Nelle piazze italiane l’iniziativa Focsiv: per denunciare gli squilibri alimentari
tra i Paesi del mondo
“Abbiamo Riso per una cosa seria”: ieri e oggi è ritornata nelle principali piazze
italiane l’iniziativa della Focsiv, Federazione degli organismi cristiani di volontariato
internazionale, in collaborazione con la Coldiretti. L’obiettivo è il finanziamento
di 23 progetti, in diversi Paesi poveri del mondo, a sostegno della produzione e dell’accesso
al cibo della popolazione locale. A fronte di 5 euro di donazione, i volontari della
Federazione offriranno un pacco di riso prodotto in Italia. Ma a quale realtà vuol
sensibilizzare questa campagna? Lo spiega, nell’intervista di Adriana Masotti,Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv.
R. – Fondamentalmente,
è un’iniziativa che vuole rispondere al mancato diritto di quel miliardo di persone
– questi sono i dati della Fao – che ancora oggi non ha accesso al cibo in quantità
e qualità sufficiente, in particolare nei Paesi africani e nei Paesi del Sud del mondo
…
D. – Ma quali sono le cause principali della fame e della malnutrizione,
oggi?
R. – Penso che ci siano molte cause, anche se in particolare se
ne riconoscono tre. La prima è una situazione geograficamente svantaggiata a causa
del clima e soprattutto a causa dei cambiamenti climatici che colpiscono i Paesi poveri,
che impediscono una crescita delle produzioni agricole. La seconda riguarda le speculazioni
finanziarie: per la prima volta in questo 2011 si è ripetuta la crisi che si era prodotta
nel 2007 sui prezzi delle derrate alimentari. Gli speculatori hanno investito, con
operazioni appunto speculative, sui prezzi del mercato mondiale delle derrate alimentari,
causando un’impennata dei prezzi che ha ridotto ulteriormente la possibilità dei poveri
della terra di acquistare il cibo e gli alimenti sufficienti. E la terza causa risiede
nelle politiche commerciali ingiuste, in particolare quelle che sostengono le agricolture
del Nord, sussidiando le esportazioni delle eccedenze agricole ed invadendo così i
mercati dei Paesi in via di sviluppo a prezzi di sottocosto, e quindi facendo una
concorrenza sleale nei confronti dei prodotti di questi Paesi.
D. –
Ventitre i progetti che la raccolta Focsiv intende finanziare. Ci fa qualche esempio?
R.
– La distribuzione del riso nelle piazze, che Focsiv promuove in queste giornate,
è intesa proprio a sostenere 23 progetti di accompagnamento di piccoli agricoltori
nei Paesi del Sud del mondo. Sono progetti di sostegno di cooperative agricole nella
Repubblica democratica del Congo, di formazione di cooperative di donne in Bolivia,
nell’America Latina, o ancora sono progetti che sostengono la formazione di agricoltori
nel Sudest asiatico. Investire nel sostegno all’agricoltura è oggi – secondo Focsiv
– una delle vie maestre anche per garantire lo sviluppo di questi Paesi.
D.
– Ed è un modo anche per reagire al fenomeno dell’immigrazione che tanto ci spaventa
…
R. – Ma certo! Noi sentiamo continuamente dire che per regolamentare
i flussi migratori bisogna incentivare una vita dignitosa e il rispetto dei diritti
umani in questi Paesi, ma purtroppo continuiamo a constatare altrettanto che nulla
viene fatto per rafforzare ed incrementare la cooperazione internazionale e per promuovere
un auto sviluppo delle comunità e delle popolazioni locali che consenta loro di poter
avere condizioni di vita dignitose nei propri Paesi d’origine, e di conseguenza si
obbligano queste popolazioni a migrare, spesso intraprendendo viaggi che sono contro
ogni speranza. Sostenendo questi progetti, invece, noi vorremmo proprio fornire uno
stimolo anche alle autorità, ai governi e alle istituzioni internazionali per tradurre
in atti concreti quelle promesse che si continuano a fare in linea teorica. Bisogna
investire in questi Paesi non tanto per impedire che queste popolazioni migrino dai
loro Paesi d’origine, quanto piuttosto – come afferma la Dottrina sociale della Chiesa
– per garantire a tutti la possibilità di scegliere dove passare la propria vita,
quindi dare a tutti la possibilità di avere una vita dignitosa anche nel proprio Paese
d’origine. (gf)