Continua la protesta in Siria. La polizia spara sui dimostranti
Torna altissima la tensione in Siria. Al termine delle preghiere del venerdì, come
accade da diverse settimane, migliaia di dimostranti anti-regime sono scesi in strada
in diverse località del Paese. Immediata la repressione delle forze di sicurezza che,
secondo alcune testimonianze, hanno aperto il fuoco contro i manifestanti provocando
diversi feriti. Sentiamo Marco Guerra:
È “il giorno
della sfida” per l’opposizione siriana, in realtà l’ennesimo dall’inizio delle proteste
contro il presidente, Bashar Al Assad. Subito dopo la fine della tradizionale preghiera
del venerdì musulmano, i manifestanti si sono radunati in diverse città del Paese:
Damasco, Homs, e nei centri costieri di Banias e Latakia. I media arabi stanno diffondendo
immagini di cortei e folle che scandiscono slogan contro il governo, mentre sui social
network gli attivisti denunciano la dura repressione delle forze di sicurezza che
avrebbero aperto il fuoco contro i dimostranti nei sobborghi a nord della capitale,
provocando un numero imprecisato di feriti. Testimonianze su Twitter riferiscono che
i carri armati dell'esercito sono entrati poco fa nel centro di Homs, per reprimere
le manifestazioni anti-regime, mentre boati di colpi di arma da fuoco si odono, a
Latakia, dove da fine marzo sono dispiegati blindati dell'esercito. La protesta è
dunque tornata in piazza nonostate il vasto schieramento di forze anti sommossa, gli
arresti di massa nei confronti dei dissidenti e l’appello del Ministero degli interni
che ha chiesto alla popolazione di astenersi “dal partecipare a qualsiasi sciopero,
manifestazione o sit-in”. Nelle ultime 24 ore, il pugno di ferro del regime si era
infatti già fatto sentire nel sobborgo di Saqba, dove le forze di sicurezza hanno
condotto rastrellamenti casa per casa arrestando centinaia di persone. Anche la città
meridionale di Daraa, epicentro delle proteste, risulta ancora assediata dall’esercito.
Secondo testimoni, l’annunciato ritiro in realtà è stato solo un ridispiegamento delle
forze in campo. Ma sul piano internazionale il regime risulta sempre più isolato:
oggi gli ambasciatori dei 27 Paesi dell'Ue si riuniscono a Bruxelles per mettere a
punto un pacchetto di sanzioni contro gli esponenti del governo di Assad.
Libia “Intensificare
la pressione è necessario per poter far partire l'iniziativa politica” nei Paesi del
Nord Africa. All’indomani della riunione del Gruppo di contatto sulla Libia, il ministro
degli Esteri italiano, Franco Frattini, è tornato sulla fine della missione militare
italiana, per la quale – ha detto – “vi sono ipotesi ottimistiche di pochi giorni,
ipotesi più realistiche di tre o quattro settimane”. Nel vertice di ieri tenutosi
a Roma, i Paesi della coalizione hanno deciso di istituire un fondo per sostenere
economicamente il governo degli insorti.
Yemen, nuove manifestazione anti
regime Decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti oggi a Sanaa, in
due distinte manifestazioni, dopo che una mediazione dei Paesi del Golfo che prevedeva
la partenza del presidente Saleh ha subito un arresto. Intanto, il presidente Saleh
ha di nuovo promesso di resistere ai suoi denigratori, che ha qualificato come “fuorilegge”,
in risposta alle manifestazioni odierne.
Tunisia - politica Sono
da segnalare in Tunisia le critiche all’ex ministro dell’Interno tunisino, Rajhi,
che ieri ha parlato della possibilità di un colpo di stato militare in caso di vittoria
dei movimenti islamisti alle elezioni del prossimo 24 luglio. Trecento persone, poi
disperse, hanno manifestato a Tunisi in suo sostegno.
Giordania In
questo fervore di proteste nel mondo arabo, spicca la situazione della Giordania,
che sembra invece piuttosto tranquilla. Ieri il presidente della Camera dei deputati
della Giordania ed ex - primo ministro, Faisal Al-Fayez, ha incontrato i giornalisti
a Roma in una conferenza stampa organizzata dall’Accademia Angelico Costantiniana.
Debora Donnini gli ha chiesto come vivono i cristiani nel suo Paese:
R. – The
christians in Jordan… I cristiani in Giordania hanno tutti i loro diritti
politici, economici e sociali. Vivono nella stessa maniera e hanno le stesse abitudini
degli altri cittadini. Abbiamo dieci parlamentari cristiani, quattro senatori e due
ministri.
D. – Il Papa più volte ha sottolineato, anche recentemente,
l’importanza del rispetto della libertà religiosa. Cosa ne pensa?
R.
– Of course it is very important because coexistence... E’ molto importante
la coesistenza tra le religioni. Il Re in persona tiene molto a tutte le minoranze
in Giordania.
D. – Qual è la situazione delle riforme in Giordania?
State facendo delle riforme?
R. – The reform in Jordan… La
Giordania intende fare adesso una nuova legge per le elezioni, una nuova legge per
i partiti e un comitato per studiare le riforme della Costituzione. Se la Giordania
farà tutte queste cose, l’opposizione sarà contenta e soddisfatta.
D.
– La situazione in Giordania, dal punto di vista delle manifestazioni, è piuttosto
tranquilla: le proteste non sono state forti...
R. – We have a political
stability... La Giordania viene considerata un Paese stabile dal punto di
vista politico. Ci sono state all’inizio delle dimostrazioni, ma quando hanno visto
che il Re in persona voleva fare le riforme si sono fermati tutti. (ap)
Afghanistan,
opposizione contraria all’accordo con i talebani Migliaia di persone, appartenenti
a partiti e movimenti di opposizione al governo del presidente, Hamid Karzai, hanno
manifestato a Kabul contro la possibilità di accordi di pace tra il governo e i talebani.
In una delle manifestazioni di piazza più importanti degli ultimi tempi, hanno preso
la parola ieri l'ex candidato presidenziale, Abdullah Abdullah, e l'ex capo della
Direzione nazionale per la sicurezza (Nds), Amrullah Saleh. ''Al Qaida e i talebani
sono terroristi non sono fratelli'', hanno ribadito i due esponenti dell’esposizione.
Intanto, sul terreno non si fermano le violenze: un soldato della Forza internazionale
di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) è morto ieri nel sud del Paese
a causa dello scoppio di un ordigno rudimentale.
Pakistan-violenza Un
drone statunitense ha colpito stamane otto presunti militanti estremisti nel Pakistan
settentrionale. Altre otto persone sono rimaste ferite. Lo riferiscono fonti di intelligence.
Sempre stamane almeno otto persone sono state uccise e altre sono state ferite ad
Hazara, nei pressi di Quetta, nel sud ovest del Paese, in un attacco eseguito con
armi di piccolo calibro. Le vittime sarebbero sciiti che si trovavano all'interno
di un parco. Uomini non identificati a bordo di due veicoli hanno aperto il fuoco
contro il gruppo di persone.
Marocco-arresti La lotta al terrorismo
prosegue anche in Marocco. Tre persone legate ad Al Qaeda sono state arrestate con
l’accusa di essere tra gli autori dell’attentato del 28 aprile scorso in un caffè
di Marrakesh, costato la vita a 16 vittime, 10 delle quali straniere. I tre sono stati
arrestati a Safi, 350 chilometri a sud di Casablanca. Erano noti, hanno rivelato fonti
della sicurezza, per aver partecipato al reclutamento di combattenti da inviare in
Iraq.
Giappone Il premier nipponico, Naoto Kan, ha chiesto oggi al
gestore energetico Chubu Electric Power Co. di fermare la centrale nucleare di Hamaoka,
nel Giappone centrale, che trovandosi sulla congiunzione di due placche tettoniche,
è considerata uno dei siti atomici a più alto rischio sismico del Paese. “Tutte le
operazioni della centrale devono essere sospese”, ha dichiarato il premier in un annuncio
in diretta tv.
Thailandia – Cambogia Sembra vicina un’intesa tra
i governi di Thailandia e Cambogia sul dispiegamento di osservatori nell’area di confine,
teatro di tensioni dallo scorso febbraio, con un bilancio di almeno 16 morti, prevalentemente
militari, e 85 mila sfollati. L’accordo potrebbe essere raggiunto domani, nel corso
del vertice dei ministri degli Esteri dell’Associazione dei Paesi del Sudest asiatico
(Asean) in programma a Giakarta, la capitale dell’Indonesia.
Uganda – manifestazione In
Uganda, sono attese nuove manifestazioni mentre prosegue lo sciopero del settore giudiziario
contro i rincari del pane e della benzina. Almeno 30 avvocati riuniti a Kampala, scesi
in piazza contro l’arresto del leader dell’opposizione, hanno detto che le proteste
continueranno fino a che non ci sarà una svolta democratica.
Messico E'
partita oggi nella città di Cuernavaca una manifestazione con la quale migliaia di
messicani intendono chiedere alle autorità un maggior impegno nella lotta contro i
narcos e il crimine organizzato nel Paese. Secondo il programma reso noto dagli organizzatori,
la marcia arriverà domenica prossima a Città del Messico, dove sono attese decine
di migliaia di persone. In coincidenza con la marcia di Cuernavaca, il presidente
Felipe Calderon ha lanciato un messaggio televisivo nel quale ha chiesto “il sostegno
e la comprensione della società” nella lotta contro il crimine organizzato.
Lampedusa Lampedusa
torna ad essere meta di tanti immigrati provenienti dal Nord Africa. Nelle ultime
24 ore in sei diversi arrivi, due dei quali avvenuti in emergenza, sono arrivati 820
migranti, in maggioranza subsahariani e tunisini. Un altro barcone salpato dalla Libia
è stato avvistato stamani nel Canale di Sicilia, in navigazione verso Lampedusa. L'imbarcazione
è stata raggiunta da una motovedetta delle fiamme gialle, che la sta scortando nel
porto dell'isola. Secondo un calcolo approssimativo, a bordo ci sono almeno 200 persone.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 126