"Bagliori" di arte e workshop al 13.mo Festival delle abilità differenti
Un festival dedicato alla disabilità per promuovere l’integrazione. Fino al 15 maggio,
le città di Carpi, Correggio, Modena e Bologna, ospitano la 13.ma edizione del “Festival
internazionale delle abilità differenti”. L’iniziativa, organizzata dalla Cooperativa
Sociale Nazareno, si articola in spettacoli di danza, musica, teatro, rassegne cinematografiche
e workshop che vedono coinvolte persone disabili insieme ad artisti professionisti
ed emergenti, oltre a numerosi studenti di scuole locali. Il tema di quest’anno è
“Twinkle. E quindi uscimmo a riveder le stelle”, un’espressione di cui Sergio Zini,
presidente della Cooperativa, intervistato da Salvatore Cernuzio, ci spiega
il significato:
R. – Il tema
nasce dall’osservazione che noi abbiamo fatto nel tempo lavorando con persone disabili,
che hanno problemi di vario tipo. Nelle cose che fanno è come se ci fosse come un
bagliore, una cosa da scorgere, da vedere, che serve per tutti. L’idea è quella di
far vedere questi bagliori, questi “twinkles”, a tutte le persone che incontriamo
e comunicarla questo attraverso il Festival, perché questo ci fa vedere il cuore dell’uomo
che si muove e cerca di realizzare se stesso attraverso un rapporto costruttivo con
la realtà.
D. - Ormai sono più di 10 anni che organizzate questo festival.
Qual è lo scopo e qual è il senso per cui riproporlo ogni anno?
R. –
Il Festival rappresenta un punto di arrivo del lavoro fatto con tante persone, attraverso
vari laboratori, e poi rappresenta un punto di arrivo per il lavoro di tanti altri
in Italia che aspettano il Festival per venire a proporre le loro cose all’interno
dell’iniziativa “Open Festival” che promuoviamo già da alcuni anni. E’ un punto importante
di arricchimento reciproco, perché si impara da chi sa fare e ci aiuta a cercare sempre
soluzioni nuove e possibili per le persone che seguiamo.
D. - Cosa rappresenta
il Festival per queste persone?
R. – Per queste persone rappresenta
un momento in cui vengono stimate e non tanto guardate per il problema che hanno ma
per la risorsa che possono essere per gli altri. Il pubblico che va a vedere il Festival
è un pubblico che va a vedere cose belle. Le persone che si esibiscono hanno piacere
di portare quello che sono riuscite a realizzare e costruire senza essere guardate
con uno sguardo che non è solidale - perché lo sguardo solidale è quello che stima
-, e un po’ pietistico. Il Festival rappresenta la possibilità delle persone di esprimere
se stesse e di essere valutate per i prodotti che fanno.
D. – Quale
riscontro ha questo evento nella società?
R. – Il Festival è conosciuto
in tutto il mondo. L’impatto è sempre interessante. I nostri spettacoli in genere
sono già pieni prima di iniziare. Poi per le persone che lavorano nel settore l’impatto
è molto positivo, perché fa vedere una novità e permette una visibilità. L’impatto
generale crea una cultura nuova, una cultura di inclusione, di accoglienza, di relazione
nuova con le persone disabili che non sono più viste solo come un bisogno ma come
portatrici di grandezze. (bf)