2011-05-13 14:28:25

India: no della Corte Suprema alla revisione delle sentenze sulla strage di Bhopal


I sopravvissuti, gli ammalati e i parenti delle vittime della catastrofe ambientale di Bhopal, in India, hanno accolto con grande sconforto e delusione la decisione, presa due giorni fa dalla Corte Suprema, di respingere la possibilità di rivedere le sentenze emesse l’anno scorso contro i sette dirigenti indiani della fabbrica di pesticidi a soli due anni di detenzione e multe irrisorie. “È stata una giornata cupa per Bhopal, una giornata nera per la giustizia, per le vittime passate e presenti” ha commentato all'agenzia Misna, Rachna Dhingra, attivista del ‘Bhopal group for information and action”, a nome delle associazioni di sopravissuti e ammalati che l’altro ieri a Bhopal hanno manifestato il loro malcontento. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, dallo stabilimento di produzione di pesticidi dell’azienda statunitense ‘Union Carbide’, in seguito a anni di negligenze, si sprigionò una nube tossica che causò la morte immediata di circa 3500 persone, altre 20.000 nei giorni successivi. Bhopal viene spesso indicato come il più grave scandalo industriale della storia, anche per le conseguenze dell’intossicazione prolungate nel tempo: decine di migliaia di persone soffrono di malattie o malformazioni e numerosi bambini sono nati con handicap in seguito all’avvelenamento delle madri, diventando una nuova generazione di vittime di Bhopal. I sette dirigenti indiani della fabbrica furono inizialmente accusati di omicidio colposo ma nel 1996 la Corte suprema ridusse i capi d’accusa. L’anno scorso erano stati condannati per negligenza a una pena massima di due anni di carcere, suscitando sgomento tra le vittime. I condannati, tutti anziani, sono stati liberati su cauzione. Le associazioni di vittime fecero pressione sul governo per ottenere una nuova valutazione da parte della Corte suprema. Ieri, la Corte ha rifiutato di riaprire il caso, sostenendo che il governo aveva aspettato troppo tempo per contestare i verdetti. I responsabili statunitensi della Union Carbide non sono mai stati giudicati. Nel 1989, l’azienda patteggiò con il governo indiano il pagamento di 470 milioni di dollari. (M.G.)







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