2011-05-10 15:31:32

Nuova tragedia del mare: imbarcazione con 600 persone a bordo affonda a largo di Tripoli


Nuova tragedia del mare: l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) ha riferito che, venerdì scorso, un'imbarcazione, con a bordo oltre 600 persone in fuga dalla Libia, è andata in avaria ed è affondata poco dopo aver lasciato Tripoli. E' ancora sconosciuto il numero totale delle vittime. Finora, sono stati recuperati 16 corpi. Il forte vento di maestrale, che soffia nel Canale di Sicilia, blocca intanto gli sbarchi di migranti a Lampedusa, dove dall'alba di domenica, quando un barcone si è incagliato sugli scogli dell'isola, non si registrano arrivi. Da più parti arrivano richieste di far chiarezza sulla tragedia del mare denunciata dal quotidiano britannico "Guardian", secondo cui la Nato non intervenne per soccorrere un barcone di migranti naufragato alla fine di marzo dopo essere stato diversi giorni in balia delle onde: 61 i morti, tra cui donne e bambini. Immediata la smentita da parte dell’Alleanza Atlantica. “Si tratta di un crimine e qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità”, afferma invece don Mussie Zerai, sacerdote eritreo, direttore dell’agenzia Abeshia. Cecilia Seppia lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Io sto insistendo soprattutto su questo, perché non venga usata l’omissione di soccorso come fosse una sorta di respingimento camuffato. Le leggi internazionali parlano chiaro: nel momento in cui c’è il pericolo per la vita di queste persone che si trovano in mare, chiunque stia navigando in quella zona e in quel momento - sia una nave militare o una nave mercantile - ha l’obbligo di soccorrere queste persone! E questo non è avvenuto: sono state disattese, sono state violate le leggi internazionali marittime… Qualcuno di questo ne deve rispondere!

D. - Purtroppo le tragedie che si consumano in mare stanno diventando all’ordine del giorno: domenica, oltre alla tragedia sfiorata a Lampedusa, anche il naufragio di un barcone con 600 persone sulle coste della Libia. Un dato, questo, che fa certamente riflettere...

R. - Nel giro di pochi mesi, più di mille persone sono morte in mare. Queste tragedie potevano essere evitate e potranno essere evitate in futuro se la comunità internazionale - in primis l’Europa - costituisse un canale di ingresso regolare e protetto per i profughi. E questo perché tanti - perfino dalla Tunisia - stanno tornando verso la Libia per prendere un barcone e partire… Questo perché non hanno risposte concrete anche nei campi profughi nei quali erano rifugiati in Tunisia. Con politiche di chiusura non si risolvono i problemi!

D. - Don Zerai, parlando di profughi e di tragedie viene in mente un altro dramma, un’altra tragedia su cui - purtroppo - è calato il silenzio e che riguarda i 250 eritrei prigionieri nel Sinai, ormai da mesi nelle mani di trafficanti. Cosa si sa di loro e delle loro condizioni?

R. - Le condizioni non sono cambiate. Abbiamo decine e decine - se non centinaia - di persone che ancora sono nelle mani di questi predoni… Finché i governi della zona - sia l’Egitto che Israele e Palestina - non si metteranno d’accordo per combattere seriamente questo traffico di esseri umani, che si sta ormai perpetuando da tempo in quella zona, non riusciremo ad uscirne fuori. Chi soprattutto dovrebbe muoversi con un intervento deciso è l’Egitto, perché queste bande stanno agendo nel territorio egiziano del Sinai. (mg)







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