2011-05-10 15:23:57

Al Parlamento europeo, dibattito sugli scontri tra musulmani e copti in Egitto


Il Parlamento europeo ha inserito nell’ordine del giorno del dibattito sulla politica estera, che si terrà domani a Strasburgo, la questione degli scontri tra musulmani e cristiani copti in Egitto, originati da voci infondate della conversione di una donna all’islam. In seguito alle indagini sugli scontri di sabato notte al Cairo, che hanno provocato dodici morti, sono state arrestate oltre 190 persone. I salafiti, accusati di aver istigato le violenze, hanno ufficialmente negato ogni coinvolgimento ma continuano a lanciare durissime dichiarazioni contro le minoranze ed in particolare contro i cristiani. Ma chi sono i salafiti? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’inviato de "Il Sole 24 Ore" al Cairo, Ugo Tramballi:RealAudioMP3

R. – I salafiti sono una corrente, non un movimento e al momento sono una minoranza. Sono principalmente una corrente ultra-ortodossa che ha più o meno gli stessi obiettivi di al Qaeda, cioè quelli di creare in Medio Oriente un califfato medievale come ai tempi di Maometto e dei primi califfi. Hanno un’agenda politica: fino a sei mesi fa, i salafiti non apparivano, non si facevano vedere. Adesso invece, in questa fase di transizione c’è appunto maggiore libertà. E’ una situazione pericolosa e c’è anche molta confusione. Però, l’Egitto è molto lontano dalla possibilità di una guerra civile.

D. – Non c’è dunque il rischio di una guerra civile, ma il Paese continua ad essere scosso da scontri, da violenze …

R. – Certo la tensione è molto alta, anche perché la polizia non interviene adeguatamente ed è stata screditata dopo la "rivoluzione di febbraio"; le forze armate si tengono lontane da questi scontri, anche perché vogliono avere una posizione “super partes” e poi anche perché non hanno i mezzi né la conoscenza tecnica per garantire l’ordine per le strade. E quindi aumenta la tensione. Soprattutto, con la nuova democrazia, con le nuove libertà che l’Egitto non aveva mai conosciuto dai tempi prima della rivoluzione del 1952, tutti hanno diritto di parola e quindi hanno diritto di parola anche gli estremisti.

D. – Durante gli anni del regime di Hosni Mubarak, in Egitto le minoranze sembravano maggiormente garantite. Perché oggi l’attuale governo non sembra in grado di proteggere le minoranze?

R. – In qualche modo, i regimi autoritari hanno sempre garantito tutte le minoranze, anche perché nel Medio Oriente arabo i regimi autoritari, da Nasser in poi, sono sempre stati regimi laici, che volevano affermare la laicità dello Stato, anche se poi era uno Stato – appunto – dittatoriale. E quindi le minoranze, sia settarie sia religiose, venivano maggiormente preservate, anche se poi erano chiuse nelle loro gabbie. Questa attuale è una fase nuova: il governo non è in grado di garantire la tutela di tutte le minoranze. E’ una fase molto delicata, ma non è che l’Egitto stia cambiando al punto di non preservare più i diritti delle minoranze. Questo è un Paese che ha circa ottomila anni, è un Paese che ha un senso della centralità del governo che non è mai venuta meno. E’ uno Stato molto orgoglioso e molto nazionalista e quindi la gran parte degli egiziani, ad eccezione dei salafiti e di qualche altro piccolo gruppo fondamentalista islamico, si sente egiziana. La grandissima parte musulmana degli egiziani ritiene che i copti siano cittadini egiziani quanto loro! (gf)

Paesi del Golfo – crisi Yemen
I rapporti tesi tra i Paesi del Golfo e l'Iran e la crisi in Yemen dominano l'agenda dell'incontro dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, riunito oggi a Riad, in Arabia Saudita. In Yemen anche oggi si registrano manifestazioni e violenti scontri, soprattutto nella città portuale di al-Hodeida. Nella capitale Sana'a invece è in corso una manifestazione per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh.

Siria
Diventano operative da oggi le sanzioni decise dall’Unione Europea contro alcuni esponenti del regime Siriano. Si tratta della risposta di Bruxelles alla sanguinosa repressione contro i manifestanti che, da settimane, chiedono riforme democratiche nel Paese. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Nel mirino dell’Europa gli uomini del regime Assad ritenuti responsabili della ''repressione violenta contro la popolazione civile''. Tredici le personalità di spicco colpite con la misura del congelamento dei beni e il bando dei visti. In testa alla lista il fratello minore del presidente Assad, uomo di punta della guardia repubblicana. Indicati anche il capo dei servizi segreti, il capo della sicurezza politica e il ministro degli interni. Il pacchetto prevede anche l'embargo su armi, veicoli e attrezzature che “potrebbero essere usate per azioni di repressione interna”. E in mattinata ha rincarato la dose il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ha minacciato un rafforzamento delle sanzioni europee qualora il presidente Assad non ''ponga immediatamente fine'' agli arresti dei dissidenti. Ma il crescente isolamento internazionale non allenta la morsa del regime sugli oppositori. Prosegue, infatti, l’assedio dell’esercito imposto nelle città teatro delle proteste, come Daraa e Banias e Homs. Attivisti per i diritti umani segnalano nuovi arresti nei sobborghi di Damasco, e una colonna di carri armati è stata avvistata mentre si dirige verso Hama, città al centro del Paese. Dal canto suo il governo siriano minimizza. "Il peggio è alle spalle", afferma al "New York Times", il portavoce dell’esecutivo siriano, secondo il quale il governo intende “approfittare di quanto accaduto per fare un passo in avanti”.

Iran nucleare
La comunità internazionale deve ''rispettare i diritti'' dell’Iran in materia nucleare e non esercitare ''pressioni'' sulla Repubblica islamica, se vuole che riprenda il dialogo sul programma atomico. Le autorità iraniane hanno risposto così, in una lettera, alla responsabile della politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton, che aveva inviato un messaggio a Teheran per riprendere i negoziati.

Qatar, elezioni amministrative
Circa 32 mila cittadini sono chiamati oggi alle urne per eleggere i 29 membri del Consiglio Municipale Centrale (Cmc), in una rara occasione di voto nel Paese governato dall’emiro Hamad bin Khalifa al Thani dal 1995. Manifesti dei candidati sono apparsi sui muri della capitale, Doha, con slogan e promesse per il miglioramento dei servizi e pochi riferimenti alla politica. L’assemblea, unico organo elettivo dell’emirato, è stata creata nel 1999 ed è composta da 29 membri eletti ogni quattro anni con poteri consultivi, ma non esecutivi.

Daghestan terrorismo
Nuovo attacco terroristico nel Caucaso russo. A Makhachkala, capitale della Repubblica autonoma del Daghestan, un kamikaze si è fatto saltare in aria a bordo della propria auto, fermata a un posto di blocco per un controllo, uccidendo un poliziotto e ferendone un altro in modo grave. Obiettivo dell'attentatore era probabilmente il quartier generale della polizia cittadina, che sorge a poca distanza dal luogo della deflagrazione. Il Daghestan negli ultimi anni ha pesantemente risentito della tensione politica nel Caucaso settentrionale russo dove operano gruppi indipendentisti di matrice islamica.

Vertice Usa-Cina, valutazione yuan resta prioritaria
Le autorità americane e cinesi tornano a incontrarsi nel consueto appuntamento annuale del “dialogo strategico economico”, e a continuare sulla strada del confronto su temi caldi: lo yuan e i diritti umani. Lo stesso Obama ha puntato l’attenzione su questi due argomenti, auspicando l’implementazione di politiche volte a creare un rapporto economico più equilibrato con gli Usa e il maggior rispetto dei diritti umani. Nonostante le critiche della Casa Bianca, però, sono in molti a credere che Pechino e Washington siano più vicine che mai. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente a Pechino per il quotidiano "La Stampa":RealAudioMP3

R. - Credo che le posizioni si stiano avvicinando. In effetti, quello che succede è che sempre più ci si nasconde dietro il dito delle cortesie reciproche e sempre più si mettono i veri problemi sul tavolo. I veri problemi sono: il disavanzo commerciale dell’America; il problema del deprezzamento dello yuan; e, naturalmente, c’è un problema generale di valori, in cui la questione dei diritti umani è un po’ la punta dell’iceberg. Questi problemi oggi sono messi sul tavolo, vengono discussi e questo è un passo avanti molto, molto importante, perché prima semplicemente si faceva finta che non esistessero ...

D. - Non bisogna nemmeno dimenticare che la Cina continua comunque ad essere il maggior creditore estero americano. Questo dato quanto influisce sull’incontro di Washington?

R. - Influisce molto. Naturalmente questo non è un dato unilaterale, ma è un dato bilaterale, nel senso che quando hai un creditore così importante il problema non è più del debitore, ma del creditore stesso. Questa è una vecchia massima del sistema bancario. In questo caso, il problema certamente è americano, perché ci sono le difficoltà del sistema economico americano che sappiamo, ma ci sono anche i problemi della Cina, che oggi ha accumulato quasi un terzo delle riserve globali mondiali e queste riserve costano! Hanno un costo sempre più importante e sono un onere sempre maggiore per la Cina, in realtà: non sono più un semplice vantaggio, perché ormai sono diventate enormi. (ma)

Giappone, Tepco chiede aiuto del governo
La Tepco, il gestore della centrale nucleare giapponese di Fukushima, ha chiesto ufficialmente l'aiuto del governo per far fronte agli oneri finanziari conseguenti all'incidente. Intanto, oggi il Premier giapponese ha ribadito la necessità di “rivedere da capo” le politiche energetiche previste in materia di nucleare, riferendosi in particolare al progetto di portare al 50% entro il 2030 la quota di elettricità prodotta dagli impianti atomici nazionali. Sempre in materia di energia, il primo ministro ha spiegato che, insieme al potenziamento della sicurezza nelle centrali nucleari, il Giappone promuoverà il risparmio energetico e l'utilizzo delle energie rinnovabili.

Cuba, governo facilita viaggi all’estero dei cittadini cubani
Il governo dell'Avana vuole facilitare i viaggi all'estero per turismo dei cubani. E' quanto prevede una delle riforme approvate dal congresso del Partito comunista del mese scorso e rese note oggi. Al momento, per andare all'estero per motivi particolari, i cubani devono essere invitati, l'invito scritto deve passare per il consolato cubano del Paese estero e il viaggio deve essere autorizzato dalle autorità dell'Avana.

Usa, piena Mississipi
Sale allarme per la piena del Mississipi nel Sud degli Stati Uniti. Ingrossato dalle piogge torrenziali dei giorni scorsi il fiume americano raggiungerà nelle prossime ore i 14,6 metri di altezza. Le autorià locali hanno evacuato già 1300 case e la Guardia Nazionale ha mobilitato lungo gli argini tutti i suoi genieri. L'esondazione, qualora si verificasse, colpirebbe le città più a sud di Memphis, nel Delta del Mississipi fino alla Louisiana dove potrebbe arrivare alle porte di New Orleans.

Grecia, debito sotto osservazione e a rischio “downgrade”
Moody's ha messo i rating sovrani della Grecia sotto osservazione per un possibile declassamento avvertendo che il taglio potrà anche essere più netto. Intanto gli ispettori di Ue, Fmi e Bce sono giunti ad Atene per verificare l'attuazione delle misure di austerità poste come condizione del pacchetto di aiuti da 110 miliardi concesso al Paese per risolvere i suoi gravi problemi di debito. Il versamento della quinta tranche di aiuti, previsto per giugno, dipenderà dalle valutazioni degli ispettori. I dettagli su un eventuale nuovo pacchetto di aiuti saranno decisi al consiglio dei ministri Ecofin in agenda la prossima settimana.

Costa d’Avorio, 120 morti nei giorni scorsi
Circa 120 civili sono stati uccisi il 5 e 6 maggio nel corso di attacchi condotti lungo le coste ivoriane da milizie fedeli al presidente deposto Laurent Gbagbo e da mercenari liberiani in fuga da Abidjan. Lo ha reso noto oggi il ministro della Difesa in una nota.

Presidenziali Ciad, presidente uscente Deby è stato riconfermato
Il presidente uscente del Ciad Idriss Deby Itno è stato rieletto senza sorpresa con l'88,66% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali che si erano tenute il 25 aprile scorso, boicottate dall'opposizione. L'affluenza alle urne secondo la Commissione elettorale è stata del 64,22%. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 130







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