I cristiani rafforzano la collaborazione contro le violenze nello Stato indiano del
Karnataka
Leader di varie denominazioni cristiane nello Stato del Karnataka, in India, hanno
stabilito di rafforzare la collaborazione, nell’ambito degli organismi ecumenici di
rappresentanza, contro gli attacchi alle minoranze religiose. In particolare – riferisce
l’Osservatore Romano - sarà dato nuovo impulso alle attività e iniziative del Karnataka
United Christian Forum For Human Rights (Kufhr), un’organizzazione che raggruppa oltre
cinquanta rappresentanti di comunità di fedeli. “Disuniti ci rende più vulnerabili
nei confronti delle violenze”, hanno sottolineato i partecipanti a un meeting promosso
dall’organismo ecumenico, durante il quale, fra l’altro, sono stati eletti il presidente
e il vice presidente, rispettivamente il vescovo cattolico di Mangalore, monsignor
Aloysius Paul D’Souza, e il vescovo ortodosso di Bramhavar, Yacob Mar Eliyas. Il Karnataka
è uno degli Stati dove il fenomeno del fondamentalismo religioso assume gli aspetti
più inquietanti. L’escalation di violenze è iniziata a partire dal 2008, dopo che
il Bharatiya Janata party ha preso le redini del Governo locale. Inoltre, aggressiva
è divenuta la campagna contro i cristiani condotta dagli esponenti di un altro movimento
politico, il Bajrang Dal, i cui attivisti hanno intensificato gli assalti ai luoghi
di culto, come nel caso della Nuova Chiesa di Dio dell’India, situata a Mysore, presa
di mira prima di Pasqua, o gli altri attacchi compiuti nel giorno del venerdì santo
nei distretti di Bagalkot e Davangere. Il vescovo di Mangalore ha spiegato che gli
estremisti temono l’opera dei missionari cristiani a favore dell’emancipazione della
popolazione, soprattutto quella tribale. «Sono ostili al nostro lavoro — ha osservato
il presule — perché sanno che questa povera gente, dopo aver ricevuto un’istruzione,
diventerà autosufficiente e consapevole dei propri diritti. Per gli estremisti questo
rappresenta una minaccia, perché non sono più in grado di opprimere e sfruttare gli
strati sociali più deboli della popolazione e, pertanto, cercano di spaventare i missionari
cristiani». I leader del Kufhr hanno dunque rilanciato l’unità come fattore determinante
per affrontare l’espansione del radicalismo religioso, per non restare più inermi
di fronte alle violenze.