I bloggers in Vaticano: un dialogo che continua in rete
Sono trascorsi pochi giorni dal primo incontro dei bloggers svoltosi in Vaticano lo
scorso 2 maggio e i commenti e le riflessioni su questo avvenimento continuano a moltiplicarsi
in rete. Per la prima volta due dicasteri vaticani, il Pontificio Consiglio della
Cultura e il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, hanno convocato 150
autori di blog per iniziare un percorso di confronto e conoscenza reciproca. Sentiamo
il commento di uno dei moderatori del meeting, il padre gesuita Antonio Spadaro,
redattore de La Civiltà Cattolica. L'intervista è di Fabio Colagrande:
R. - Direi
che questo è stato un evento dinamico: il frutto era già stato raggiunto prima dello
svolgimento, in quanto questa notizia dell’evento ha mobilitato risorse, dialoghi
in rete e la costruzione di un feedtwitter. Quindi uno scambio molto intenso che sta,
poi, proseguendo anche dopo l’evento. Direi che non si può parlare di aspettative
deluse o confermate, ma direi che si è trattato di un evento dinamico che ha creato
molto movimento.
D. - Perché è importante, oggi, per la Chiesa e per
i cattolici dialogare con le culture emergenti?
R. - Direi che la blogosfera,
appunto, è l’espressione di una cultura che emerge dal basso e i cattolici - come
tutti quanti gli uomini - sono immersi nelle culture popolari, cioè non vivono soltanto
di culture alte o accademiche. Quindi direi che più di dialogo vero e proprio si deve
parlare di comprensione del contesto in cui si vive. Per questo è importante per la
Chiesa avere consapevolezza di queste culture, perché sono le culture in cui vivono
gli uomini.
D. - I cristiani sono già presenti nella blogosfera: dovrebbero
esserlo di più, secondo lei?
R. - Direi forse sì, ma probabilmente più
che per parlare - perché già questo ovviamente c’è e lo diamo per scontato - certamente
per annunziare il Vangelo e per dare una testimonianza anche al di là della citazione
esplicita del Vangelo. Però probabilmente è interessante anche una presenza per ascoltare,
perché la blogosfera dà un’idea di come le persone pensano, riflettono… E’ molto
importante che la Chiesa e i cristiani siano in ascolto di ciò che gli uomini dicono.
D. - E’ interessante che una realtà istituzionale come il Vaticano,
la Santa Sede, si confronti con una realtà anti-istituzionale per eccellenza come
è il popolo dei blog. Cosa ne può nascere, secondo lei?
R. - Probabilmente
un processo comunicativo più fluido. Padre Lombardi, ad esempio, nel suo intervento
parlava di una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica all’interno della Chiesa.
Direi che il beneficio maggiore di questo rapporto possa essere proprio un processo
comunicativo più fluido all’interno della Chiesa.
D. - Qualche critica,
dopo il meeting, ha parlato di un tentativo della Chiesa di “colonizzare” la rete
a scopo di proselitismo. Come risponde?
R. - Direi che si è trattato
di fraintendimenti. Ho visto in rete alcune - veramente molto poche - reazioni che
probabilmente erano già maturate prima ancora dell’evento. Quindi non sono state in
grado di ascoltare la novità dell’evento stesso. Il rischio del proselitismo ovviamente
c’è, ma c’è anche il suo opposto e cioè l’omologazione. Direi che la rete rimane -
come tutti gli ambienti di vita - una grossa sfida. (mg)