2011-05-13 14:55:37

Giornata di studio e riflessione a Roma a 1.600 anni dalla Conferenza di Cartagine


Promuovere l’unità della Chiesa e coltivare il dialogo interreligioso: sono gli obiettivi che hanno spinto La Nuova Biblioteca Agostiniana, la casa editrice Città Nuova e il Centro di Studi Agostiniani ad organizzare oggi alla Biblioteca Angelica di Roma una giornata di studio e riflessione a 1.600 anni dalla Conferenza di Cartagine. Ponendo fine allo scisma donatista che lacerò la Chiesa africana fra il IV e V secolo, l’assise del 411, che ebbe tra i protagonisti Sant’Agostino, resta un esempio di dialogo volto alla ricerca della verità. Ma com’è nato il donatismo e quale insegnamento trarre oggi dall’esperienza della Chiesa africana dei primi secoli? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Nello Cipriani, docente dell’Istituto Patristico Augustinianum:RealAudioMP3

R. – Lo scisma nacque alcuni anni dopo la grande persecuzione di Diocleziano, durante la quale molti cristiani – anche appartenenti al clero – avevano apostatato, consegnando alle autorità i Libri Sacri. Quando, alla fine dell’anno 311, a Cartagine fu ordinato vescovo Ceciliano, un gruppo di oppositori interni chiamò i vescovi della Numidia che si recarono a Cartagine e deposero il vescovo accusandolo di avere consegnato i Libri Sacri, e ordinando quindi un altro vescovo. Lo scisma assunse subito grandi proporzioni, perché i vescovi della Numidia si affrettarono ad ordinare ovunque vescovi favorevoli alla loro decisione. Ma lo scisma si sviluppò anche per altre ragioni, a cominciare dalla politica niente affatto lineare degli imperatori che alternarono fasi di repressione a fasi di tolleranza. Altri motivi furono di carattere sociale: basti accennare alle violenze compiute dai circoncellioni e alle ribellioni di alcuni capi della Kabilia appoggiati da alcuni vescovi donatisti.

D. – Su cosa insistevano i donatisti?

R. – Poiché i cristiani di tutto il mondo erano in comunione con il vescovo cattolico di Cartagine, erano tutti considerati contagiati dal peccato di apostasia. Perciò, secondo i donatisti, dovevano essere tutti ribattezzati ed evitati come “traditores”.

D. – In che modo intervenne Agostino?

R. – Sant’Agostino si batté per il raggiungimento della pace e dell’unità. Era convinto che con il dialogo si potesse portare tutti al riconoscimento della verità. Dietro il suo impulso, l’episcopato cattolico si mosse sulla stessa linea, ottenendo finalmente la Conferenza di Cartagine nel 411, che segnò il tramonto del donatismo.

D. – Quale insegnamento per oggi?

R. – Da Sant’Agostino, anche ai cristiani dei nostri tempi viene un forte invito ad amare l’unità della Chiesa. Diceva: “Occorre rimanere aperti al dialogo, pronti a riconoscere ciò che di vero e di buono si trova nei fratelli separati, perché solo il rispetto reciproco è garanzia di pace”. (gf)







All the contents on this site are copyrighted ©.