Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: la proposta della Chiesa italiana
Per l’odierna Giornata di preghiera per le vocazioni, la Chiesa italiana propone una
riflessione su una frase tratta dal Vangelo sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci:
“Quanti pani avete? Andate a vedere”. Quasi un invito a verificare i doni ricevuti
e che a volte non siamo capaci di valorizzare. Ascoltiamo in proposito don Filippo
Tomaselli, ordinatore del Centro regionale per le vocazioni della Lombardia, nell’intervista
di Fabio Colagrande:
R. – Sì,
è ancora largamente diffusa l’idea che la vocazione sia un progetto di Dio, che ci
viene in qualche modo calato dall’alto. Mentre invece anche la recente riflessione
teologica ci porta a comprendere come la vocazione stia innanzitutto nella scoperta
di quei pani che ci portiamo nel paniere, che è il nostro cuore. In fondo, la risposta
alla propria chiamata parte dalla riscoperta dei propri talenti, delle proprie qualità,
che può sembrare poco, come sembravano pochi i cinque pani e i due pesci di quel giovinetto,
eppure affidati al Signore possono diventare davvero molto.
D. – Ho
trovato proprio sul sito del seminario di Bergamo una frase di don Tonino Bello, che
diceva che la chiamata vocazionale è una scommessa sulla nostra povertà. Cosa significa?
R.
– Dio dimostra la sua grandezza proprio perché sa servirsi del nostro poco, del nostro
niente, della nostra povertà. Non occorre essere uomini perfetti per poter contribuire
a rendere migliore il mondo, occorre semplicemente mettere le proprie mani vuote a
servizio di Dio. Mi viene in mente una frase del “Diario di un curato di campagna”
di Bernanos, che dice: “E’ bello poter dare agli altri ciò che non si possiede, mistero
delle nostre mani vuote”. Io credo che sia questa la scommessa sulla povertà: un Dio
che si serve di persone con i loro limiti, con i loro difetti ed è proprio capace
con loro di costruire qualcosa di grande.
D. – Nel messaggio per questa
giornata, il Papa scrive che siamo in un tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata
da altre voci. La proposta di seguirlo, donando la propria vita, sembra troppo difficile.
Lei, come direttore di un centro diocesano per le vocazioni, verifica questa situazione?
R.
– Io mi sto accorgendo in questi anni, che sto dedicando al ministero dell’accompagnamento
vocazionale, che Dio non ha smesso di chiamare ed è ancora capace di suscitare sogni
grandi. Certamente oggi il contesto in cui viviamo non facilita una risposta piena,
totale, definitiva. Quindi, certamente mi ritrovo benissimo con quanto il Papa ha
sottolineato un po’ a tutta la Chiesa nel suo messaggio, anche se vorrei poter condividere
con voi e con gli ascoltatori il mio ottimismo sul fatto di quanto il Signore sia
ancora capace di suscitare entusiasmi e sogni grandi.
D. – Comunque,
questa giornata ci ricorda che si parte sempre, e lo dice anche il Papa nel messaggio
per questa giornata, dalla preghiera...
R. – Esattamente! La pastorale
vocazionale non è innanzitutto una serie di tecniche raffinate di animazione o di
proposta, ma è qualcosa di molto vicino a un miracolo, che quindi chiede di essere
coltivato, accompagnato in un clima orante. E’ proprio per questo che in questa settimana,
in diocesi, non ci stiamo preoccupando solamente di organizzare iniziative, ma stiamo
andando in tutti i monasteri proprio per pregare. E’ lì che nasce la pastorale vocazionale.
(ap)