Giornata di studio e riflessione a Roma a 1.600 anni dalla Conferenza di Cartagine
Promuovere l’unità della Chiesa e coltivare il dialogo interreligioso: sono gli obiettivi
che hanno spinto La Nuova Biblioteca Agostiniana, la casa editrice Città Nuova e il
Centro di Studi Agostiniani ad organizzare oggi alla Biblioteca Angelica di Roma una
giornata di studio e riflessione a 1.600 anni dalla Conferenza di Cartagine. Ponendo
fine allo scisma donatista che lacerò la Chiesa africana fra il IV e V secolo, l’assise
del 411, che ebbe tra i protagonisti Sant’Agostino, resta un esempio di dialogo volto
alla ricerca della verità. Ma com’è nato il donatismo e quale insegnamento trarre
oggi dall’esperienza della Chiesa africana dei primi secoli? Tiziana Campisi
lo ha chiesto a padre Nello Cipriani, docente dell’Istituto Patristico Augustinianum:
R. – Lo scisma
nacque alcuni anni dopo la grande persecuzione di Diocleziano, durante la quale molti
cristiani – anche appartenenti al clero – avevano apostatato, consegnando alle autorità
i Libri Sacri. Quando, alla fine dell’anno 311, a Cartagine fu ordinato vescovo Ceciliano,
un gruppo di oppositori interni chiamò i vescovi della Numidia che si recarono a Cartagine
e deposero il vescovo accusandolo di avere consegnato i Libri Sacri, e ordinando quindi
un altro vescovo. Lo scisma assunse subito grandi proporzioni, perché i vescovi della
Numidia si affrettarono ad ordinare ovunque vescovi favorevoli alla loro decisione.
Ma lo scisma si sviluppò anche per altre ragioni, a cominciare dalla politica niente
affatto lineare degli imperatori che alternarono fasi di repressione a fasi di tolleranza.
Altri motivi furono di carattere sociale: basti accennare alle violenze compiute dai
circoncellioni e alle ribellioni di alcuni capi della Kabilia appoggiati da alcuni
vescovi donatisti.
D. – Su cosa insistevano i donatisti?
R.
– Poiché i cristiani di tutto il mondo erano in comunione con il vescovo cattolico
di Cartagine, erano tutti considerati contagiati dal peccato di apostasia. Perciò,
secondo i donatisti, dovevano essere tutti ribattezzati ed evitati come “traditores”.
D.
– In che modo intervenne Agostino?
R. – Sant’Agostino si batté per il
raggiungimento della pace e dell’unità. Era convinto che con il dialogo si potesse
portare tutti al riconoscimento della verità. Dietro il suo impulso, l’episcopato
cattolico si mosse sulla stessa linea, ottenendo finalmente la Conferenza di Cartagine
nel 411, che segnò il tramonto del donatismo.
D. – Quale insegnamento
per oggi?
R. – Da Sant’Agostino, anche ai cristiani dei nostri tempi
viene un forte invito ad amare l’unità della Chiesa. Diceva: “Occorre rimanere aperti
al dialogo, pronti a riconoscere ciò che di vero e di buono si trova nei fratelli
separati, perché solo il rispetto reciproco è garanzia di pace”. (gf)