L'incontro con i delegati al Convegno di Aquileia. Il Papa: costruire una città più
umana, più giusta e solidale
"Non rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini
con simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda
le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona
volontà una 'città' più umana, più giusta e solidale". E' quanto ha affermato il Papa
nel suo discorso ai rappresentanti delle 15 diocesi del Triveneto, che stanno preparando
il secondo Convegno ecclesiale di Aquileia, in programma per l’anno prossimo. Benedetto
XVI ha sottolineato le profonde radici cristiane di queste terre e la vitalità delle
comunità ecclesiali. “Custodite, rafforzate, vivete – ha esclamato - questa preziosa
eredità. Siate gelosi di ciò che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre!”.
“La missione prioritaria che il Signore vi affida oggi, rinnovati dall’incontro personale
con Lui - ha proseguito - è quella di testimoniare l’amore di Dio per l’uomo. Siete
chiamati a farlo prima di tutto con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore
delle persone concrete, a partire da quelle più deboli, fragili, indifese, non autosufficienti,
come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili”. Poi ha detto: “Abbiate cura di
mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell’amore e della vita,
cellula fondamentale della società e della comunità ecclesiale; questo impegno pastorale
è reso più urgente dalla crisi sempre più diffusa della vita coniugale e dal crollo
della natalità. In tutta la vostra azione pastorale sappiate riservare una cura tutta
speciale per i giovani”. Ha rilevato quindi la necessità di “promuovere il senso cristiano
della vita, mediante l’annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza
e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana. Dalla fede vissuta
con coraggio scaturisce, anche oggi come in passato, una feconda cultura fatta di
amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della
dignità della persona, di esaltazione dell’importanza della famiglia, fondata sul
matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarietà.
I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, ‘pronti
a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi’ (1 Pt 3,15),
capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo
e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società”. Di seguito il testo
del discorso del Papa:
Signor Cardinale Patriarca, Venerati
Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Cari fratelli e sorelle!
Nella
magnifica cornice di questa storica Basilica che in modo solenne ci accoglie, rivolgo
il mio più cordiale saluto a tutti voi, che rappresentate le 15 Diocesi del Triveneto.
Sono molto lieto di incontrarvi mentre vi preparate a celebrare, l’anno prossimo,
il secondo Convegno ecclesiale di Aquileia. Saluto con affetto il Cardinale Patriarca
di Venezia e i Confratelli nell’Episcopato, in particolare l’Arcivescovo di Gorizia,
che ringrazio per le espressioni con cui mi ha accolto, e l’Arcivescovo-Vescovo di
Padova, che ci ha offerto uno sguardo sul cammino verso il Convegno. Saluto, con altrettanto
affetto, i presbiteri, i religiosi e le religiose e i numerosi fedeli laici. Con l’Apostolo
Giovanni, anch’io vi ripeto: “Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene”
(Ap 1,4). Attraverso il “convenire sinodale” lo Spirito Santo parla alle vostre amate
Chiese e a tutti voi singolarmente, sostenendovi per una più matura crescita nella
comunione e nella reciproca collaborazione. Questo “convenire ecclesiale” permette
a tutte le comunità cristiane, che qui voi rappresentate, di condividere anzitutto
l’esperienza originaria del Cristianesimo, quella dell’incontro personale con Gesù,
che svela pienamente ad ogni uomo e ad ogni donna il significato e la direzione del
cammino nella vita e nella storia.
Opportunamente avete voluto che anche
il vostro Convegno ecclesiale avesse luogo nella Chiesa madre di Aquileia, da cui
sono germinate le Chiese del Nord-est dell’Italia, ma anche le Chiese della Slovenia
e dell’Austria e alcune Chiese della Croazia e della Baviera e persino dell’Ungheria.
Riunirsi ad Aquileia costituisce perciò un significativo ritorno alle “radici” per
riscoprirsi “pietre” vive dell’edificio spirituale che ha le sue fondamenta in Cristo
e il suo prolungamento nei testimoni più eloquenti della Chiesa aquileiese: i santi
Ermagora e Fortunato, Ilario e Taziano, Crisogono, Valeriano e Cromazio. Ritornare
ad Aquileia significa soprattutto imparare dalla gloriosa Chiesa che vi ha generato
come impegnarsi oggi, in un mondo radicalmente cambiato, per una nuova evangelizzazione
del vostro territorio e per consegnare alle generazioni future l’eredità preziosa
della fede cristiana.
“Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice
alle Chiese” (Ap 2,7). I vostri Pastori hanno ripetuto questo invito dell'Apocalisse
a tutte le vostre singole Chiese e alle diverse realtà ecclesiali. Vi hanno così sollecitato
a scoprire e a “narrare” ciò che lo Spirito Santo ha operato e sta operando nelle
vostre comunità; a leggere con gli occhi della fede le profonde trasformazioni in
atto, le nuove sfide, le domande emergenti. Come annunciare Gesù Cristo, come comunicare
il Vangelo e come educare alla fede oggi? Avete scelto di prepararvi, in modo capillare,
diocesi per diocesi, in vista del Convegno del 2012, per affrontare anche le sfide
che superano i confini delle singole realtà diocesane, in una nuova evangelizzazione
radicata nella fede di secoli e rinnovata nel vigore. La presenza oggi, in questa
splendida Basilica, delle diocesi nate da Aquileia sembra indicare la missione del
Nord-est del futuro che si apre anche ai territori circostanti e a quelli che, per
diverse ragioni, entrano in contatto con essi. Il Nord-est dell’Italia è testimone
ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora
ben visibili anche nell’odierna società secolarizzata. L’esperienza cristiana ha forgiato
un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale. Esso è segnato in profondità dal
Vangelo di Cristo, pur nella pluralità delle sue identità culturali. Lo dimostrano
la vitalità delle vostre comunità parrocchiali, la vivacità delle aggregazioni, l’impegno
responsabile degli operatori pastorali. L’orizzonte della fede e le motivazioni cristiane
hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni
e guidano i costumi. Ne sono segni evidenti l’apertura alla dimensione trascendente
della vita, nonostante il materialismo diffuso; un senso religioso di fondo, condiviso
dalla quasi totalità della popolazione; l’attaccamento alle tradizioni religiose;
il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana; le molteplici espressioni di
fede, di carità e di cultura; le manifestazioni della religiosità popolare; il senso
della solidarietà e il volontariato. Custodite, rafforzate, vivete questa preziosa
eredità. Siate gelosi di ciò che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre!
La
missione prioritaria che il Signore vi affida oggi, rinnovati dall’incontro personale
con Lui, è quella di testimoniare l’amore di Dio per l’uomo. Siete chiamati a farlo
prima di tutto con le opere dell’amore e le scelte di vita in favore delle persone
concrete, a partire da quelle più deboli, fragili, indifese, non autosufficienti,
come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti
più deboli del corpo ecclesiale (cfr 1 Cor 12,15-27). Le idee e le realizzazioni nell’approccio
alla longevità, preziosa risorsa per le relazioni umane, sono una bella e innovativa
testimonianza della carità evangelica proiettata in dimensione sociale. Abbiate cura
di mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell’amore e della
vita, cellula fondamentale della società e della comunità ecclesiale; questo impegno
pastorale è reso più urgente dalla crisi sempre più diffusa della vita coniugale e
dal crollo della natalità. In tutta la vostra azione pastorale sappiate riservare
una cura tutta speciale per i giovani: essi, che guardano oggi al futuro con grande
incertezza, vivono spesso in una condizione di disagio, di insicurezza e di fragilità,
ma portano nel cuore una grande fame e sete di Dio, che chiede costante attenzione
e risposta!
Anche in questo vostro contesto la fede cristiana deve affrontare
oggi nuove sfide: la ricerca spesso esasperata del benessere economico, in una fase
di grave crisi economica e finanziaria, il materialismo pratico, il soggettivismo
dominante. Nella complessità di tali situazioni siete chiamati a promuovere il senso
cristiano della vita, mediante l’annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata
fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana. Dalla fede
vissuta con coraggio scaturisce, anche oggi come in passato, una feconda cultura fatta
di amore alla vita, dal concepimento fino al suo termine naturale, di promozione della
dignità della persona, di esaltazione dell’importanza della famiglia, fondata sul
matrimonio fedele e aperto alla vita, di impegno per la giustizia e la solidarietà.
I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, “pronti
a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15),
capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo
e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società.
La
collocazione geografica del Nord-est, non più solo crocevia tra l’Est e l’Ovest dell’Europa,
ma anche tra il Nord e il Sud (l’Adriatico porta il Mediterraneo nel cuore dell’Europa),
il massiccio fenomeno del turismo e dell’immigrazione, la mobilità territoriale, il
processo di omologazione provocato dall’azione pervasiva dei mass-media, hanno accentuato
il pluralismo culturale e religioso. In questo contesto, che in ogni caso è quello
che la Provvidenza ci dona, è necessario che i cristiani, sostenuti da una “speranza
affidabile”, propongano la bellezza dell’avvenimento di Gesù Cristo, Via, Verità e
Vita, ad ogni uomo e ad ogni donna, in un rapporto franco e sincero con i non praticanti,
con i non credenti e con i credenti di altre religioni. Siete chiamati a vivere con
quell’atteggiamento carico di fede che viene descritto dalla Lettera a Diogneto: non
rinnegate nulla del Vangelo in cui credete, ma state in mezzo agli altri uomini con
simpatia, comunicando nel vostro stesso stile di vita quell’umanesimo che affonda
le sue radici nel Cristianesimo, tesi a costruire insieme a tutti gli uomini di buona
volontà una “città” più umana, più giusta e solidale.
Come attesta la
lunga tradizione del cattolicesimo in queste regioni, continuate con energia a testimoniare
l’amore di Dio anche con la promozione del “bene comune”: il bene di tutti e di ciascuno.
Le vostre comunità ecclesiali hanno in genere un rapporto positivo con la società
civile e con le diverse Istituzioni. Continuate ad offrire il vostro contributo per
umanizzare gli spazi della convivenza civile. Da ultimo, raccomando anche a voi, come
alle altre Chiese che sono in Italia, l’impegno a suscitare una nuova generazione
di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale,
in modo particolare in quello politico. Esso ha più che mai bisogno di vedere persone,
soprattutto giovani, capaci di edificare una “vita buona” a favore e al servizio di
tutti. A questo impegno infatti non possono sottrarsi i cristiani, che sono certo
pellegrini verso il Cielo, ma che già vivono quaggiù un anticipo di eternità.
Cari
fratelli e sorelle! Ringrazio Dio che mi ha concesso di condividere questo momento
così significativo con voi. Vi affido alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa,
e ai vostri Santi Patroni, e imparto con grande affetto la Benedizione Apostolica
a tutti voi e ai vostri cari. Grazie per la vostra attenzione.