2011-05-07 14:53:38

Siria: rivolta a Banias per fermare l'avanzata dei carri armati


E’ sempre più grave la situazione in Siria. Secondo l'organizzazione umanitaria locale Sawasiah, citata dalla tv panaraba al Arabiya, sono circa 800 i morti dall'inizio delle proteste anti-regime, a metà del marzo scorso. Solo ieri, negli scontri in diverse località del Paese, la repressione ordinata da Bashar Al Assad aveva provocato oltre trenta vittime. Oggi poi, alcuni abitanti di Banias hanno formato degli scudi umani per impedire ai carri armati governativi di giungere fino ai quartieri meridionali della città. L'esercito di Damasco è entrato stamani all’alba nella località costiera, dopo che fino a due giorni fa era rimasto a Deraa, la città meridionale dov’è nato il movimento di protesta. Sui motivi dell’acuirsi della crisi in Siria, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Franco Rizzi, segretario generale dell’Unione delle Università del Mediterraneo e autore del libro "Mediterraneo in rivolta", edito da Castelvecchi-Rx:RealAudioMP3

R. – Si è arrivati a questo punto perché, secondo me, è una storia che evidentemente non interessa soltanto la Tunisia e l’Egitto ma ormai tutto il mondo arabo. Vi sono poi delle questioni che riguardano espressamente la Siria. Quando il 16 aprile Assad è intervenuto pubblicamente, ha fatto una serie di concessioni: sulla legge riguardante lo stato di emergenza, sui partiti politici, sulla corruzione e così via. Tutto questo avrebbe potuto in qualche modo catturare l’opinione pubblica, ma a condizione che la polizia e l’esercito si fossero comportati diversamente. La polizia e l’esercito hanno invece compiuto vere e proprie stragi e questo è stato il punto di rottura: la gente non ha più creduto a quello che diceva Assad.

D. – Perché ad essere presi di mira ora a Banias sarebbero i quartieri sunniti, dove è più accesa la protesta contro Assad e contro i clan alawiti suoi alleati?

R. – Bisogna considerare la complessità della situazione interna in Siria. Ci sono gruppi di etnie diverse, di confessioni diverse: si va dai curdi agli alawiti, ai cristiani, ai drusi e ai sunniti. La pericolosità della situazione in Siria, a differenza delle altre crisi, è che si inneschi un processo tipo quello libanese o quello iracheno. Le concessioni che Assad ha fatto ai sunniti - per esempio quella di reintegrare le insegnanti che erano state cacciate dalle scuole perché avevano il niqab, oppure l’aver concesso la cittadinanza a 120 mila curdi - non sono state sufficienti. Perché nel mondo arabo si è detto: “Basta”!

D. – Gli Stati Uniti, e non solo, minacciano una forte risposta internazionale; eppure, Damasco non ferma le repressioni. E’ mancato qualcosa nella comunità internazionale, fino ad oggi?

R. – La comunità internazionale è una comunità che vive a sua volta delle contraddizioni. Questa è la realtà. (gf)







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