Il Papa all’udienza generale: solo in Dio, l’uomo digitale come quello delle caverne
trova il senso della sua vita
“L’uomo è per sua natura religioso” ed è naturalmente portato a cercare il suo Creatore:
è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, all’udienza generale in Piazza San Pietro,
ha proseguito il suo ciclo di catechesi sulla preghiera iniziato mercoledì scorso.
Il Papa ha rilevato che, nonostante le previsioni di quanti presagivano la scomparsa
delle religioni, si sperimenta oggi una rinnovata esigenza di spiritualità. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
“Il desiderio
di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per
Dio”. Benedetto XVI cita il Catechismo della Chiesa cattolica per mettere l’accento
sulla natura religiosa dell’essere umano. Certo, riconosce il Papa, “viviamo in un’epoca
in sui sono evidenti i segni del secolarismo”. E tuttavia, se Dio “sembra sparito
dall’orizzonte di varie persone”, allo stesso tempo “molti segni” ci indicano un risveglio
del senso religioso, una riscoperta dell’importanza di Dio per la vita dell’uomo”:
“Guardando
alla storia recente, è fallita la previsione di chi, dall’epoca dell’Illuminismo,
preannunciava la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata
dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi
e avrebbe dissolto il ‘mondo del sacro’, restituendo all’uomo la sua libertà, la sua
dignità e la sua autonomia da Dio”.
“L’esperienza del secolo scorso,
con le due tragiche Guerre mondiali – ha detto ancora il Papa – ha messo in crisi
quel progresso che la ragione autonoma, l’uomo senza Dio sembrava poter garantire”.
Il Pontefice ha così ribadito che l’uomo sente il bisogno di trovare una luce per
dare risposte alle domande sul senso profondo della realtà. E ha ribadito che la religiosità
dell’uomo “non emerge solo dai mondi antichi”, ma “attraversa tutta la storia dell’umanità”:
“L’uomo
‘digitale’ come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare
la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena. Del resto, la
vita senza un orizzonte trascendente non avrebbe un senso compiuto e la felicità,
alla quale tutti tendiamo, è proiettata spontaneamente verso il futuro, in un domani
ancora da compiersi”.
L’uomo, ha soggiunto, “sa che non può rispondere
da solo al proprio bisogno fondamentale di capire”. E ha avvertito: “Per quanto si
sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente”, l’uomo “fa esperienza di
non bastare a se stesso”, “ha bisogno di aprirsi ad altro”, a “qualcuno che possa
donargli ciò che gli manca”:
“L’uomo porta in sé una sete di infinito,
una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno
di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio
di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare”.
Ha
così riecheggiato quanto diceva San Tommaso d’Aquino che definisce la preghiera “espressione
del desiderio che l’uomo ha di Dio”. Proprio questa “attrazione verso Dio, che Dio
stesso ha posto nell’uomo – ha detto – è l’anima della preghiera”. Del resto, ha constatato,
“pregare è difficile”, perché la preghiera ha il suo centro nel più profondo della
persona, “non è facilmente decifrabile” e dunque “può essere soggetta a fraintendimenti
e mistificazioni”. Per questo, ha avvertito, l’esperienza della preghiera è per tutti
“una sfida, una grazia da invocare, un dono di Colui al quale ci rivolgiamo”. Si è
poi soffermato sul gesto di mettersi in ginocchio, tipico delle espressioni di preghiera:
“E’
un gesto che porta in sé una radicale ambivalenza: infatti, posso essere costretto
a mettermi in ginocchio – condizione di indigenza e di schiavitù -, ma posso anche
inginocchiarmi spontaneamente, dichiarando il mio limite e, dunque, il mio avere bisogno
di un Altro”.
Dunque, ha affermato, la preghiera “che è apertura
ed elevazione del cuore a Dio, diviene così rapporto personale con Lui”. Ed ha concluso
la catechesi invitando i fedeli a sostare maggiormente davanti a Dio che si è rivelato
in Gesù Cristo:
“...impariamo a riconoscere nel silenzio, nell’intimo
di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità della nostra
esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci andare oltre
il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto con Lui, che
è Infinito Amore”.
Un’esortazione alla preghiera
che il Papa ha ribadito al momento dei saluti ai pellegrini, in lingua italiana, quando
ha invitato i giovani, le famiglie e i malati a valorizzare la preghiera mariana del
Rosario.
Il Papa non ha infine mancato di rivolgere un saluto particolare
ai partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla “Società Divine Vocazioni”, in occasione
della Beatificazione del fondatore don Giustino Russolillo. Dal Pontefice l’invito,
sull’esempio del nuovo Beato, “a proseguire nell’impegno di conformazione a Cristo,
tendendo alla misura alta della vita cristiana, la santità”.