativo di stupro subito nel 2002. Ma ora a preoccupare maggiormente sono
soprattutto le ricadute economiche di questa uscita di scena così traumatica, nonostante
la Commissione Europea abbia tranquillizzato tutti, dicendo che il suo arresto "non
avrà alcun impatto in corso sui programmi dell'Fmi". A temere i danni maggiori
sono soprattutto Grecia e Portogallo, per i cui piani di salvataggio Strauss-Kahn
aveva fatto non poco. Sulle possibili ricadute in ambito europeo, sentiamo l’analisi
di Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso
l’Università Cattolica di Milano:
R. - La struttura del Fondo e non
solo la persona rimane molto importante. Il Fondo è un’istituzione nata insieme alla
Banca Mondiale nel ’44, e in questi ultimi 60 anni è stata spesso decisiva per aiutare
i Paesi a correggere gli errori passati. Inizialmente la Merkel non voleva il Fondo
in Europa - lo subiva come un’umiliazione - però è stato utile in questo anno. Quindi
il problema della scomparsa dalla scena, ormai certa, di Strauss-Kahn, comunque vada
a finire il suo processo a New York, indebolisce temporaneamente il Fondo. Risulta,
però, che sono già alla ricerca di un sostituto.
D. - Strauss-Kahn si
è trovato a guidare il Fondo Monetario Internazionale proprio nel momento in cui è
stato travolto dall’ondata di piena della crisi internazionale. Quali sono stati i
suoi maggiori meriti, secondo lei?
R. - Certamente quello di avere rivitalizzato
il Fondo. Il personaggio ha delle doti, non è un criminale comune, e quindi ha saputo,
con la sua leadership, con il suo prestigio, con la sua capacità di intervenire con
uno staff di primo ordine, far ripartire alla grande il Fondo monetario.
D.
- Bisogna dire anche che nel corso della sua guida, Strauss-Kahn ha anche denunciato
più volte le diseguaglianze sociali. Questo è un altro suo merito…
R.
- Diciamo che si è trattato un po’ di prepotenza, perché in teoria c’è l’altro strumento
internazionale, la Banca Mondiale, che dovrebbe occuparsi esplicitamente dei Paesi
in ritardo. Strauss-Kahn ha mantenuto al Fondo una leadership politica. Anche perché
è ancora giovane - ha 62 anni – ed era chiaro che intendeva il Fondo come una poltrona
di passaggio. Tutti sapevano che probabilmente, entro un mese o due, si sarebbe dimesso
per dedicarsi alla campagna elettorale per la corsa all’Eliseo. Questa è evidentemente
un’altra cosa che oramai è tramontata.
D. - Ci possiamo attendere problemi
per la tenuta dell’euro?
R. - Un euro anche un pochino più debole potrebbe
solo far comodo a qualche Paese in Europa. Io non giudico mai il mercato dei cambi
come la pagella. Il problema vero è portare ad un tavolo definitivo il negoziato che
è iniziato da un anno e mezzo con Grecia, Irlanda e Portogallo e chiudere lì con il
dovuto buon senso. Non si può pretendere che chi ha fatto errori in dieci anni li
corregga tutti in due. E’ chiaro che ci vorrà un piano di più lungo periodo ed è anche
chiaro che i mercati al momento non ci credono e che mantengono la pressione. Questo
sarebbe stato vero, anche se Strauss-Kahn non avesse fatto i pasticci che ha fatto.
(ap)