2011-05-06 15:11:51

Al Qaeda conferma la morte di Bin Laden e promette vendetta


Al Qaeda conferma la morte del suo capo Osama Bin Laden e promette vendetta assicurando che gli attacchi continueranno. Contro l'operazione statunitense che ha portato all'uccisione di Bin Laden ad Abbottabad, un avvocato ha presentato una denuncia e oggi l'Alta Corte di Lahore ha dichiarato tale denuncia ammissibile. Il blitz avrebbe “leso direttamente la sovranità del Pakistan”. Dunque molte polemiche insieme con i timori, soprattutto per la comunità cristiana, di ritorsioni in seguito all’uccisione del leader di Al Qaeda che alcuni in Pakistan osannano in questo venerdì di preghiera islamica come un martire. Per gli Usa in particolare, è allarme terrorismo, dopo che stamane è stato reso noto il piano per un attentato ad alcuni treni da far deragliare in località imprecisate degli Stati Uniti, in occasione del decennale dell'11 settembre. Dei rischi e delle ripercussioni dal punto di vista geopolitico della morte di Osama, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Quercia, analista di relazioni internazionali, consulente del Centro Alti Studi Difesa:RealAudioMP3

R. – Sicuramente c’è un rischio terrorismo, lo sappiamo, e non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Quello che si teme sono delle vendette. Potrebbero esserci anche – sapendo che c’è in ballo una lotta di successione dopo l’uccisione di Bin Laden – attentati organizzati da membri dell’organizzazione per segnare il territorio, per cercare di “mettere il cappello” su una sorta di successore. Quindi, o per un motivo di lotta di potere interno al circuito qaedista o semplicemente per motivi di vendetta dell’organizzazione o dei suoi affiliati, è chiaro che è una fase di alto rischio. Questo è evidente, è stato pubblicamente ammesso.

D. – Dal punto di vista geo-politico, quali ripercussioni aspettarsi a breve?

R. – Ci sono due aree, o due elementi, da tener presenti. Una è sicuramente il Pakistan, che ha subìto un grosso danno da quest’intervento, sia a livello di posizione internazionale sia per il fatto che comunque, all’interno, il fatto che gli Stati Uniti abbiano compiuto un raid sul territorio pachistano può essere utilizzato in chiave anti-governativa. Il Pakistan, quindi, viene certamente a trovarsi tra l’incudine e il martello per via di quest’elemento: da una parte c’è chi potrebbe accusarlo di essere il Paese che ospitava Bin Laden e dall’altra chi, internamente, lo potrebbe accusare invece di aver consentito agli americani di uccidere Bin Laden sul suo territorio. C’è poi una serie di ‘aree calde’ nel Medio Oriente, che possono essere parte di piccole o grandi ripercussioni geo-politiche: se saranno piccole o grandi questo poi sarà da vedere.

D. – E su tutta l’operazione Pakistan-Afghanistan?

R. – E’ chiaro che la pedina terrorista nell’area Afghanistan-Pakistan assume una valenza internazionale di potenza regionale, che riguarda i rapporti tra Afghanistan, Pakistan e certamente India.

D. – L’Alta Corte di Lahore oggi ha dichiarato ammissibile una denuncia presentata da un avvocato contro l’operazione statunitense: avrebbe “leso la sovranità del Pakistan”. E’ possibile che si avvii un procedimento del genere e che interesse avrebbe il Pakistan a portarlo avanti?

R. – Bisogna capire se vogliamo parlare di diritto interno leso o di diritto internazionale. La situazione, quindi, può essere comunque complicata. Io però direi una cosa: qui si parla di un evento molto grande ed importante dal punto di vista delle relazioni internazionali, in quanto – anche se poi Bin Laden era ormai in buona parte fuorigioco dal comando operativo di Al Qaeda – la guerra al qaedismo ha segnato gli ultimi dieci anni delle relazioni internazionali, e quindi affrontarla sul piano del diritto, da parte dei tribunali, è una questione che immagino qualcuno tenterà di cavalcare. Anche oggi, sulla stampa italiana, ci sono commenti di critica da un punto di vista di diritto internazionale per quanto riguarda l’operazione. Credo però che il significato, la sostanza strategica politica, lo vedremo prossimamente, perché non può essere affrontato in un’aula di tribunale. (vv)







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