Capitali illeciti: il continente più colpito è l'Africa
L’Africa è la regione più colpita dalle esportazioni illecite di capitali che finiscono
nelle grandi banche e nei paradisi fiscali: lo conferma uno studio commissionato dall’Onu
e presentato durante un vertice sui Paesi meno sviluppati (Least Developed Countries,
Ldc) in corso nella città turca di Istanbul. Secondo il rapporto ripreso dall'agenzia
Misna, l’Africa vale il 69% dei flussi di capitali illeciti provenienti dai 48 Paesi
classificati come meno sviluppati, cioè con un reddito pro capite annuo inferiore
ai 745 dollari. Nel periodo preso in considerazione nello studio, tra il 1990 e il
2008, le esportazioni illegali di capitali dalle regioni più povere hanno raggiunto
un valore di 197 miliardi di dollari. Dietro il Bangladesh, il Paese più colpito dal
fenomeno con quasi 35 miliardi perduti, ci sono Angola (34 miliardi), Lesotho (17),
Ciad (15), Yemen (12), Nepal (9), Uganda (9), Myanmar (8,5), Etiopia (8,5) e Zambia
(7). Nello studio, curato dall’associazione con sede negli Stati Uniti Global Financial
Integrity (Gfi), si sostiene che i fondi sono esportati per lo più attraverso fatturazioni
gonfiate di operazioni commerciali. La crescita degli scambi a livello internazionale,
questa la tesi, ha favorito distorsioni legate spesso alla corruzione delle classi
dirigenti. Secondo il rapporto, le risorse trafugate dai Paesi poveri hanno compromesso
un cammino di sviluppo economico e sociale. Lo studio è stato presentato durante un
vertice che, fino a questa sera, riunisce a Istanbul i rappresentanti di 33 Stati
africani e 14 asiatici con l’aggiunta di Haiti. Prima della conclusione dei lavori
dovrebbe essere approvato un piano d’azione Onu di durata decennale a sostegno dei
Paesi poveri. Il documento subentrerà a quello concordato nel 2001 a Bruxelles, sede
dell’ultimo vertice di questo tipo. (R.P.)