Malaysia: l’arcivescovo di Kuala Lumpur respinge le accuse di un complotto dei cristiani
L’arcivescovo di Kuala Lumpur Murphy Nicholas Xavier Pakiam ha respinto come “totalmente
infondate e irresponsabili” le accuse rivolte da un giornale locale circa un presunto
complotto ordito da gruppi cristiani per destabilizzare gli attuali equilibri religiosi
in Malaysia. Secondo il quotidiano in lingua malese “Utusan Malaysia”, alcuni leader
cristiani si sarebbero riuniti nelle scorse settimane a Penang per discutere un piano
finalizzato a portare al potere un primo ministro cristiano e a fare diventare il
cristianesimo religione ufficiale dello Stato. Affermazioni che – riporta l’agenzia
Ucan - mons. Pakiam ha bollato come “provocatorie e fatte in malafede”. “È evidente
che l’effetto di simili notizie è di creare tensioni tra le religioni, incitando all’odio
contro i cristiani” che “non hanno mai complottato, istigato all’odio o all’antagonismo
verso nessuna religione o gruppo di persone”, ha affermato il presule che ha chiesto
alle autorità e alla polizia “un’inchiesta approfondita per accertare la fonte di
queste menzogne e di prendere provvedimenti contro chi cerca di minare il carattere
multiculturale e multireligioso della società malese”. Egli ha quindi rinnovato l’appello
ai cattolici, ai cristiani e a tutti i cittadini del Paese “a pregare, dialogare e
a lavorare insieme per rafforzare l’unità nazionale e l’armonia”. In Malaysia i cristiani
rappresentano circa il 10% della popolazione in maggioranza musulmana. Il resto sono
comunità induiste, buddiste, animiste o di culti cinesi tradizionali. La Chiesa vive
in genere in uno stato di soggezione e di esclusione nei confronti dell'etnia dominante
malese, la maggior parte della quale pratica l'Islam, la religione ufficiale del Paese.
Ne è un esempio emblematico il divieto di utilizzare il termine Allah in riferimento
a Dio nella traduzione della Bibbia. Un divieto che, come è noto, da tempo è oggetto
di un lungo braccio di ferro tra i cristiani e il governo. (A cura di Lisa Zengarini)