E’ spesso difficile la situazione dei 23.100 minori italiani che non vivono né con
i genitori né con i parenti. Di questi 15.500 sono ospiti di strutture residenziali
e solo 7.600 sono accolti in affidamento familiare. Un tema su cui sensibilizzare
l’opinione pubblica e che sarà al centro della Settimana “del diritto alla famiglia”,
dal 9 al 15 maggio. Alessandro Guarasci:
Troppi bambini
ancora non hanno un padre o una madre, anche affidatario, a cui rivolgersi. Dal 2001,
quando per legge chiusero gli orfanotrofi, di passi in avanti ne sono stati fatti,
ma la strada da compiere e ancora lunga. Infatti, dei 15500 ragazzi ospitati in strutture
residenziali almeno la metà avrebbero bisogno di una famiglia affidataria. Da lunedi
quindi parte una settimana di sensibilizzazione, fatta di convegni e iniziative in
varie parti d’Italia che terminerà a Nomadelfia, dove 30 anni fa don Zeno fondò la
sua prima comunità. Ad organizzarla l’associazione Progetto Famiglia. Marco
Giordano, presidente della rete di famiglie affidatarie dell’associazione:
“Dopo
aver cercato per anni famiglie affidatarie - senza trovarle o trovandone poche - abbiamo
iniziato a trovare molto più facilmente famiglie solidali. Da queste, nell’arco di
un certo periodo di tempo, emergono spontaneamente le famiglie affidatarie. E’ come
se ci fosse una graduale alfabetizzazione alla solidarietà e all’accoglienza. Quanto
i servizi, quanto l’associazionismo, quanto gli amministratori, quanto la Chiesa,
quanto tutti quelli che hanno responsabilità si pongono il problema di far sì che
in una scuola ci sia un coefficiente di solidarietà reciproca tra famiglie più forte?
Lo stesso nel quartiere, nel condominio e così via. Questo lo stiamo sperimentando
in piccolo e vediamo che funziona”.
Le istituzioni a livello nazionale
hanno un ruolo di coordinamento, visto che i servizi per questi minori sono gestiti
dalle Regioni. Ma comunque in primo piano è il ruolo della famiglia, come dice Roberto
Marino, direttore del dipartimento per la Famiglia della Presidenza del
Consiglio dei Ministri:
“Si afferma un ruolo sociale, politico, pubblico
della famiglia che va in controtendenza, perché oggi, sempre di più, si tendono a
considerare private le scelte famigliari, la scelta stessa se sposarsi o non sposarsi,
di creare una famiglia, le scelte che riguardano l’educazione dei figli. Credo che
quest’aspetto sia un aspetto che è fortemente presente in quest’iniziativa e che non
può non interessare ed appassionare chiunque si occupi di politica della famiglia”.
Una
sfida che si può vincere, con la massima attenzione delle istituzioni.