India: la Conferenza episcopale contro la piaga dei «delitti d’onore» per i matrimoni
misti
Sono centinaia ogni anno, secondo alcune stime, i cosiddetti «delitti d’onore» in
India, un’antica e tragica pratica, in uso soprattutto nelle zone meno sviluppate
del Paese, che punisce anche con la morte quelle persone che vogliono sposarsi contro
il volere delle famiglie, unendosi in particolare con appartenenti a caste o religioni
diverse. Si tratta – afferma L’Osservatore Romano - di una pratica incentivata dai
«consigli degli anziani», i quali stabiliscono le regole sociali nei villaggi degli
Stati indiani, come il Punjab, l’Haryana, l’Uttar Pradesh e il Rajasthan e che di
fatto istigano gli indù a perseguire coloro che infrangono il rigido sistema delle
caste. La Corte Suprema dell’India, con una recente sentenza, ha dichiarato illegale
tale pratica, ribadendo indirettamente anche la condanna nei confronti dell’esistenza
stessa dei «consigli degli anziani», ritenuti da sempre organismi giudiziari privi
di autorizzazione. La decisione della Corte Suprema è stata accolta in maniera favorevole
dalla Conferenza episcopale. Il portavoce dei vescovi, padre Babu Joseph Karakombil,
ha sottolineato che «le decisioni adottate dai membri dei “consigli degli anziani”
ledono pesantemente la libertà personale, specialmente delle donne». Le rigide regole
ancestrali in uso nei villaggi più poveri degli Stati indiani più tradizionalisti
dove, peraltro, il fondamentalismo indù trova le condizioni più favorevoli per la
sua affermazione, negano infatti alle donne la possibilità di scegliere il futuro
marito al di fuori delle proprie caste di appartenenza o comunque dei criteri stabiliti
dagli usi e costumi locali. I leader anziani dei villaggi, in caso di violazione,
sanciscono punizioni variabili che vanno dall’ostracismo sociale nei confronti della
famiglia dello sposo, se quest’ultimo è di una casta inferiore rispetto a quella della
donna, fino, nei casi più gravi, alla condanna a morte. Secondo uno studio della commissione
nazionale indiana per la donna, circa il 72 per cento dei «delitti d’onore» riguardano
matrimoni di donne di caste superiori contratti con uomini di quelle inferiori. Nella
sentenza della Corte Suprema si legge: «Siamo del parere che è una pratica del tutto
illegale che deve essere bandita». La Corte Suprema ha anche chiesto ai Governi dei
vari Stati di sospendere i magistrati e i funzionari di polizia che agiscono in maniera
insufficiente per contrastare la pratica dei «delitti d’onore». Uno dei leader di
un «consiglio degli anziani» dello Stato dell’Uttar Pradesh, Mahendra Singh Tikait,
ha osservato: «Il Governo non può proteggere atteggiamenti immorali. La nostra legge
è l’unica valida, non la Costituzione». Nel solo distretto di Muzzafarpur nell’Uttar
Pradesh, si sono registrati nel 2002 dieci casi di «delitti d’onore», che hanno portato
all’uccisione dei presunti colpevoli, mentre altre trentacinque coppie risultano scomparse.
Diverse organizzazioni internazionali, che si occupano della tutela dei diritti umani,
tra le quali la Human Rights Watch, hanno lanciato appelli alle autorità civili per
contrastare il fenomeno che non appare diminuire. «Il Governo indiano — sottolinea
un rapporto del 2010 di Human Rights Watch — dovrebbe con urgenza investigare e punire
i responsabili della recrudescenza dei cosiddetti “delitti d’onore”. Il Governo dovrebbe
rafforzare le leggi che proteggono i cittadini dalla violenza basata sui rapporti
familiari, sulla religione e sulle caste e agire in modo concreto contro i leader
locali che sostengono e tollerano tali crimini». La Chiesa cattolica in India conduce
da tempo, con forza e coraggio, nonostante l’avversione dei gruppi fondamentalisti
indù, una campagna contro ogni forma di discriminazione sociale, in particolare per
promuovere l’emancipazione dei dalit, i cosiddetti «fuori casta». In una nota dei
vescovi si osserva: «Mettere in pratica i principi di uguaglianza e di giustizia abbatterebbe
il sistema delle caste, con forti implicazioni politiche. I privilegiati delle caste
più alte apprezzano i cristiani finché nutrono i poveri, ma li contrastano se cercano
di cambiare la società e l’economia. Ma il messaggio cristiano è chiaro: globalizzazione
nella solidarietà per lo sviluppo di tutti gli esseri umani».