Morte di Bin Laden. Paul Bhatti: la rete del terrore è ancora vasta. Timori per i
cristiani in Pakistan
Prosegue la lotta contro Al Qaeda. Il presidente americano Barack Obama, incontrando
alcuni membri del commando che ha compiuto il blitz in Pakistan nel covo di Osama
Bin Laden, ha dichiarato che l'organizzazione terroristica verrà sconfitta in modo
definitivo. Si conferma, in particolare, una miniera di informazioni il materiale
informatico trovato dalle forze speciali. Sono stati rinvenuti nei pc di Osama anche
dati di un piano terroristico contro gli Stati Uniti, previsto l’11 settembre del
2011, ed elementi utili per individuare il medico egiziano Ayman al Zawahiri, probabile
successore dello sceicco saudita. Intanto dopo la notizia della morte di Osama Bin
Laden, confermata anche da Al Qaeda, la situazione della comunità cristiana in Pakistan
appare tranquilla, ma i timori non mancano. E’ quanto sottolinea, al microfono di
Amedeo Lomonaco, il consigliere speciale del premier pachistano per le Minoranze
religiose, Paul Bhatti, fratello del ministro cattolico per le Minoranze, Shahbaz
Bhatti,ucciso lo scorso 2 marzo da estremisti islamici ad Islamabad:
R. – Dopo
l’uccisione di Bin Laden c’è il timore che possa esserci qualche attacco ai cristiani
o alle minoranze. Finora, non è successo niente. Questo, attualmente, dimostra una
certa tranquillità. Speriamo che continui.
D. – Osama Bin Laden è stato
ucciso in seguito ad un blitz compiuto in Pakistan. La sua morte può portare anche
alla sconfitta di al Qaeda in Pakistan? Possiamo dire che oggi i gruppi terroristici
sono più deboli?
R. – Se pensiamo che sono riusciti ad ucciderlo, vuol
dire che la sua rete in definitiva non era poi così forte, altrimenti non si sarebbe
riusciti a giungere fino a lui. Perciò, se è vero questo possiamo sperare – di conseguenza
– che anche la sua rete di al Qaeda, il suo gruppo sia indebolito. D’altra parte,
dobbiamo anche considerare che non è che uccidendo una persona si elimina un pensiero,
una rete di questo tipo … In effetti, uccidendo Osama non è finito il problema: lui
aveva creato una rete molto fitta e molto vasta. Per questo non si può dire che, uccidendo
Osama, anche la sua rete sia finita, che al Qaeda sia scomparsa: è difficile fare
questa affermazione, adesso!
D. – In questo periodo bisogna aumentare
la protezione delle fasce più vulnerabili, soprattutto delle minoranze. Come continuare
oggi, quindi, la missione di suo fratello, che si era opposto alla legge sulla blasfemia
e sostenuto le minoranze, in particolare i cristiani?
R. – Io sono ormai
quasi italiano, nel senso che in Italia avevo un bel lavoro, sono cresciuto in Italia.
Ho lasciato tutto proprio per continuare la sua missione, perché vale la pena e soprattutto
per valorizzare il sacrificio che ha fatto mio fratello che ha dato la vita per questo!
Penso però che se pure riuscissimo ad abolire o anche soltanto a modificare questa
legge, se il modo di pensare della gente resterà lo stesso di sempre, cambierà relativamente
poco. Perché la gente vuole accusare falsamente gli altri? Perché la gente è terrorizzata
del fatto che qualcuno possa violare questa legge? C’è da lavorare sul cambiamento
di mentalità! Quando riusciremo a trasmettere questo messaggio, penso che non ci sarà
più nemmeno bisogno di modificare la legge: si potranno introdurre quante leggi vorranno,
ma nessuno avrà intenzione di violarle e quindi non ci sarà il problema di false accuse.
D.
– Ci sono dei progressi per quanto riguarda la situazione dei cristiani in Pakistan?
R.
– Ci sono stati alcuni progressi: qualche settimana fa c’è stata nuova tensione tra
musulmani e cristiani perché qualcuno pensava che avessero violato, bruciandolo, il
Corano. E' accaduto che estremisti fondamentalisti abbiano attaccato il quartiere
nel quale vivono i cristiani. Subito dopo sono arrivati molti musulmani moderati e
hanno cercato di bloccare l’attacco. C’è stata una collaborazione tra persone delle
due religioni – cristiani e musulmani – per scoprire chi aveva organizzato questo
attacco. E alla fine si è visto che era stato un musulmano che aveva accusato alcuni
cristiani di blasfemia. Grazie alla collaborazione tra cristiani e musulmani, questa
persona è stata arrestata ed è ora in corso una causa di blasfemia nei suoi riguardi.
Sono contento per l’esito di questa vicenda, perché se si avvia collaborazione tra
le due religioni, vuol dire che abbiamo intrapreso la strada giusta.
D.
– A proposito di collaborazione, come ministro per le minoranze è stato scelto un
parlamentare musulmano che si occuperà soprattutto di questioni economiche, mentre
lei – come consigliere – si occuperà di relazioni internazionali...
R.
– Io ho lasciato tutto, in Italia, per seguire questa attività. Ti muovi con la scorta,
vivi rinchiuso … io non sono venuto in Pakistan perché mi hanno dato l’incarico di
consigliere; però, essendo consigliere ho un po’ di voce in capitolo, visto che faccio
parte del governo. In questo caso specifico, un musulmano è stato nominato ministro
per le parti amministrative. Però, la nostra missione continua e non tiene conto di
cariche amministrative…
D. – Lei sente l’affetto dei cristiani?
R.
– Sento la loro vicinanza. Però, non cambia molto stare vicino a loro, vivere con
loro. Sì, capisco che sarebbe necessario essere più vicini alla gente: è una bella
cosa. Ma quello che conta è poter compiere interventi pratici che cambino la loro
vita. Non ha senso che io vada ad abbracciare i poveri e che magari porti pane per
un giorno, per due giorni, se poi, quando non hanno più questo sostegno, la loro situazione
in definitiva rimane invariata. Ci vogliono interventi, programmazioni che cambino
la loro vita! (gf)