Tripoli accusa: leader religiosi uccisi dai raid. Imam minaccia l'Italia e i Paesi
coinvolti negli attacchi
Sempre delicata la situazione in Libia. All’indomani della nuova sfida all’Occidente
lanciata da Gheddafi, il regime di Tripoli continua ad accusare la Nato di provocare
vittime civili nei suoi raid aerei. La cronaca nel servizio di Eugenio Bonanata:
L’attacco
finito sotto accusa è quello di Brega, avvenuto ieri. La Nato ha ribadito che è stato
colpito un bunker, esprimendo comunque rammarico per eventuali vittime civili innocenti:
un fatto al momento impossibile da confermare, si legge in un comunicato. Il regime,
invece, attraverso la tv di Stato, ha mostrato le immagini di alcuni cadaveri, precisando
che si tratta di 11 leader religiosi riunitisi in preghiera nell’edificio che è andato
distrutto. Proprio per questo oggi, in una conferenza stampa a Tripoli, un imam, rivolgendosi
ai Paesi della coalizione, ha minacciato migliaia di morti. Da Parigi, Il ministro
degli Esteri francese, Juppè, ha chiesto di intensificare la pressione militare su
Gheddafi, considerandolo finito. Ieri però, in un audiomessaggio, il Colonnello è
tornato a sfidare l’Occidente dicendo “sono in un posto dove non potete raggiungermi”.
La notizia del suo ferimento e della sua dipartita da Tripoli, diffusa dal titolare
della Farnesina, Franco Frattini, è stata smentita dal nunzio apostolico nella capitale
libica, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:
"Davanti a un giornalista
che mi chiedeva se era ferito o meno, io ho semplicemente risposto: dopo l’esperienza
difficile accanto al figlio che è morto avrà subito dei turbamenti - può essere anche
un ferimento - ma non ho mai affermato che è stato ferito in una forma grave o che
sia morto, assolutamente! Io credo sia ancora a Tripoli, non ho elementi per affermare
che sia andato all’estero e che sta in buona salute".
Gheddafi deve
restare nella capitale altrimenti perderà il controllo della città e del Paese: ne
è convinto l’ex governatore della Banca centrale libica, secondo il quale il regime
avrà altri tre mesi di vita al massimo: la lealtà dei degli uomini del rais – afferma
– comincia a vacillare. Intanto, rappresentanti dei ribelli oggi sono in Francia dopo
aver incassato il titolo di “interlocutori legittimi” da parte degli Stati Uniti,
che però considerano ancora prematuro il riconoscimento ufficiale dell’organismo.