2011-05-04 14:14:43

Negato a troppi bambini il diritto alla famiglia


E’ spesso difficile la situazione dei 23.100 minori italiani che non vivono né con i genitori né con i parenti. Di questi 15.500 sono ospiti di strutture residenziali e solo 7.600 sono accolti in affidamento familiare. Un tema su cui sensibilizzare l’opinione pubblica e che sarà al centro della Settimana “del diritto alla famiglia”, dal 9 al 15 maggio. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Troppi bambini ancora non hanno un padre o una madre, anche affidatario, a cui rivolgersi. Dal 2001, quando per legge chiusero gli orfanotrofi, di passi in avanti ne sono stati fatti, ma la strada da compiere e ancora lunga. Infatti, dei 15500 ragazzi ospitati in strutture residenziali almeno la metà avrebbero bisogno di una famiglia affidataria. Da lunedi quindi parte una settimana di sensibilizzazione, fatta di convegni e iniziative in varie parti d’Italia che terminerà a Nomadelfia, dove 30 anni fa don Zeno fondò la sua prima comunità. Ad organizzarla l’associazione Progetto Famiglia. Marco Giordano, presidente della rete di famiglie affidatarie dell’associazione:

“Dopo aver cercato per anni famiglie affidatarie - senza trovarle o trovandone poche - abbiamo iniziato a trovare molto più facilmente famiglie solidali. Da queste, nell’arco di un certo periodo di tempo, emergono spontaneamente le famiglie affidatarie. E’ come se ci fosse una graduale alfabetizzazione alla solidarietà e all’accoglienza. Quanto i servizi, quanto l’associazionismo, quanto gli amministratori, quanto la Chiesa, quanto tutti quelli che hanno responsabilità si pongono il problema di far sì che in una scuola ci sia un coefficiente di solidarietà reciproca tra famiglie più forte? Lo stesso nel quartiere, nel condominio e così via. Questo lo stiamo sperimentando in piccolo e vediamo che funziona”.

Le istituzioni a livello nazionale hanno un ruolo di coordinamento, visto che i servizi per questi minori sono gestiti dalle Regioni. Ma comunque in primo piano è il ruolo della famiglia, come dice Roberto Marino, direttore del dipartimento per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri:

“Si afferma un ruolo sociale, politico, pubblico della famiglia che va in controtendenza, perché oggi, sempre di più, si tendono a considerare private le scelte famigliari, la scelta stessa se sposarsi o non sposarsi, di creare una famiglia, le scelte che riguardano l’educazione dei figli. Credo che quest’aspetto sia un aspetto che è fortemente presente in quest’iniziativa e che non può non interessare ed appassionare chiunque si occupi di politica della famiglia”.

Una sfida che si può vincere, con la massima attenzione delle istituzioni.







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