2011-05-15 14:23:23

Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: la proposta della Chiesa italiana


Per l’odierna Giornata di preghiera per le vocazioni, la Chiesa italiana propone una riflessione su una frase tratta dal Vangelo sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. Quasi un invito a verificare i doni ricevuti e che a volte non siamo capaci di valorizzare. Ascoltiamo in proposito don Filippo Tomaselli, ordinatore del Centro regionale per le vocazioni della Lombardia, nell’intervista di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – Sì, è ancora largamente diffusa l’idea che la vocazione sia un progetto di Dio, che ci viene in qualche modo calato dall’alto. Mentre invece anche la recente riflessione teologica ci porta a comprendere come la vocazione stia innanzitutto nella scoperta di quei pani che ci portiamo nel paniere, che è il nostro cuore. In fondo, la risposta alla propria chiamata parte dalla riscoperta dei propri talenti, delle proprie qualità, che può sembrare poco, come sembravano pochi i cinque pani e i due pesci di quel giovinetto, eppure affidati al Signore possono diventare davvero molto.

D. – Ho trovato proprio sul sito del seminario di Bergamo una frase di don Tonino Bello, che diceva che la chiamata vocazionale è una scommessa sulla nostra povertà. Cosa significa?

R. – Dio dimostra la sua grandezza proprio perché sa servirsi del nostro poco, del nostro niente, della nostra povertà. Non occorre essere uomini perfetti per poter contribuire a rendere migliore il mondo, occorre semplicemente mettere le proprie mani vuote a servizio di Dio. Mi viene in mente una frase del “Diario di un curato di campagna” di Bernanos, che dice: “E’ bello poter dare agli altri ciò che non si possiede, mistero delle nostre mani vuote”. Io credo che sia questa la scommessa sulla povertà: un Dio che si serve di persone con i loro limiti, con i loro difetti ed è proprio capace con loro di costruire qualcosa di grande.

D. – Nel messaggio per questa giornata, il Papa scrive che siamo in un tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da altre voci. La proposta di seguirlo, donando la propria vita, sembra troppo difficile. Lei, come direttore di un centro diocesano per le vocazioni, verifica questa situazione?

R. – Io mi sto accorgendo in questi anni, che sto dedicando al ministero dell’accompagnamento vocazionale, che Dio non ha smesso di chiamare ed è ancora capace di suscitare sogni grandi. Certamente oggi il contesto in cui viviamo non facilita una risposta piena, totale, definitiva. Quindi, certamente mi ritrovo benissimo con quanto il Papa ha sottolineato un po’ a tutta la Chiesa nel suo messaggio, anche se vorrei poter condividere con voi e con gli ascoltatori il mio ottimismo sul fatto di quanto il Signore sia ancora capace di suscitare entusiasmi e sogni grandi.

D. – Comunque, questa giornata ci ricorda che si parte sempre, e lo dice anche il Papa nel messaggio per questa giornata, dalla preghiera...

R. – Esattamente! La pastorale vocazionale non è innanzitutto una serie di tecniche raffinate di animazione o di proposta, ma è qualcosa di molto vicino a un miracolo, che quindi chiede di essere coltivato, accompagnato in un clima orante. E’ proprio per questo che in questa settimana, in diocesi, non ci stiamo preoccupando solamente di organizzare iniziative, ma stiamo andando in tutti i monasteri proprio per pregare. E’ lì che nasce la pastorale vocazionale. (ap)







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