Benin: celebrati i 150 anni dell’evangelizzazione del Paese
Circa 30 mila fedeli hanno partecipato alla Messa per i 150 anni di evangelizzazione
del Benin. Le dieci diocesi del Paese erano presenti con i loro vescovi, con più di
400 preti locali, innumerevoli catechisti, donne e uomini impegnati a livelli diversi.
Anche la presenza di alcuni vescovi dei Paesi vicini è stata significativa, perché
dall’antico Dahomey è partita l’evangelizzazione, stabile e duratura, anche del Ghana,
del Togo, della Nigeria, del Niger. La celebrazione si è tenuta il 18 aprile 2011
a Ouidah, alla presenza del Presidente della Repubblica Boni Yaji. Il 16 aprile 1861
sbarcarono ad Ouidah lo spagnolo padre Francisco Fernandez e l'italiano padre Francesco
Borghero, della Società delle Missioni Africane, cui era stato affidato l'appena eretto
— 28 agosto 1860 — vicariato apostolico del Dahomey. Secondo quanto racconta all’agenzia
Fides padre Renzo Mandirola (Sma) “il Benin, l’ex Dahomey, era il luogo dove voleva
andare mons. de Marion Brésillac. L’aveva chiesto e richiesto tante volte, si era
informato con cura, ne aveva parlato e aveva preparato quella partenza” ricorda padre
Mandirola. “Ma il suo desiderio non si avverò. I giornali dell’epoca parlavano molto
del Dahomey a seguito dei sacrifici umani che vi si compivano e così la Santa Sede
decise di affidargli il vicariato della Sierra Leone, considerato più sicuro. Ma la
sicurezza, lo sappiamo, è una realtà a volte aleatoria. Quaranta giorni dopo il suo
arrivo, mons. Brésillac muore, a Freetown: non aveva neanche 46 anni. Ancora giovane
per morire, già vecchio per la febbre gialla”. Padre Mandirola sottolinea che “il
virus del Dahomey” aveva comunque contagiato l’appena nata Sma e padre Planque lo
farà presente alla Santa Sede: “Anche quando il vicariato apostolico di Sierra Leone
ci fu offerto e mons. de Brésillac l'accettò, non abbiamo mai perso di vista che è
il Dahomey che ha fatto nascere la nostra Congregazione. Da quel momento e fino ad
oggi la storia e la vita della Sma s’intrecciano con quella di questo Paese: storia
ininterrotta di impegno e di sofferenza, di grandezza e di miserie, di fedeltà e di
debolezze” conclude padre Mandirola. (R.P.)