2011-05-12 14:08:47

Sri Lanka: nuovo appello del vescovo di Jaffna per i profughi nel nord del Paese


Resta difficile nello Sri Lanka la situazione per migliaia di profughi: nonostante il lungo conflitto civile durato venticinque anni sia da tempo cessato, nel nord del Paese grandi masse di popolazione vivono ancora in condizioni precarie. Un nuovo appello al Governo per porre in atto gli interventi necessari a consentire il ritorno nei luoghi di origine delle persone sfollate per la guerra è stato lanciato dal vescovo di Jaffna, Thomas Savundaranayagam, che ha potuto compiere una visita nei remoti campi di soccorso sparsi, spesso, nelle zone più impervie della giungla. «Dopo anni di vita nei campi di soccorso - ha sottolineato il presule ripreso da L'Osservatore Romano - i profughi hanno nostalgia dei loro villaggi». Le operazioni di rientro degli sfollati nei villaggi, secondo le autorità civili, sono rallentate dalla presenza di un considerevole numero di mine abbandonate durante i combattimenti che hanno viste contrapposte le forze governative a quelle delle Tigri tamil. Attualmente, secondo le stime, sarebbero circa 1.500 i militari e i volontari di varie organizzazioni impegnati nelle opere di bonifica per mettere in sicurezza le aree e consentire alle persone il rientro nelle loro case. Durante la sua visita pastorale, mons. Savundaranayagam ha potuto testimoniare personalmente le ansie e le preoccupazioni dei profughi. «Queste persone attendono il rientro e sono deluse - ha ribadito il vescovo di Jaffna - e per loro, la prossima mossa del Governo è quella di lasciarli tornare a casa». Secondo alcune stime sarebbero ancora oltre 300.000 i cosiddetti «internally displaced people», i profughi del conflitto terminato nel 2009. Almeno 200.000 sarebbero riusciti a tornare nei propri villaggi di origine, ma senza alcun tipo di assistenza e di protezione. Peraltro, lo Sri Lanka è spesso devastato dalle alluvioni che rendono la situazione umanitaria ancora più grave. Le alluvioni dello scorso gennaio hanno colpito vaste zone, mettendo in condizioni di estrema difficoltà oltre un milione di persone. Oltre 300.000 sono stati gli sfollati a causa delle inondazioni. La Caritas nel Paese ha come obiettivo principale proprio la realizzazione di strutture permanenti per l’assistenza in caso di calamità. (L.Z.)







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