Costa d'Avorio: Ouattara presta giuramento ad Abidjan
La Costa D’Avorio si avvia lentamente verso la stabilizzazione. Dopo quasi sei mesi
di sanguinosi scontri tra le fazioni del presidente uscente Gbagbo e quello eletto
Ouattara, quest’ultimo presta oggi giuramento ad Abidjan come nuovo e legittimo capo
dello Stato. Si può parlare, dunque, di un primo passo verso la necessaria e urgente
pacificazione sociale? Giancarlo La Vella ne ha parlato con padre Franco
Moretti, direttore della rivista dei missionari comboniani “Nigrizia”:
R. – La speranza
è che sia davvero un primo passo, ma ne servono tantissimi altri. Ricordiamoci che
Alassane Ouattara, presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, ha vinto con
poco più del 50 per centro. Il secondo passo che dovrà fare obbligatoriamente sarà
quindi quello di dimostrarsi il presidente di tutti i cittadini della Costa d’Avorio.
Abbiamo delle fonti in Abidjan e siamo ben lontani dal poter dire che gli scontri
sono terminati.
D. – Mesi di scontri cruenti vogliono dire anche accumulo
di odio reciproco. Cosa potrebbe far passare ad una fase di collaborazione, all’insegna
del fatto che ora, in Costa d’Avorio, c’è bisogno di tutti per risorgere?
R.
– La gente deve calmarsi, deve riconoscere le proprie colpe e tornare ad essere un
popolo unico, una sola nazione, altrimenti lo scontro continuerà. Poi bisognerà –
e questo è l’altro passo importante – riaccogliere tutti e facilitare il ritorno dei
rifugiati. Si parla di oltre un milione di rifugiati.
D. – Secondo lei,
la rinascita della Costa d’Avorio passa necessariamente anche attraverso un rapporto
nuovo con i Paesi occidentali che hanno interessi nel Paese?
R. – L’Africa
ha bisogno di essere padrona a casa sua. Quindi anche l’Occidente dovrà stare molto
attento: se è intervenuto soltanto per questioni economiche, anch’esso dovrà andare
molto cauto in Costa d’Avorio.
D. – Invece cosa può fare, oggi, l’Africa,
per la Costa d’Avorio e che cosa può fare la Costa d’Avorio per il suo continente?
R.
– L’unione africana è troppo debole, non si può accettare che l’organismo che riunisce
54 Stati sia così, di fronte ad altri organismi internazionali. Deve far sentire la
sua voce, in qualche modo. Ci sono alcuni capi di Stato in Africa e credo che dovrebbero
essere loro ad andare da Ouattara e dire: “Cosa facciamo, ora, per riappacificare
questo Paese?”. Perché non pensare ad una sorta di governo di unità nazionale, almeno
per i primi due o tre anni? Così si potrebbe almeno far vedere che Ouattara non vuole
vendicarsi. Se la Costa d’Avorio riuscisse a raggiungere questa pacificazione, potrebbe
davvero ritornare ad essere una voce importante nel consesso continentale. (vv)