Chiesa di Corea: l’aborto è il peggiore degli omicidi. Celebriamo la vita
L’aborto “è un crimine ancora peggiore di un omicidio normale, perché viene compiuto
dai genitori della vittima e dagli operatori sanitari che invece dovrebbero proteggere
la vita. È un crimine brutale contro un essere umano senza difesa, da condannare in
ogni senso”. Così - riferisce AsiaNews - mons. Gabriele Chang Bong-hun, vescovo di
Cheongju, nella Corea del Sud, e presidente della Commissione episcopale per la bioetica,
nel messaggio ai fedeli in occasione dell’annuale Domenica per la Vita, che si celebra
oggi nel Paese asiatico. L’appuntamento ricorre per tradizione l’ultima domenica di
maggio, ma quest’anno è stato anticipato alla prima domenica del mese mariano per
coincidere con la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Nel messaggio, mons. Chang
evidenzia che “non soltanto l’aborto, ma anche un’insufficiente educazione sessuale
e la mancanza di uguaglianza fra i generi sessuali sono crimini contro la vita”. Crimini
- spiega il presule - che “nascono da mancanza di etica medica, di un minimo sostegno
a chi intende dare la vita. (...) La cultura della morte è dilagante in tutto il mondo
e in Corea in particolare - denuncia il vescovo di Cheongju - e va fermata”. Il problema
degli aborti e del basso tasso di natalità è da sempre uno dei campi in cui la Chiesa
coreana è maggiormente impegnata. Particolarmente preoccupante nel Paese asiatico
è la questione degli aborti selettivi. La legge proibisce infatti le interruzioni
di gravidanza in base al sesso del nascituro, ma la consuetudine sociale impone alle
coppie di avere, come primogenito, un maschio. Ecco perché, in caso di gravidanza
sana, ma femminile, moltissime persone ricorrono all’interruzione di gravidanza clandestina.
Secondo le ultime statistiche pubblicate dal governo, il numero degli aborti illegali
praticati nel 2005 è stato di 342mila unità a fronte di 440mila nascite. Una ong cristiana
sostiene che nel 2009 il numero è salito a 380mila. (C.D.L.)