Siria e Yemen, la repressione continua tra violenze e vittime
In Siria non si ferma l’assedio dell’esercito alle roccaforti del dissenso antigovernativo.
Le forze di sicurezza fronteggiano manifestazioni in tutto il Paese. Anche nello Yemen
si registra la dura repressione delle proteste che infiammo diverse città. Il servizio
di Gabriele Papini:
La Siria
ha deciso di rinunciare alla sua candidatura per un seggio all’interno del Consiglio
per i diritti umani delle Nazioni Unite. Damasco ha rinunciato a candidarsi perché,
dopo le violente repressioni dei giorni scorsi, molti Paesi membri dell'Onu non l’avrebbero
votata. L’Unione Europea, da parte sua, sta considerando la possibilità di estendere
le sanzioni approvate contro il regime siriano anche al presidente Assad. Lo ha reso
noto il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton.Il bilancio
delle vittime della repressione nella giornata di ieri è stato di almeno 19 morti.
Secondo gli attivisti dell’opposizione, sono ancora sotto assedio le città di Homs,
Banias e Deraa. Stamani, ad Aleppo, le forze della sicurezza hanno disperso
una manifestazione studentesca. Fonti governative affermano che oltre 3000 contestatori
hanno risposto all’ultimatum che prevede un’amnistia per chi si consegna alle autorità
entro il 15 maggio. Organizzazioni per i diritti umani calcolano che più di
750 persone sono state uccise e migliaia arrestate dall’inizio delle proteste. Intanto,
infuria la protesta anche in Yemen, dove nelle ultime 24 ore almeno 16 persone sono
morte e 200 sono rimaste ferite. Tensioni proseguono anche stamane a Taiz, nel sud
del Paese, dove la polizia ha sparato sulla folla provocando numerosi feriti.