2011-05-09 14:33:30

Il dramma dimenticato di 358 mila mamme e 800 mila bambini morti ogni anno durante il parto


Ogni giorno nel mondo circa 1000 donne e 2.000 bambini muoiono per complicazioni durante il parto. Gran parte di queste morti potrebbe essere evitata garantendo l’assistenza sanitaria di base. Sono dati tratti dall’ultimo rapporto sullo “Stato delle Madri nel Mondo”, curato dall’Organizzazione non governativa Save the children. 48 milioni di donne ogni anno partoriscono infatti senza alcuna assistenza medica professionale e sovente senza alcun controllo durante la gravidanza e 2 milioni mettono al mondo il proprio bambino completamente da sole, sia per l’assenza o la non accessibilità delle strutture sanitarie, sia a causa del divieto - per ragioni culturali e religiose - di chiedere aiuto a persone esterne o di uscire di casa per recarsi in strutture sanitarie. Accade così che 358 mila donne nel mondo perdono ogni anno la vita in conseguenza della gravidanza o del parto (spesso per emorragie) e circa 800 mila bambini muoiono alla nascita (per difficoltà respiratorie, asfissia o sepsi). A questi si aggiungono oltre 3 milioni di neonati che perdono la vita entro il primo mese, Le statistiche sulla mortalità materna ed infantile danno la misura delle abissali distanze che ancora separano i Paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la Norvegia in cima alla classifica delle Nazioni dove mamme e bambini stanno meglio e l'Afganistan all'ultimo posto nel mondo, tra i 164 Stati presi in esame, preceduto da Niger, Guinea Bissau, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana. Dal lato opposto i 10 Paesi dove il benessere materno infantile è al massimo sono dopo la Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Francia. Se in Norvegia ogni parto avviene in presenza di personale qualificato in Afganistan questo accade solo nel 16% dei casi. Save the Children ha calcolato che se tutti i parti avvenissero in presenza di ostetriche o di personale sanitario con competenze analoghe, ogni anno si potrebbe salvare la vita di 1.3 milioni di neonati e di decine di migliaia di donne. Il Rapporto denuncia pure che 8 milioni e 100 mila bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno nella maggior parte dei casi per malattie come polmonite, diarrea, malaria, evitabili e curabili o patologie ormai debellate nei Paesi industrializzati, che potrebbero essere prevenute con semplici ed economiche misure, dall'allattamento esclusivo al seno, ai vaccini, all'utilizzo tempestivo di un antibiotico o sali reidratanti. “E' inaccettabile – sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children in Italia - che nel XXI secolo un bambino possa morire ancora per una diarrea o una polmonite''. Nel 2000 il mondo si è impegnato a debellare la mortalità materno-infantile. Ma gli attuali trend - spiega Valerio Neri – indicano che questo obiettivo è molto lontano per diversi Paesi. Tuttavia “la sfida si può vincere, quindi non ci sono scuse o alibi alla non azione'', ammonisce il direttore di Save the Children, suggerendo di agire a più livelli. “E’ necessario – spiega - che i sistemi sanitari nazionali dei Paesi in via di sviluppo si dotino di più operatori sanitari, inclusi i volontari comunitari per la salute che svolgono un compito fondamentale soprattutto nelle aree più remote e rurali. Si stima che siano necessari altri 3 milioni e mezzo di operatori sanitari” “E' poi necessario – aggiunge - che gli Stati donatori, compresa l'Italia, non solo continuino ad assicurare i finanziamenti promessi a sostegno della salute materno-infantile ma incrementino il volume degli aiuti. Diversamente questa battaglia non potrà essere vinta entro il 2015”. Per questo conclude Neri occorre “che i cittadini e le opinioni pubbliche continuino a vigilare sui propri governi affinché mantengano le promesse''. (A cura di Roberta Gisotti)







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