2011-05-04 15:28:46

Mons. Paglia: la vecchiaia è un dono non una disfatta


La dimensione della vecchiaia da percepire come età della vita non di naufragio e disfatta, ma come un dono. Se ne è parlato oggi, in un convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio dal titolo “il dono della vecchiaia, ortodossi e cattolici, nella vita della carità”. A prendere parte all'incontro, oltre a rappresentanti delle due confessioni, anche mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, intervistato da Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. – Dalle profondità dell’esperienza storica e spirituale della Chiesa cattolica e dell’ortodossia, questa esperienza è di grande insegnamento anche oggi. Di fronte ad una società disperata, la Chiesa può ridare una prospettiva di speranza.

D. – Mons. Paglia, nel suo intervento non a caso lei ha fatto proprio due esempi molto importanti per quanto riguarda la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, che sono stati fondamentali per il rispetto dell’anzianità …

R. – Io ho fatto l’esempio di che cosa abbia significato un “anziano” Papa – Giovanni XXIII – in un momento nel quale la sfida con la modernità, da parte della Chiesa, era enorme. Ebbene, da quell’anziano è nata una nuova primavera, e non solo per la Chiesa cattolica. E poi, la resistenza nella preghiera, diciamo: la perseveranza, di tante donne anziane durante il periodo sovietico: hanno salvato non solo la Chiesa ortodossa russa, ma hanno dato un contributo alla rinascita della fede in una maniera assolutamente straordinaria. Due piccoli esempi che contrastano con l’efficientismo della società contemporanea, giovanilista e mercatista, e anche contro l’esclusione degli anziani dalla vita. A mio avviso è un messaggio che dobbiamo riscoprire, anche all’interno della Chiesa cattolica. E qui faccio un ulteriore esempio: quello del rischio di una concezione giovanilista della Chiesa, dimenticando la cura che dobbiamo agli anziani i quali devono vivere questo tempo della loro vita non come una disfatta, ma come un grande insegnamento per chi dovrà prendere il loro posto, e per loro stessi, per testimoniare la speranza nel futuro: la vita non finisce con la morte! E io vorrei sottolineare la straordinaria forza che ha dato Giovanni Paolo II quando all’età anziana quando lui stesso lo è diventato. Giovanni Paolo II ha dimostrato che è con l’adesione a Dio, con la fiducia in Dio che si indica il cammino ai propri fedeli ed ecco perché io credo che oggi sia ancora importante riscoprire quanto l’essere anziani che sanno pregare, che sanno sperare, che sanno vivere questo tempo, non come un naufragio, questa testimonianza io credo che sia molto più forte di tanti tentativi di coloro che credono che sia l’organizzazione che salva. No: salva la fede, salva la speranza e salva quest’abbandono in Dio che nelle persone anziane si manifesta in una maniera chiarissima.

D. – Lei ha citato Giovanni Paolo II, il Pontefice che ha traghettato la Chiesa nel XXI secolo: “il Papa dei giovani”, è stato sempre chiamato. Voi oggi avete presentato anche un Giovanni Paolo II attento agli anziani …

R. – Esatto. Direi che non c’è contraddizione. Una volta, in particolare, ne abbiamo discusso: quando lui esortava la Comunità di Sant’Egidio ad allargare l’impegno con i giovani. E noi, un po’ impertinenti, se possiamo dirlo, gli dicevamo: “Ma, Padre Santo, guardi, che anche gli anziani sono il futuro della Chiesa!”. E il Papa, allora, con grande intelligenza, disse: “Allora, sì: il futuro della Chiesa è l’incontro tra la generazione dei giovani e quella degli anziani”. Ed ecco perché questo Papa anziano ha saputo restare giovane nel cuore, circondandosi di giovani ma facendo anche una bellissima lettera per gli anziani, e nel Giubileo, un anno anche per loro! (gf)







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